L’attenzione, la capacità di resistere alle distrazioni e il sapersi ascoltare sono tre qualità che spesso trascuriamo. L’opinione di tre guru è invece che allenarle a dovere può fare la differenza tra una buona performance e il talento, costante nel tempo.
Iniziamo con Daniel Goleman, l’autore di Intelligenza Emotiva. Nel suo ultimo libro ‘Focus: come mantenersi concentrati nell’era della distrazione’ spiega come l’attenzione è una risorsa determinante per riuscire nel lavoro e nella vita. L’attenzione, spiega l’autore, è la somma di tre tipi di concentrazione:
* interiore: quella che facendo leva sulle nostre intuizioni e i nostri principi guida ci aiuta a prendere le decisioni “giuste”;
* verso gli altri: facilita i rapporti interpersonali
* verso il mondo esterno.
Scrive Goleman “se non prestassero attenzione al loro mondo interiore, i leader sarebbero senza timone, se non fossero in grado di cogliere il mondo degli altri, sarebbero incompetenti, se fossero indifferenti ai grandi sistemi in cui operano, sarebbero ciechi”.La buona notizia è che l’attenzione si “allena” come qualunque muscolo: più la pratichiamo e più miglioriamo.
Cal Newport, professore alla Georgetown University di Washington, autore di Deep Work – consiglio la recensione di Luciano Boccucci – spiega come le distrazioni insite nella modernità – sms, mail, Twitter, Facebook che bussano in continuazione alla nostra porta – rischino di rovinare la qualità del nostro lavoro. In altri termini, basta con il multitasking, ma come? Si tratta di modificare le nostre abitudini lavorative, alternando dei momenti di grande concentrazione a delle pause e pianificando con cura il nostro tempo lavoro.
Nancy J.Adler, Professor of Organizational Behavior and International Management alla McGill University’s Faculty of Management di Montreal, in un articolo pubblicato sulla Harvard Business Rewiew, sostiene che per diventare un leader fuori dal comune bisogna anche imparare ad ascoltarsi. Ascoltarci ci riporta alla radice del nostro unicum, la nostra ricetta per il successo.
Per arrivarci il consiglio della prof. Adler è quello di di tenere un diario e scriverci tutto quello che ci passa per la mente. L’importante è farlo tutti i giorni per una quindicina di minuti. Se, all’inizio, quindici minuti sono troppi basta iniziare con tre: l’importante è iniziare e applicarsi con costanza e determinazione, dopo avere scelto con cura il luogo – dove non rischiamo di venire interrotti – e l’orario giusto, possibilmente lo stesso tutti i giorni.
Per favorire la scrittura la Adler consiglia qualche esercizio “pratico”. Il primo consiste nell’osservare per tre minuti un’opera d’arte annotando gli spunti di riflessione all’inizio, durante e alla fine dell’osservazione e valutando le differenze. A suo dire, questa pratica ci rende più umili: in fondo la nostra è solo una delle tante interpretazioni possibili. Un altro spunto può venire dal raffrontare i temi del quadro o della scultura alla nostra realtà aziendale. La Adler suggerisce anche di dedicare un poco di tempo confrontandosi, con l’aiuto del nostro diario, con citazioni famose come quella di Dag Hammarskjold, economista e diplomatico degli anni Cinquanta. Ascolta. Più saprai ascoltare la voce che è in te e più saprai cogliere, senza paura, quello che succede intorno a te.
Confrontarsi con la complessità dei molteplici significati di un’opera d’arte e uscire per un momento dai nostri schemi mentali abituali ci rende meno superficiali e scontati, in altri termini più bravi.