L'intervento

Cingolani: “L’UE spende un miliardo al giorno per il gas russo”. Perché l’aumento del prezzo è ingiustificato

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Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo nell'Aula del Senato per l'informativa sui rincari dei prezzi dell'energia e sulle contromisure del Governo, ha illustrato la situazione attuale e futura, spiegando le possibili alternative e anche il perché paghiamo così tanto il gas russo.

La sete energetica dell’Europa e i rapporti di guerra con Mosca

Siamo giunti ormai al ventunesimo giorno di guerra in Ucraina e mentre i cannoni ancora sparano e gli incontri diplomatici si infittiscono tra Kiev e Mosca, c’è sempre sullo sfondo l’emergenza energetica da affrontare, legata alle forniture di gas e petrolio, e anche rapidamente.

Stamattina il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo nell’Aula del Senato per l’informativa sui rincari dei prezzi dell’energia e sulle contromisure del Governo, ha dichiarato: “L’Unione europea sta acquistando gas dalla Russia spendendo circa un miliardo di euro al giorno, indipendentemente dalle quotazioni”.

Un fatto che obbliga tutti i Paesi dell’Unione a ragionare sul come uscirne e se è etico comprare ancora questa risorsa energetica così strategica per la nostra economia dalla Russia, colpevole di aver invaso un Paese libero, l’Ucraina, per tutelare i propri interessi nazionali sullo scacchiere europeo e non solo.

Il gas continua ad arrivare dalla Russia

A tal proposito, come ha riportato Radiocor del Sole 24 Ore, Cingolani ha ricordato che di fatto “si è sollevata una riflessione sul fatto che l’Europa stia continuando ad acquistare il gas dalla Russia”, aggiungendo che al momento non ci sono interruzioni e/o rallentamenti nelle forniture: “Il flusso di gas dalla Russia è assolutamente costante e anzi è il più alto registrato in temi recenti”.

in caso di riduzione delle forniture, la classica chiusura dei rubinetti, il ministro ha comunque spiegato che “dall’attuale settimana” un’eventuale interruzione dalla Russia “non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna“.

Se si prendesse come ipotesi una riduzione dei flussi del gas dalla Russia nel breve termine, anche tra un mese, “grazie all’atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile pari a circa 40 milioni di metri cubi al giorno, in condizioni di freddo standard e non un picco invernale ritardato”.

Il meteo e la continuità degli approvvigionamenti

Ci si affida quindi alle condizioni meteorologiche future nel bacino del Mediterraneo, che al momento sono miti, anche se gravose per l’agricoltura e le riserve d’acqua del Paese, vista la siccità che ormai si sta abbattendo su gran parte d’Italia, soprattutto Nord Ovest e regioni tirreniche (e qui si riaffaccia la crisi climatica in tutta la sua gravità).

Ma se dovessero cambiare? Se si presentasse uno scenario tardo-invernale in piena primavera? Cingolani ha detto che in caso di freddo improvviso “eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente i volumi in stoccaggio, il nostro attuale residuo è circa il 25% di quello che avevamo a inizio inverno, con altre capacità di import e non dovremmo avere nessun tipo di problema

Problemi il ministro li vede solo in caso di un evento meteo invernale inaspettato ed intenso, come correnti gelide dall’Europa orientale e fenomeni estremi, oppure con disastri di altra natura che possano coinvolgere le infrastrutture di importazione in altri Paesi. Tutti rischi che secondo Cingolani “in questo momento non abbiamo nemmeno motivo di considerare”.

Diversificare le forniture

Tornando al punto in cui ha citato le altre capacità di importare gas, quindi alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, il responsabile del ministero della Transizione ecologica ha informato che dall’Algeria, a partire dalle infrastrutture attualmente disponibili (quindi potrebbero in un futuro prossimo essere ampliate per aumentare i flussi verso di noi), “è ipotizzabile un incremento fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno di gas”.

Legata a questa possibilità c’è stata la missione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nel Paese nordafricano proprio per esplorare la possibilità di aumentare le forniture di gas verso l’Italia a fronte di nuovi investimenti in attività estrattive e produttive in loco da parte del nostro Paese.

Perché pachiamo il gas così tanto?

Rimane certamente il non meno rilevante problema di quanto stiamo oggi pagando questa risorsa energetica e perché i prezzi stanno volando da mesi ormai.

Se la quantità di gas è uguale a prima, non è giustificato il fatto che a parità di tutto il prezzo mi vada da 30 centesimi a 1,5 euro, e quindi che uno stoccaggio mi costi da 3 miliardi di anticipo per l’operatore a 15 miliardi finali”, ha affermato Cingolani.

Un anno fa di questi tempi – si legge su Radiocor in relazione all’informativa del ministro nell’Aula del Senato sui rincari dei prezzi dell’energia e sulle contromisure del Governo – quando il gas era esattamente uguale a quello che c’è adesso, anzi un pochino di meno, il costo era di 30 centesimi a metro cubo, ma se la materia è la stessa, non è possibile che oggi mi costi 5 volte di più”.

In effetti, la quotazione attuale e futura del gas dipende per l’Europa soprattutto dal mercato di Amsterdam. Come ha aggiunto Cingolani, infatti, “non c’è qualcuno in Italia che sta facendo una cosa sbagliata, è un problema di quotazione di un mercato di questi hub che non lavorano sulla materia prodotta ma scambiano contratti, certificati, futures”.

I futures sono contratti a termine, standardizzati per poter essere negoziati facilmente in una borsa valori, che di fatto sanciscono l’impegno a un acquisto differito in questo caso di stock di gas ad un prezzo prefissato.

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