Il cloud ha radicalmente cambiato l’industria tech ma esiste un lato ‘oscuro’ dell’agguerrita competizione presente sul mercato: il ‘gioco a somma zero’.
C’è così tanta concorrenza nel cloud che le aziende continuano a tagliare i prezzi dei servizi ma anche ad aumentare i limiti di archiviazione.
Due i motivi. Uno è il risparmio: un gigabyte di spazio sull’hard drive nel 1993 costava 9 dollari nel 2013 solo 4 centesimi. L’altro è l’aumento dei servizi offerti.
Di questo bisogna ringraziare Amazon che negli ultimi sei anni ha tagliato 44 volte i prezzi del suo servizio cloud con il vantaggio di vedere crescere il numero dei suoi clienti. L’azienda ha anche aumentato i servizi per i quali gli utenti sono disposti a pagare.
Microsoft e Google hanno tenuto bene il passo, allineandosi ai prezzi di Amazon e rafforzando la gamma dei servizi offerti.
Questo ci dice che l’industria del cloud continua a tagliare i prezzi col passare del tempo.
Aaron Levie, Ceo della compagnia di cloud storage Box, ha detto: “Vediamo un futuro dove l’archiviazione sarà infinita e gratuita”.
Questa è una buona notizia per quelli che hanno un numero sempre maggiore di documenti, foto e video smartphone.
Ma significa anche che le aziende come Box, Dropbox, Google, Microsoft, HP, IBM e altri devo proporre servizi cloud eccezionali e unici per spingere le persone a pagare.
Servizi sempre più vari e ricchi, quindi, che vanno dalla maggiore sicurezza, per escludere il rischio di hackeraggio come è già successo, a nuove applicazioni.
Se si spendono miliardi in investimenti nessun player è ovviamente disposto a lanciarsi in un ‘gioco a somma zero’.
Questo rende ancora più calda la guerra dei prezzi che Amazon è determinato ad alimentare.