Nella mia città tutte le persone ormai camminano a testa bassa, attente a non pestare escrementi lasciati dai nostri amici cani e non raccolti dai colpevoli padroni, piuttosto che guardare in alto. Non tanto per vedere le stelle, che in città non si riescono più a vedere, ma almeno per osservare lo spettacolo fantastico che ci mette a disposizione il nostro satellite. In tutto il suo ciclo, la luna non manca mai di stupirmi ogni volta che mi ricordo di alzare la testa. Qualche volta è rossa, qualche volta è piena, alcune volte è nascosta, ma non si ripete mai, sera dopo sera. Specialmente i nostri giovani, ma ormai anche le persone più attempate come me, sono assorbite nei loro tragitti quotidiani, nei loro tablet, smartphone o lettori per libri elettronici e pochi alzano lo sguardo per vedere lontano quello che succede. Abbiamo ormai quasi paura di vedere e di accorgerci di quello che sta succedendo. È più rassicurante rimanere assorbiti dentro le nostre mail, i nostri whatsapp o in Ruzzle o Candy Crash.
La mia paura è che questa abitudine ci stia portando a una sorta di miopia, anche della conoscenza. Vediamo le cose che accadono vicino a noi, anche se di poco interesse, ma sappiamo poco o nulla di quello che succede più lontano, che invece incide in maniera importante sul nostro futuro.
Sappiamo esattamente se il collega ha una nuova amante, magari quella del secondo piano, ma ci interessiamo poco delle decisioni strategiche delle nostre aziende.
Sappiamo quando il compagno di banco di nostro figlio ha messo l’orecchino, ma non sappiamo e non ci interessiamo del fatto che il preside della scuola non ha più i soldi per il laboratorio scientifico.
Vediamo che le buche per le strade nel nostro quartiere stanno aumentando, ma non sappiamo o non ci interessiamo di che fine abbiano fatto fare ai soldi (nostri) che servivano per mantenere al meglio le nostre strade.
Vediamo il nostro vicino che ha comprato il nuovo smartphone, ma non sappiamo che gli investimenti sul digitale anche quest’anno non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli di un paese civile, quale l’Italia giustamente dovrebbe essere.
Vediamo e ci indigniamo per i continui aumenti dei prezzi delle aspirine quando le andiamo a comprare per l’influenza dei nostri figli, ma non sappiamo o non ci indigniamo, almeno non a sufficienza quando le circoscrizioni non hanno più i soldi per pagare gli insegnanti di sostegno e i ragazzi con problemi seri sono costretti a rimanere a casa senza supporto alcuno alle famiglie.
Allora capisco quanto è vero il vecchio detto che se l’uomo saggio ci indica la luna lo stolto si ferma a vedere il dito. Il problema ancora è più vero oggi, perché la nostra miopia non ci fa proprio vedere oltre il dito e ci disinteressiamo della luna perché non siamo più abituati a vedere così lontano.
Se questa paura si avverasse, allora vuol dire che non saremo più in grado di sognare e ancora peggio di farlo in grande. Se non ci indigniamo per le cose che non funzionano, non ci interessiamo alle cose che incidono sul futuro nostro e dei nostri figli, se non diventiamo più solidali con chi ha reali problemi, se non aiutiamo chi sta cercando di far cambiare veramente le cose, … allora saremo veramente sconfitti, come uomini e come società. Avremo dimenticato che il destino di ogni uomo e della società a cui appartiene è quello di progredire e lasciare alla generazione successiva un mondo migliore di quello che ha trovato.
Ma le paure si possono sconfiggere e se siamo in tanti a farlo diventa anche più facile.
Proviamo in queste serate in cui torna la primavera ad alzare gli occhi per vedere la luna. Magari riusciremo a vedere che ancora esistono anche le stelle e tra quelle gli astri più luminosi che sono i pianeti vicino a noi. Lasciamoci meravigliare e riscopriamo cosa significa guardare lontano. Almeno proviamoci. Alla peggio avremo vissuto un’emozione.
…si divide d’un tratto da chi ha solo assistito
chi indicava la luna col dito
e ogni volta lo sciocco che di vite ne ha una
guarda il dito e non guarda la luna
Tratto dalla canzone “Il dito e la luna”
Testo di Giorgio Faletti – Musica di Angelo Branduardi