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Schermo&Schermo. Macchitella: ’Ecco spiegato il successo di Quo Vado di Checco Zalone’

Carlo Macchitella

Checco Zalone, dal primo gennaio di quest’anno, ha ricevuto sulla stampa e in televisione un’attenzione maggiore a quella che di solito viene riservata a Papa Francesco ed un numero di complimenti superiore a quelli che la stessa stampa avrebbe riconosciuto ad un qualsiasi premio Nobel o Oscar italiano.

Ma pochi, pochissimi hanno avuto l’onestà di riconoscere che il trionfo di Checco Zalone, un trionfo di botteghino – nel senso che il film si avvia a incassare quasi 60 milioni di euro, una cifra mai raggiunta prima da un film italiano o straniero in Italia – ma anche di critica, si basi sul fatto che Zalone è stato il protagonista di un film assolutamente normale, tranquillamente normale e piacevole.

Interpretato, appunto, da un attore bravo e intelligente.

Una commedia fresca, Quo Vado, che parla di problemi quotidiani noti e vissuti da tutti noi, narrati con ironia e senza moralismi.

Mai volgare, mai sopra le righe o grottesco, mai, banalmente, politically correct.

Un film come si aspetta la gente che vuole andare al cinema per divertirsi, senza per questo portare il cervello all’ammasso.

Un pubblico che non vuol essere frastornato, come accaduto negli ultimi anni, da commedie con trame sempre uguali oppure interpretate dagli stessi attori con le stesse gag, le stesse mossettine, o da drammi devastanti che colpiscono puntualmente e disperatamente: extracomunitari, pensionati, giovani derelitti abitanti delle periferie, disoccupati, drogati, sfigati in genere.

Ed è per questo che la gente è stata costretta fondamentalmente o a lasciare il cinema o a rifugiarsi nella televisione, nella melassa buonista della fiction televisiva che racconta un paese che non esiste più e che, forse, non è mai esistito.

E di questo quindi dobbiamo essere grati a Checco Zalone, non solo per averci fatto passare un’ora e mezza di sano divertimento, ma perché forse ha insegnato a tutti noi che il modo migliore per raccontare la nostra vita, il modo migliore per fare cinema, per fare cultura, per fare un prodotto autenticamente popolare è quello di raccontare il mondo di oggi il mondo in cui viviamo.

Raccontandolo con la giusta ironia, con il distacco necessario senza mai cadere nel moralismo o nell’eccesso del politically correct.

Grazie Checco!

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