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Cloud nazionale, Pisano ancora non svela come sarà selezionato il partner privato

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Chi andrà a gestire la digitalizzazione della Pa?

“È sempre una collaborazione tra Stato e privato”, ha detto questa mattina al Gr1 Paola Pisano, ministra dell’Innovazione, nell’illustrare le norme contenute nel decreto-legge Semplificazioni per favorire la “diffusione dell’amministrazione digitale”.

Cloud nazionale gestito anche da privati

Oltre a SPID, che vede coinvolti 7 identity provider completamente privati sui 9 che erogano l’identità digitale, il Governo nella strategia cloud, presentata dal Dipartimento per la trasformazione digitale insieme all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), prevede “una joint venture tra lo Stato e i privati per gestire il cloud nazionale per i dati strategici della Pubblica amministrazione”. Ma neanche ieri in conferenza stampa la ministra dell’Innovazione ha spiegato come verrà selezionato il partner privato.

In attesa del testo ufficiale del decreto

Nei mesi precedenti Pisano ha dichiarato che il “Polo Nazionale sarà un soggetto europeo, per evitare rischi geopolitici, e il partner, che avrà una quota di minoranza, sarà selezionato con una gara pubblica”. Per una valutazione puntuale occorre attendere il testo del decreto-legge, “tra qualche giorno sarà in Gazzetta Ufficiale” ha detto il premier Giuseppe Conte, e il piano attuativo. 

Amazon, Google e Microsoft potranno far parte del cloud nazionale?

La domanda che si pongono in molti è: 

Amazon, Google, Microsoft&Co., le società Usa che dominano il settore, potranno partecipare alla gara pubblica per far parte della quota di minoranza della joint venture con lo Stato per dar vita al cloud nazionale, che sarà “un soggetto europeo”, come definito da Pisano?

Sembrano essere esclusi, si comprende questo dalla spiegazione data dalla ministra a febbraio alla domanda diretta sui grandi operatori cloud Usa: “Non possiamo permetterci che di fronte a eventuali tensioni con uno Stato extra Ue improvvisamente ci chiudano il rubinetto o si adottino ritorsioni attraverso politiche di pricing”.

Allora nel bando di gara per il cloud nazionale come si potrebbe vincolare la candidatura, per far parte della quota di minoranza della joint venture con lo Stato, a soli soggetti europei?

Le 4 possibili condizioni per tenere fuori dal cloud nazionale Amazon, Google e Microsoft:

Quando a febbraio la ministra dell’Innovazione aveva annunciato il cloud nazionale ha spiegato che il “Polo Nazionale sarà un soggetto europeo, per evitare rischi geopolitici, e il partner, che avrà una quota di minoranza, sarà selezionato con una gara pubblica”.

Pisano è tornata a parlarne ieri del cloud nazionale, perché “Abbiamo inserito una norma per razionalizzare le infrastrutture che gestiscono i Data Center all’interno del nostro paese”, ha detto la ministra dell’Innovazione in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il via libera al Dl Semplificazioni spiegando che a oggi ci sono “11.000 Data Center per 23.000 pubbliche amministrazioni, questo significa un aumento dei costi ma significa soprattutto che la pubblica amministrazione si deve dedicare a gestire i Data Center e non alla sua principale attività, che quella di dare un Servizio efficiente ai nostri cittadini”.

Secondo la ministra, “avere un Cloud nazionale per gestire dei servizi strategici e dei dati strategici all’interno del nostro territorio significa preservare la sicurezza preservare la privacy e aumentare le competenze del nostro paese. Un paese non è libero se non è un paese che gestisce queste tre variabili” e i dati della Pubblica Amministrazione “sono un grande bene comune, vanno messi in relazione tra di loro, per capire i fenomeni, per avere politiche coerenti e basate sui dati, per rendere più veloce l’erogazione dei servizi e più efficiente la P.A”, ha detto Pisano.

Oggi la PA si approvvigiona di risorse cloud per l’80% da società extra Ue

“Oggi la Pubblica amministrazione si approvvigiona di risorse di cloud per l’80% da società extra Ue”, ha sottolineato spesso la ministra. Allora per avere le dimensioni di scala sufficienti per contrastare l’efficacia dei servizi dei grandi colossi tech l’unica soluzione è realizzare “un’infrastruttura cloud pubblica, con stringenti requisiti di protezione, per le attività rilevantissime” del Paese, come evidenziato dal Garante privacy Antonello Soro, e federato a livello europeo.

L’Italia quando aderisce al progetto Gaia-X per il cloud europeo?

Ma l’Italia quando aderisce al progetto Gaia-X?

Gaia-X è stata lanciata da Germania e Francia come la prima piattaforma Cloud interamente europea disegnata per contrastare il predominio americano e cinese nei servizi Cloud. È una strada obbligata per proteggere e valorizzare i dati dei cittadini, degli Stati e delle aziende della Ue.

Il GDPR contrastato dal Cloud Act americano

Finora, tutti i tentativi europei di contrastare il potere delle grandi Big Tech non hanno avuto successo. Anche il GDPR, accolto molto positivamente e dal quale ci si aspettava un argine forte all’invasività delle grandi compagini extra Ue della rete, è stato contrastato da un’altra legge americana, il Cloud Act, approvata dal Congresso usa nel 2018 che di fatto consente alle aziende statunitensi di dare l’accesso ai dati dei loro clienti, senza bisogno di notifica, in caso di richiesta da parte delle autorità giudiziarie americane. In altre parole, in base al Cloud Act, tutti i dati, anche quelli dei cittadini europei, conservati nei data center delle grandi compagnie americane possono essere consultati dalle autorità americane per ragioni di sicurezza.

Ministro dell’economia tedesco Altmeier: ‘Cloud europeo al centro del semestre tedesco di presidenza Ue’

Il ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier ha definito Gaia-X come un “lancio sulla Luna” e prendendo il testimone della presidenza del Consiglio europeo ha aggiunto: “Vogliamo che l’Europa diventi la guida globale della rivoluzione digitale”. Altmeier ha sottolineato l’importanza strategica di realizzare una infrastruttura digitale unitaria in tutta l’area Ue come condizione fondamentale per rendere l’Unione indipendente dalla tecnologia straniera.

“Per fare ciò, il progetto Gaia-X, iniziato dalla Germania, ricoprirà un ruolo centrale”, ha concluso.

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