Il clima sta cambiando e lo sta facendo velocemente: secondo il Rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), “Il clima futuro in Italia: Analisi delle proiezioni dei modelli regionali”, si prevede nei prossimi decenni un aumento della temperatura media in Italia compreso tra 1.8 e 3.1 °C (scenario ottimistico) e tra 3.5 e 5.4 °C (scenario pessimistico), con effetti pesanti sulla salute dei cittadini, sull’agricoltura, l’allevamento, le riserve idriche e la tenuta idrogeologica del territorio..
Questo significa, in termini meteorologici, una riduzione consistente delle giornate ‘fredde’ e l’aumento di quelle ‘calde’, con più notti tropicali (specie in città) ed elevati tassi di umidità (la cosiddetta ‘afa’). Le precipitazioni saranno concentrate in eventi intensi e potenzialmente pericolosi (alluvioni, bombe d’acqua, tornado, trombe d’aria, fenomeni nevosi estremi), ma meno frequenti. In tale contesto è probabile un aumento della durata dei periodi di siccità.
Come riportato recentemente in un documento del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in ambiente urbano l’effetto termico è amplificato dal fenomeno ‘Isola di calore’ (urban heat island): cementificazione e superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di calore, durante il periodo diurno, rilasciato per irraggiamento durante la notte, quando le differenze tra zone centrali e rurali possono superare i 5 °C e, in città di grandi dimensioni, i 10 °C. L’estate 2015 in Italia è stata una delle più calde di sempre, registrando in luglio una temperatura media superiore di 3,5°C rispetto la media.
“In conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane”, ha affermato in una nota Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr. “Superfici di colore scuro, come le strade asfaltate, possono raggiungere temperature di oltre 10 °C rispetto alle zone circostanti. Si consideri che attualmente circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sarà rappresentata da anziani di età superiore a 65 anni”. “In particolare – ha specificato il ricercatore – sono stati osservati valori di densità di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo elevato a Genova e Napoli tra le città costiere, Milano e Torino nell’entroterra”.
L’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare progetti in chiave smart city e ottimizzare gli interventi in caso di caldo estremo e contrastarne gli effetti. “Ad esempio, un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza ai soggetti a rischio”, ha precisato Morabito. “Sarebbero d’aiuto anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti”.
I ricercatori dell’Ibimet-Cnr stanno effettuando altre indagini a livello stagionale che confermano la relazione lineare tra consumo di suolo (cementificazione) e aumento della temperatura di superficie diurna e notturna: “A Milano, per ogni 20 ettari di suolo consumato, è stato osservato un aumento diurno medio annuo di circa 0.6 °C”.
Uno studio americano della scorsa estate stima un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri di soggetti over 65 negli otto giorni successivi a condizioni di caldo estremo, con il rischio di mortalità che passa dall’1 al 3%, per l’incremento di 1 °C della temperatura.