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Cognitive security, anche l’intelligenza artificiale nella lotta al cybercrime

Il crimine informatico è costato all’intera economia mondiale nel 2016 qualcosa come 650 miliardi di dollari ed entro il 2020 si prevede che tali danni supereranno i 1.000 miliardi di dollari secondo valutazioni IDC. Si tratta di vere e proprie guerre portate avanti su scala globale e rivolte a qualsiasi industria.

Le aziende, come i Governi e le infrastrutture critiche, sono tra i bersagli principali di questo attacco informatico permanente. Le attuali reti, applicazioni e informazioni aziendali necessitano quindi di essere protette da rischi noti e da rischi che nemmeno possono essere ancora immaginati.

Tra le soluzioni d’avanguardia che IDC ha individuato come in grado di accrescere la capacità di difesa e di consentire un reale cambio di passo all’industria della cybersecurity, e quindi alle aziende, vi sono le tecnologie capaci di analizzare quelle fonti di dati prima non considerate e di fornire una vera e propria intelligenza cognitiva per supportare gli analisti e i professionisti della sicurezza, affinando e automatizzando abilità intuitive e intellettive.

La cognitive security, ovvero l’applicazione dei princìpi e delle tecnologie di cognitive computing all’ambito della sicurezza, rappresenta proprio questa nuova frontiera nella lotta al cybercrimine. Secondo la società di ricerche di mercato, entro il 2018 a livello mondiale il 70% degli ambienti di protezione da cyberminacce incorporerà tecnologie cognitive per supportare i professionisti nel governare la scala crescente di complessità e rischi.

Questa protezione deve essere fornita mentre le infrastrutture aziendali evolvono, non solo di dimensioni ma anche in termini di complessità, via via che nuove architetture cloud e software-defined vengono introdotte e che device mobili e oggetti dell’Internet of Things che interagiscono con queste reti si moltiplicano esponenzialmente.

In Svizzera, a fine marzo, è stato annunciato il primo Cognitive security operations centre (Csoc) dedicato alla difesa dei servizi ICT delle banche che operano sul territorio nazionale. La principale caratteristica di questo sistema, sviluppato da IBM Watson e Six, è nella capacità della cognition computing di elaborare dati non strutturati e di imparare da essi. L’80% dei dati che compongono la nostra internet sono di questo tipo (compresi quelli contenuti in blog, articoli, ricerche, video, comportamenti dei consumatori) e non possono essere processati dai tradizionali strumenti di cyber security.

Stando ad uno studio Deloitte Global, entro il 2020 si stima che le prime 100 grandi software company a livello mondiale impiegheranno una o più tecnologie di cognitive computing e intelligenza artificiale.

Negli Stati Uniti, il mercato delle tecnologie di cognitive computing raggiungerà per quella data il valore approssimativo di 50 miliardi di dollari

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