Magari molti di coloro che stanno leggendo queste righe non riescono a ricollegare questa data a qualcosa di particolare, eppure in quei giorni a Roma avvenne un evento epocale.
La NEVE! E non quattro fiocchi, nel periodo fra il 3 ed il 5 febbraio 2012 caddero fra i 30 e i 70 cm secondo le zone, come non capitava dal 1986. In pratica, una versione in bianco della fine del mondo, in una città dove di solito bastano due ore di pioggia per bloccare tutto e gran parte dei gommisti non vendono catene “perché a Roma nun nevica mai, dottò”.
Ma veniamo proprio al 5/2/2012: è domenica, la città eterna è completamente imbiancata, tutto sembra pronto per il sequel di “The Day After Tomorrow“, per televisione e su Internet impazza il sindaco con la pala in mano, sul GRA non hanno ancora finito di rimuovere le auto abbandonate per disperazione durante la prima nevicata di venerdì.
E, attesa, arriva l’ordinanza che ordina la chiusura di tutti gli uffici pubblici della Capitale per lunedì con lo scopo malcelato di evitare un disastro dei trasporti analogo a quello di venerdì.
A casa, dove siamo entrambi funzionari pubblici, accogliamo la notizia “con viva soddisfazione” e già mi immagino un lunedì passato a fare pupazzi di neve con il piccolino, lontano dalle consuete bolge di traffico.
E, ovviamente, arriva una telefonata.
<squilla>
“Ciao Davide, che succede?” (Davide è il responsabile del Datacenter, se mi chiama di domenica non possono che essere rogne)
“Ciao Leandro, mi è stato chiesto dal Capo di chiederti una cortesia” (Se Davide usa circonlocuzioni di questo tipo, la fregatura è in arrivo)
“Dimmi pure” – già immaginando dove volesse andare a parare.
“Il Presidente ha deciso che c’è la necessità di lasciare aperta la Corte, quantomeno gli uffici istituzionali. Il Capo mi ha chiesto se puoi venire al lavoro domani, dato che l’ICT è necessario a supporto delle attività di tutti”
E qui, come nei fumetti, mi si sono appollaiati, uno per spalla, un angioletto e un demone, e hanno cominciato a suggerire…
Angelo: “Caro Leandro, sai bene che il tuo Ufficio è veramente figo (N.B. è un angelo dal linguaggio assai schietto), che fa della flessibilità un vanto, è OVVIO che domani andrai a lavorare, mica si può essere flessibili solo in un senso”
Diavolo: “Davide sta scherzando vero? Domani gli uffici pubblici sono chiusi – l’ha detto la televisione – tu fai lo statale, pensi che possano obbligarti ad andare? C’è mezzo metro di neve, hanno avvistato i lupi ai Castelli, gli autobus non hanno le catene, tu nemmeno, e sui marciapiedi si circola solo con i pattini”
Angelo: “Certo che andrai, se non fosse indispensabile non te lo avrebbero chiesto, la Metro circola regolarmente e i due km per arrivarci al limite si fanno a piedi. E ricordati quanto sei fortunato a lavorare per un Dirigente come quello che hai, che senz’altro arriverà prima di te”
Diavolo: “Non stare a sentire il biondino, fai lo statale e ti pagano troppo poco per rischiare di romperti il collo su un marciapiedi. Pensi che ti facciano una statua nel piazzale a fianco di quella di Cavour?”
Angelo: “Il mio amico che puzza di zolfo fa finta di dimenticare che tu lavori in un ufficio di prim’ordine, dove tutti lavorano in armonia per un obiettivo comune – il servizio ai Cittadini. Se rimani a casa passerai il tempo a sentirti in colpa per i colleghi che si presenteranno regolarmente in servizio.”
Diavolo: “Chissenefrega dei colleghi! Non è mica il tuo negozio! Se vai o non vai ti pagano lo stesso!”
Angelo: “Certo che è il TUO negozio, lo sai benissimo. Il motivo principale per cui ti piace lavorare per la Pubblica Amministrazione è che la consideri né più né meno CASA TUA”.
Diavolo – cominciando ad essere in difficoltà: “A proposito di casa, guarda che quel genio del tuo vicino ti ha spalato la neve sotto le ruote dell’auto, ora è tutta ghiacciata, non riuscirai mai a tirarla fuori, vuoi davvero andare a piedi alla Metro?”
Angelo – pregustando la vittoria: “Ma come, dici sempre che guidi meglio di come fai il sistemista, e mi vuoi fare credere che avrai problemi con qualche cm di neve, catene o non catene? Ti ricordi cosa significa essere davvero servitori dello Stato? Pensi che Falcone o Borsellino sarebbero rimasti a casa per così poco?”
Alle parole “Stato” e “Falcone o Borsellino” c’è stato un PUFF! E il diavoletto malefico si è dissolto. La risposta a Davide è diventata scontata.
“OK, non so a che ora arrivo, ma ci sarò”.
Vi risparmio il racconto del viaggio per andare al lavoro, i marciapiedi erano davvero un disastro e il parcheggio della Metro una pista di pattinaggio (e sì, il vicino mi aveva ammucchiato la neve dietro le ruote, bontà sua). Ho rischiato di cadere quattro volte, ma ce l’ho fatta.
E all’arrivo mi sono vergognato un bel po’, visto che ho trovato i colleghi dei servizi ausiliari che stavano spalando ghiaccio vivo davanti all’ingresso principale. Per quanto il mio lavoro fosse e sia faticoso, “pala e piccone” sono senz’altro peggio.
Inutile dire che il “mio” Ufficio era a pieno organico, se crei il clima giusto tutti si muovono nella stessa direzione senza esitare e senza recriminazioni. Magari mugugnano, magari si lamentano, ma poi fanno la differenza.
E soprattutto, nessuno dimentica MAI che lavorare per lo Stato è un privilegio.
P.S.: quel giorno io mi sono salvato, per poco, ma Davide è caduto davvero, si sa, i diavoletti sono vendicativi.