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Città inclusiva e digital economy: online il secondo Rapporto Open Data Barometer

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Pubblicato l’Open Data Barometer Global Report 2015, sullo stato delle politiche per la promozione dei dataset di dati pubblici e dell’open government in tutto il mondo: dati aperti driver per lo sviluppo dell’economia digitale urbana e la nascita delle smart city.

I dati aperti per la Pubblica Amministrazione centrale e locale, disponibili a tutti e riutilizzabili per fini sociali, pubblici ed economici, è l’obiettivo che si sono dati tutti i Governi che hanno aderito al’Open Data Charter nel 2013.

Finalità ribadite durante l’ultimo G20 dell’anno passato, con gli open data definiti driver primari per la lotta alla corruzione, il rilancio dell’economia digitale e per un nuovo paradigma di sviluppo globale e urbano.

La seconda edizione dell’Open Data Barometer Global Report, realizzata dalla World Wide Web Foundation di Tim Berners-Lee, conferma la bontà delle dichiarazioni fatte, ma evidenzia ritardi e vulnerabilità di una strategia globale troppo frammentata e portata avanti dai Governi di tutto il mondo a velocità diverse.

Tutti riconoscono il potenziale degli open data e dell’open government, per rendere più trasparente la Pubblica Amministrazione (PA), ma soprattutto per migliorare i servizi a cittadini e imprese, con applicazioni digitali più efficienti e di nuova concezione, che siano in grado di dare forte impulso all’economia, alle aziende e alle industrie locali e regionali

I passaggi chiave di tale percorso legislativo e tecnologico, per fare in modo che i tanti portali open data disponibili siano effettivamente utilizzabili dagli utenti finali, sono stati indicati direttamente nel Rapporto: serve maggiore volontà politica dei Governi e degli enti pubblici locali; bisogna investire in competenze digitali di cittadini, professionisti e addetti alla PA per comprendere e saper gestire i dati; una riforma legislativa e regolamentare del settore orientata al rafforzamento del diritto all’informazione e alla privacy, intesi come colonne portanti degli open data; supporto tecnico e operativo per promuovere gli open data a livello di governo delle città (open data come catalizzatori della nascente smart city economy e per l’affermarsi delle smart community, dello sviluppo urbano sostenibile e innovativo, delle smart region europee).

Su 86 Paesi esaminati dal Rapporto, circa il 90% non ha ancora pubblicato set di dati in formato aperto e accessibile a tutti, né ha aumentato la trasparenza della PA. Solo l’8% è risultato in linea con l’ Open Data Charter. Ciò significa che né le imprese, né i cittadini, riescono ad avere accesso libero ai dati relativi alla sanità, l’istruzione, la spesa pubblica per settore, i rifiuti, i beni culturali, l’ambiente, l’internet delle cose (dove c’è), i trasporti, l’innovazione tecnologica e digitale delle infrastrutture critiche territoriali, la smart city e tanto altro.

Aprire i dati ai cittadini di un Paese (che per il 70% in Europa vive in città ormai) significa sviluppare e offrire servizi avanzati per migliorare il traffico, la mobilità, i parcheggi, la qualità dell’aria, la vivibilità degli spazi urbani, le opportunità economiche, i consumi energetici e molto altro ancora.

Tra i Paesi che hanno stabilito ottime performance nelle politiche open data, troviamo in Top10 “High capacity: Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Francia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Canada, Norvegia, Danimarca, Australia. Tra quelli considerati emergenti e in avanzamento in termini di open data democracy (Top10 Emerging and advancing”), lo studio mette tra le prime dieci: Spagna, Cile, Repubblica Ceca, Brasile, Italia (che nella classifica generale risulta occupare il 22° posto), Messico, Uruguay, Russia, Portogallo, Grecia.

Nei prossimi sei mesi del 2015, i Paesi di tutto il mondo avranno diverse occasioni per valutare il processo di crescita delle proprie politiche open data e di quelle degli altri, confrontandosi e scambiandosi esperienze, come nel caso della prossima riunione delle Nazioni Unite in Africa a marzo, l’Open Data Conference di maggio in Canada e il G7 in Germania a giugno.

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