L’altro giorno parlavo con mia moglie delle nuove generazioni in quanto, essendo genitori di un adolescente, siamo molto interessati all’argomento e ne parliamo spesso coinvolgendo anche nostro figlio.
Stiamo cercando di farlo riflettere su come il livello di competizione si sia alzato in questi anni e sul fatto che l’apertura progressiva delle frontiere lo metterà a confronto con gli adolescenti di tutto il mondo.
Durante quest’ultima discussione mia moglie raccontava di un amico di mio figlio (che chiamerò Roberto ed è anche lui adolescente) che vuole percorrere la carriera di disegnatore; ha una buona mano e i suoi disegni, per quanto ne capisco, sono ben fatti e hanno una loro originalità.
Per coltivare la sua passione Roberto ha fatto domanda per entrare nella scuola italiana di una nota società di animazione internazionale dove potrebbe ricevere un’ottima preparazione professionale.
Durante il primo incontro un manager americano della società, che parlava solo inglese (punto di riflessione per gli adolescenti in ascolto), ha detto:” incontriamo molte persone che hanno una buona mano e che ci presentano molte idee. Tutti voi presenti che volete entrare nella nostra scuola sono sicuro che avete una buona mano per il disegno, ma sono altrettanto sicuro che a tecnica siete a zero. Qui imparerete la tecnica. Vi avverto però di una cosa, noi non cerchiamo buone mani, noi cerchiamo gli artisti…”
Non so quanto la frase abbia colpito i ragazzi, ma sicuramente ha colpito Roberto per il solo fatto che la stessa è arrivata a me di terza mano e ogni persona a sua volta si è sentita di doverla raccontare.
E così è per me. La cosa che mi colpisce della frase detta del manager americano è il fatto che sia necessario avere una predisposizione e anche una buona preparazione con basi solide, ma potrebbe essere non sufficiente. Allora cosa manca?
Io credo che, a prescindere dagli artisti e dai talenti (non sono un fan degli slogan che ci propinano da oltre oceano e di Maradona ne nasce uno ogni generazione), la cosa che manca ai nostri concittadini, non solo adolescenti, nell’affrontare le sfide della vita è la passione in quello che fanno.
Spesso facciamo cose che qualcun altro ci ha detto di fare o che ci danno più sicurezza o che non rompono la consuetudine. Ancora peggio ci fidiamo ciecamente di chi è passato prima di noi e che magari ha fallito e ci racconta che tanto non c’è niente da fare e sono tutti uguali.
La passione è quella cosa che ci fa fare forse la cosa meno conveniente economicamente (almeno sul breve periodo), la cosa che scandalizza di più, la cosa che verrà più osteggiata anche, in alcuni casi, dalle persone che veramente pensano di fare il nostro bene.
Quando io stesso ho fatto le cose con passione (non fanatismo) non mi sono mai costate più fatica delle altre, ho ottenuto risultati più brillanti, le persone attorno se ne sono accorte, ho ricevuto dei ritorni non pensabili quando mi sono imbarcato nell’avventura.
Ancora meglio se la passione per l’obiettivo è condivisa con un gruppo. Se succede questo si riescono a smuovere le montagne.
Non facciamoci disilludere se tanti prima di noi hanno provato e non ci sono riusciti; prima o poi qualcuno ci riesce… E perché non credere che potremo essere proprio noi?
Non adagiamoci su quello che abbiamo, ma cerchiamo di vedere cosa possiamo migliorare perché niente è immodificabile. Di sicuro non sarà facile e troveremo resistenze che sembrano insuperabili, prive di passione, ma con un sentimento naturale di difesa dello status conquistato o, nei casi peggiori, ereditato da chi c’era prima.
Se abbiamo passione potremo cambiare le cose; l’alternativa è che tra qualche tempo lo faremo per necessità e quindi costretti. Aspettare quel momento potrebbe diventare pericoloso.
Entrando nello specifico nel tema del Digitale, non vorrei aspettare che si estinguano tutti i dinosauri che oggi, specialmente nella Pubblica Amministrazione, si vantano di non conoscere come funziona un computer, di non sapere cosa è “linkedin”, di non aver mai mandato un messaggio da uno smartphone o che si fanno stampare le e-mail per leggerle e scrivono su carta la risposta che invia poi la segreteria. Vorrei che una ventata di cambiamento potesse sostituire il loro atteggiamento con uno più adeguato al XXI secolo prima che possano fare danni talmente grandi che continueremo a pagare per le prossime tre generazioni.
La ventata deve essere la nostra passione e per riuscire non può essere solo di una persona, ma di un gruppo. Prima o poi qualcuno lo farà. Perché non potremmo essere noi?
Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow dream away
In the wind of change
(Scorpions – Wind of Change)