È Milano la Capitale italiana dei data center, le sale dove vengono allocati i potenti computer e server incaricati di immagazzinare ed elaborare le immense quantità di dati che spesso utilizziamo tramite servizi cloud.
È quanto emerge dalla ricerca condotta da I-Com, Istituto per la Competitività, per conto di AIIP, l’Associazione Italiana Internet Providers.
I data center – anche noti in Italia con l’acronimo CED (Centri Elaborazioni Dati) – sono i locali all’interno dei quali si trovano i macchinari che consentono l’elaborazione elettronica dei dati, la definizione delle reti di calcolo, la digitalizzazione dei processi e l’implementazione di servizi della società dell’informazione. Le dimensioni dei data center possono variare da quelle di qualche armadio (il cosiddetto rack server) fino ad occupare interi stabilimenti di migliaia di metri quadri. Oltre a essere strutture altamente tecnologiche ed organizzate per fornire la massima efficienza, sicurezza e funzionalità, hanno la fondamentale caratteristica di garantire la business continuity 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno.
Data Center per provincia (Dati I-COM)
La rilevazione, che comprende i data center aperti al pubblico di dimensioni superiori ai 100 metri quadrati, individua nella Provincia di Milano l’area a maggiore densità, con ben 42 strutture.
In seconda posizione troviamo la Provincia di Roma con 17 data center e in terza quella di Torino con 14. Seguono poi la Provincia di Bologna a quota 7, il duo Padova e Brescia a 4 e a seguire tutte le altre (complessivamente le province dotate di almeno un data center sono 44).
Piuttosto simile appare la situazione a livello regionale, con la Lombardia che si posizione al primo posto con 52 data center, seguita con distacco da Lazio (21), Piemonte (16) e Veneto (14). Nel mezzo si trovano Emilia-Romagna (10) e Campania (6). Più in basso Marche e Sicilia con 4 e Friuli, Puglia e Liguria con 3. Chiudono Valle d’Aosta, Abruzzo e Trentino con 1 data center ciascuno.
Data center tra lombardia, altre regioni del nord e centrosud
Osservando i dati dal punto di vista del confronto tra regioni settentrionali e meridionali, emerge come la sola Lombardia arrivi a contare più di tutte le altre regioni del Nord Italia (52 vs 48) messe insieme. Allo stesso modo, la sola Lombardia dispone dello stesso numero di data center presenti in tutte le regioni del Centro del Sud accorpate.
A livello metodologico, è importante notare come la rilevazione non comprenda i data center pubblici che non offrono anche servizi ai privati, così come i data center privati di aziende che li utilizzano in esclusiva senza fornire servizi a terzi. Per quanto concerne i data center pubblici, inoltre, attualmente è in corso il censimento promosso da AgID, l’Agenzia per l’Italia digitale. Gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2013, parlano di 985 data center facenti capo agli enti statali. Una volta terminato il censimento in atto, i data center della pubblica amministrazione verranno razionalizzati nell’ambito del Piano Triennale promosso dalla stessa AgID e attualmente in corso di realizzazione.
Più in generale, i data center sono strutture strategiche poiché costituiscono il cuore dei servizi cloud. Consentono l’ottimizzazione delle risorse di Information and Communications Technology e, se usati propriamente, permettono una riduzione dei costi ed un aumento dell’efficienza per aziende ed enti pubblici. Funzionano tramite sistemi di connettività ridondanti che garantiscono operatività anche nel caso di guasti, malfunzionamenti o attacchi informatici. Inoltre, tutte le infrastrutture sono collegate tramite reti che utilizzano il protocollo IP, in modo da fornire agli utenti l’accesso alla potenza di calcolo degli elaboratori, insieme a software in remoto e vere e proprie piattaforme di sviluppo, nonché ai sistemi di storage in grado di conservare e proteggere immense quantità di dati.
Rispetto ai servizi offerti, la parola chiave è flessibilità: oltre alla fornitura di capacità di calcolo a richiesta, i data center offrono sia la possibilità di spostare i propri dati nei server delle strutture, sia di inserire i propri server direttamente all’interno di questi locali. In tal modo, le apparecchiature informatiche vengono adeguatamente tutelate e protette tramite misure come gruppi di continuità e gruppi elettrogeni, sistemi di gestione dell’ambiente (particolare collocazione geografica, speciali impianti di raffreddamento e controllo ambientale, inclusi sistemi antincendio) e sistemi di controllo (video sorveglianza, protezioni dei server tramite gabbie in acciaio con apertura a badge, e altri sistemi di sicurezza).
Rispetto ai più classici modelli di Public Cloud – i sistemi aperti a più utenti ed organizzazioni – e Private Cloud – i sistemi dedicati a singole imprese o organizzazioni – i trend evidenziano l’affermarsi di modelli ibridi, che consentono ad aziende dotate di cloud privati di appoggiarsi anche a cloud pubblici nell’eventualità di picchi particolarmente intensi di lavoro. Inoltre, il cloud ibrido consente di distinguere l’utilizzo di servizi pubblici o privati a seconda del tipo di attività, come nel caso di aziende e organizzazioni che utilizzano cloud privati per la gestione di dati sensibili e quelli pubblici per l’espletamento delle altre operazioni.
Queste tipologie di servizi, che ad oggi possono apparire futuribili, costituiranno la normalità per i cittadini e le imprese di domani, sempre più basate sull’utilizzo e sulla protezione dei dati. Per tali ragioni, imprese ed enti che dispongono di data center all’avanguardia e offrono servizi cloud di alto livello costituiscono punte tra le più avanzate dell’innovazione italiana in ambito digitale, nonché asset strategici per un’economia sempre più data centered.