La sentenza su Cloudflare
Una sentenza destinata a fare scuola nella lotta alla pirateria online audiovisiva, in particolare relativa agli eventi sportivi live. Con l’ordinanza n. 1912 del 17 ottobre 2024, il Tribunale di Milano ha imposto a Cloudflare, noto provider statunitense, di cessare la fornitura di servizi ai siti pirata identificati dalla Lega Serie A e di adottare misure tecnologiche per contrastare la diffusione di contenuti illeciti.
La decisione rappresenta un passo importante nella tutela del copyright, sancendo l’obbligo per i provider di collaborare attivamente con le autorità.
Le richieste del Tribunale di Milano
Come ha spiegato il Commissario Agcom Massimiliano Capitanio dal suo profilo social Linkedin, il Tribunale ha accertato che “la messa a disposizione di questi servizi contribuisce causalmente alla violazione compiuta dai terzi, i quali sfruttano consapevolmente le potenzialità offerte dall’intermediario per proseguire nell’attività illecita, anche dopo l’adozione dei provvedimenti di disabilitazione […]”.
Oltre al contributo nella diffusione di siti pirata, l’ordinanza ha accertato il rifiuto di Cloudflare “di attivarsi per impedire le violazioni nonostante la diffida inviatale dalla titolare dei diritti lesi”.
Per questo il Tribunale ha ordinato al provider di cessare di fornire i propri servizi ai siti pirata identificati dalla Lega Serie A, ma soprattutto ha riportato Capitanio: “di adottare tutte le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili agli utilizzatori finali i contributi diffusi abusivamente e le misure utili ad ostacolare la visibilità dei contenuti illeciti […]”.
Tra tali misure, rientra anche l’iscrizione a Piracy Shield che, secondo il Giudice, “è una delle modalità tecniche, tra le diverse possibili, attraverso le quali conseguire l’obiettivo finale della tutela […]”.
Il Tribunale ha poi imposto a Cloudflare “di comunicare i dati e le informazioni nella sua disponibilità per l’identificazione degli account e dei gestori dei portali indicati nel reclamo”, affinché i titolari possano agire anche nei confronti dei pirati.
Secondo il Tribunale, Cloudflare ha fornito strumenti che hanno contribuito causalmente alle violazioni dei diritti d’autore. Attraverso i suoi servizi di reverse proxy, open DNS e VPN, i siti pirata sono stati in grado di aggirare i blocchi imposti dall’AGCOM tramite il sistema Piracy Shield.
Nelle motivazioni si legge che la società americana, pur essendo stata formalmente diffidata dalla Lega Serie A, ha rifiutato di attivarsi per impedire le violazioni.
Le misure imposte
L’ordinanza impone a Cloudflare diverse misure, tra cui:
- interrompere i servizi ai siti pirata segnalati dalla Lega Serie A.
- adottare misure tecnologiche e organizzative per impedire la diffusione di contenuti illeciti, incluso il ricorso obbligatorio a Piracy Shield, definito dal Giudice “una modalità tecnica utile per tutelare i diritti d’autore.”
- comunicare dati e informazioni sugli account e i gestori dei portali pirata, permettendo ulteriori azioni legali contro i responsabili.
Il ruolo di Piracy Shield nella lotta alla pirateria e un messaggio chiaro ai provider
L’ordinanza rafforza il quadro normativo introdotto dalla Legge 93/2023, che ha reso operativo il sistema Piracy Shield, una misura tecnologica innovativa e unica a livello globale. Questo strumento consente il blocco tempestivo di contenuti illeciti, rappresentando una risorsa centrale nella protezione del copyright e nella prevenzione della pirateria digitale.
La sentenza del Tribunale di Milano stabilisce un precedente chiaro: i provider non possono più sottrarsi alle loro responsabilità nascondendo l’identità dei propri clienti che utilizzano i servizi in modo illecito. Anzi, devono collaborare attivamente con le autorità e i titolari dei diritti per identificare e sanzionare i pirati.
Questa pronuncia non solo riafferma la legittimità delle normative italiane, ma invia un messaggio chiaro a livello internazionale: il contrasto alla pirateria richiede la piena collaborazione degli intermediari tecnologici. La lotta alla pirateria online è ancora lunga, ma il caso Cloudflare dimostra che i tribunali e le autorità italiane sono più che decisi a proteggere i diritti d’autore con tutti gli strumenti a disposizione.
Il premio AAPA a Capitanio
Ogni anno l’Alleanza Antipirateria Audiovisiva (AAPA), che rappresenta le aziende coinvolte nella fornitura di servizi audiovisivi protetti da diritto d’autore, premia istituzioni, associazioni e persone che si contraddistinguono nella lotta alla pirateria. Anche quest’anno i premi riconosciuti mirano a valorizzare l’importanza crescente della cooperazione internazionale per affrontare le sfide sempre più complesse della pirateria online.
Tra questi anche Capitanio, che ha commentato: “Sono particolarmente orgoglioso di aver intrapreso questo percorso sin dalla mia esperienza in Parlamento e spero che Agcom possa essere d’ispirazione per altri Paesi europei. È un premio che condivido con tutti coloro che con professionalità e costanza lavorano per estirpare la piaga della pirateria, a partire dalle Forze dell’ordine e dai dipendenti di Agcom”.