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Cloud. La sfida è sul Computer quantico e sulla privacy by default e by design

Secondo Gartner nel 2019 si prevede un valore di oltre 200 miliardi di dollari del mercato dei servizi cloud pubblici, con l’Infrastructure as a Service (IaaS) che farà registrare ​​la crescita più rapida, di oltre il 27%.

E quale società rivendicherà la quota maggiore? La sfida continua tra i tre giganti Amazon Web Services (AWS), Microsoft e Google che si contendono il dominio nel settore.

(L’articolo è tratto dall’eBook gratuito di Key4biz ‘Tech Trend 2019’.)

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Negli ultimi anni, c’è stata una battaglia per il controllo del cloud tra i tre leader di mercato. E mentre Amazon avrebbe potuto rivendicare il titolo nel 2015 – con una quota di mercato del 30% IaaS – la corsa è diventata molto più difficile negli anni successivi, sia per l’accelerazione di Microsoft e le offerte di Google, sia per l’evoluzione di fornitori di cloud nuovi e in crescita.

Nel 2017, Microsoft ha registrato un fatturato cloud di 18,6 miliardi dollari, superando Amazon. Come ha sottolineato Bob Evans, Chief Communications Officer di Oracle in un articolo del 2017 per Forbes, uno dei motivi per cui Microsoft ha avuto la meglio su Amazon è dovuto all’ampiezza delle sue offerte: considerando che il prodotto di Amazon si è in gran parte focalizzato su IaaS, Microsoft ha adottato un approccio più olistico per Azure, concentrandosi sulle offerte Platform as a Service (PaaS) e Software as a Service (SaaS).

Anche player come IBM, Oracle e Alibaba stanno contribuendo ad espandere il panorama competitivo. Oracle in particolare ha fatto passi da gigante nel suo mercato cloud. Nella sua sintesi dei guadagni del terzo trimestre del 2018, ha riferito che la crescita dei ricavi di IaaS è del 28% anno su anno, confermando il 2018 un anno di trasformazione per il cloud.

SaaS, Paas e IaaS aumenteranno indefinitamente nei prossimi anni. La semplicità del cloud è un fattore che guida questa crescente domanda. Nel prossimo futuro, possiamo anche aspettarci che l’infrastruttura cloud diventi l’ambiente predefinito del server Web e un punto di svolta per aziende sia locali che multinazionali (per lo più internazionali). Gli sviluppatori open source stanno arrivando vicino a creare strumenti in grado di eseguire piattaforme nel cloud e quindi potremmo vedere un gran numero di applicazioni e progetti come Docker o Dokku che generano più percentuale dei ricavi totali del cloud.

Guardiamo alle previsioni:

In breve, tutti i servizi cloud cresceranno rapidamente e renderanno il cloud computing il più veloce tra tutte le piattaforme in crescita.

Perché investire nel cloud computing?

Ecco alcune importanti considerazioni sul cloud computing che le aziende dovrebbero tenere a mente per il 2019:

Lavorando strategicamente per costruire una strategia multi-cloud e lavorando in modo proattivo per gestirlo, le aziende possono trarre vantaggio dalla aspra concorrenza nel cloud, canalizzando le soluzioni concorrenti in un’architettura ibrida che soddisfi le esigenze della loro azienda.

I trend del 2019

Nell’esaminare il 2018 sono emersi due temi chiave come elementi centrali nella sfida al cloud, che saranno determinanti anche per quest’anno:

Secondo Gartner, il 99% delle vulnerabilità del cloud fino al 2020 potrebbero essere rappresentate principalmente da problemi di sicurezza. E con il GDPR in vigore per le piccole aziende è sempre più difficile e costoso offrire servizi cloud conformi al Regolamento europeo per la protezione dei dati personali. E “giocatori” di nicchia nel cloud, fortunatamente esistono. Anche in Italia.

Il Gdpr, nonostante non faccia esplicitamente riferimento al Cloud, anche quest’infrastruttura deve esserne, obbligatoriamente, conforme.

Il Regolamento Ue non lo cita mai, ma lo prende in considerazione indirettamente in numerosi punti proprio perché anche i cloud provider devono rispettare:

Il principio di privacy by default e by design, introdotto dall’articolo 25 del Gdpr, che obbliga i provider ad offrire un’infrastruttura in grado di tutelare i dati personali dei clienti già nella fase di progettazione e per impostazione predefinita.

Il principio dell’accountability, il titolare dei dati deve scegliere attentamente il cloud provider perché da tale scelta ne deriva una responsabilità da “rendicontare” al Garante Privacy in caso di controlli, violazione o abusi.

I dettami sull’informativa, per esempio va dichiarato se ci avvale di un cloud provider extra Ue, ovvero un provider che ha server o sede legale in Paesi extra UE; un’azienda può, infatti, essere anche italiana, ma con un’infrastruttura dislocata fuori dei confini europei.

Indicare il responsabile del trattamento. Con il Gdpr, pienamente efficace dal 25 maggio scorso, i cloud provider, Google Drive, Dropbox, Microsoft, Amazon, ecc… hanno, finalmente, iniziato a prevedere, accanto al contratto di servizio con i clienti, anche il contratto che disciplina il loro ruolo di Responsabile del trattamento dei dati, come prevede l’articolo 28 del Gdpr.

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