Il cloud computing è una delle tecnologie abilitanti la trasformazione digitale. In tutto il mondo i ricavi in questo settore cresceranno a doppia cifra, quest’anno ad un tasso (Carg) del 18,5% secondo Gartner. Complessivamente, entro la fine del 2017, parliamo di un valore pari a 260 miliardi.
Crescita che non si arresterà, neanche per gli anni a venire: 305,8 miliardi di dollari nel 2018, 355,6 miliardi di dollari nel 2019 e 411,4 miliardi di dollari nel 2020. Fino al 2020, il tasso di crescita annuo del mercato cloud globale mediamente dovrebbe attestarsi sul +13,4%.
I segmenti più forti del cloud sono l’Infrastructure as a Service (IaaS), che registrerà un Carg del 23,31% per il periodo 2017-2020, il Platform as a Service (PaaS), con un 18,24%, il Software as a Service (SaaS), con il 14,38%, e il settore del cloud advertising, che registrerà una crescita annua del 10,8%.
In termini di ricavi, per l’anno in corso, l’IaaS vale 35 miliardi di dollari, il PaaS 11 miliardi, 59 miliardi l’area SaaS e ben105 miliardi il cloud ad. A crescere di più nel 2018 sarà proprio quest’ultimo segmento, che salirà a 119 miliardi, seguito da IaaS (46 miliardi) e il SaaS (71 miliardi).
In Italia il mercato cresce ad un tasso annuo anche superiore rispetto al valore mondiale. Secondo una recente ricerca condotta da Oracle, in collaborazione con NetConsulting, il nostro Paese registra un incremento del 21,5% nel 2016, a 1,8 miliardi di euro.
Anche per il 2017 la crescita attesa supera il 20,4%.
In uno studio dell’anno scorso, “Global Cloud Computing Scorecard“di BSA, dedicato alle politiche dei singoli stati nel mondo in ambito cloud, l’Italia si situa all’ottavo posto, fra le 24 nazioni principali a livello economico, guadagnando due posizioni rispetto alla precedente edizione della medesima ricerca, che risale al 2013.
Un buon segno, hanno commentato i ricercatori, “significa che l’ambiente legale e regolamentare nel nostro Paese incoraggia lo sviluppo dell’innovazione nel campo del cloud”. In particolare, gli analisti internazionali hanno apprezzato che “la normativa italiana a tutela diritto d’autore offra valide protezioni giuridiche dal cybercrime anche alle applicazioni ecommerce e cloud, aderisca agli standard internazionali sull’interoperabilità e preveda al proprio interno l’impiego della firma digitale, che il Regolamento di AGCOM per la tutela del diritto d’autore online (in vigore dal 2014), abbia introdotto il principio del notice and takedown di eventuali contenuti pirata, che il Governo abbia varato la Strategia per la banda ultralarga (marzo 2015) in ottemperanza all’Agenda Digitale della Commissione Europea”.