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Cinema e musei, prime sortite del neo Ministro della Cultura Sangiuliano

Il neo Ministro Gennaro Sangiuliano è partito alla grande, almeno dal punto di vista comunicazionale, forse facendo aggio della sua stessa (ex) “casa”, ovvero viale Mazzini: martedì sera 1° novembre, ospite di “Porta a Porta” dell’immarcescibile Bruno Vespa, ha annunciato alcuni suoi intendimenti di politica culturale, che hanno registrato una discreta ricaduta stampa e mediale, tra ieri ed oggi (ieri in primis con “il Messaggero”, che titolava “Sangiuliano: ‘No ai musei gratis ma sconti per chi va al cinema’”; oggi, in particolare, con un lungo articolo di Arianna Finos su “la Repubblica”, intitolato “Al cinema con lo Spid. Ma i gestori incalzano ‘Sangiuliano faccia presto’”). La trasmissione di Rai1 ha registrato 546.000 spettatori con un 8,6 % di share.

È opportuno analizzare queste annunciate intenzioni del neo Ministro.

La sortita di Sangiuliano a “Porta a Porta”: un florilegio, a partire dallo sconto al cinema di 3 o 4 euro tramite lo Spid

In relazione alla crisi del consumo di cinema in sala, il Ministro ha dichiarato che la questione “sarà al centro del mio lavoro”, ed ha annunciato che ci sarà uno stanziamento di 10 milioni di euro finalizzato a “riportare le persone al cinema”, precisando che “si agirà tramite Spid e si otterrà uno sconto di 3, 4 euro… Si potrà andare al cinema, usufruendo di uno sconto di 3-4 euro tramite lo Spid, da parte di tutti e fino a quando non si esaurirà lo stanziamento di 10 milioni di euro, già impostato, cui va data attuazione”. Ha precisato che si tratta di “una misura che ho trovato… lo stanziamento c’era e bisogna dare esecuzione. È una goccia nel mare per riportare le persone in sala… dalle piccole cose cominciano le grandi. Io le cose decise le porto avanti, avevo qualche perplessità per gli anziani. Comunque poi si perfezionerà per l’anno prossimo”. Il Ministro ha fatto riferimento ad un provvedimento voluto dal suo predecessore Dario Franceschini, che, per divenire operativo, richiede ovviamente un decreto attuativo, che era rimasto sostanzialmente in “stand-by”.

La Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura, retta da Nicola Borrelli, sta ragionando su una piattaforma sul modello della “18app”, progettata da Sogei per il “bonus cultura” a favore dei giovani: tramite Spid, si accederebbe a un sistema e si stampa un coupon o si scarica un Qr code, registrato dall’esercente insieme all’acquisto del biglietto, per verificare che si tratti di un film italiano…

Tante volte – anche su queste colonne – abbiamo sostenuto che per intervenire veramente sulla crisi drammatica della fruizione “theatrical” dei film in Italia si debba agire strategicamente in modo multifattoriale, con un provvedimento organico e sistemico, che agisca certamente anche sulla leva del prezzo, ma che sia centrato soprattutto su una robusta campagna promozionale, che richiede – da sola – un budget nell’ordine di almeno 30 se non 50 milioni di euro. Altri interventi frammentari corrono sempre il rischio di rivelarsi pannicelli caldi al capezzale del malato grave.

Oggi su “Wired”, Giulio Zoppello, spiega “Perché i bonus del ministro Sangiuliano non basteranno a salvare i cinema italiani”. Torneremo presto su questi temi.

Tecnicamente, si tratta dell’articolo 23 della legge n. 91 del 15 luglio 2022 (intitolata “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”), che così recita: “Disposizioni urgenti a sostegno delle sale cinematografiche e del settore audiovisivo”. Quest’articolo, che peraltro estende il meccanismo del “tax credit” anche alle sale cinematografiche, prevede specificamente, al comma 1-quater: “Al fine di sostenere la ripresa delle sale cinematografiche, per l’anno 2022 è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per la realizzazione di campagne promozionali e di iniziative volte a incentivare la fruizione in sala delle opere audiovisive, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro della cultura, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”. La legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2022 ed è entrata in vigore il 16 luglio…

Questa dichiarazione del Ministro ci appare molto onesta e certamente interessante: Sangiuliano si rende conto che 10 milioni di euro sono un budget ridicolo per affrontare (seriamente) il problema, e dichiara che intende portare avanti le “cose decise”, il che significa non disperdere (aprioristicamente) l’eredità del suo predecessore.

Italia, “prima superpotenza culturale del pianeta”

Da Vespa, Sangiuliano ha rinnovato la tesi – di cui si è fatto vanto per primo il suo predecessore Dario Franceschini – sulla importanza anche economica della cultura: “abbiamo i soldi del Pnrr, da spendere bene, con onestà ed efficienza. Siamo la prima superpotenza culturale del pianeta. In Italia, secondo me, il ministro della Cultura conta tantissimo perché la cultura se ben utilizzata, resa attrattiva, fruibile, può essere un fattore di incremento di vari punti del Pil”. L’Italia ha tesori immensi ed unici che possono contribuire all’economia.

Contrasto (apparente?) tra Sangiuliano e Sgarbi in materia di musei “gratis”?

Rispetto ad una sortita del suo Sottosegretario Vittorio Sgarbi, che ha proposto di rendere gratuito l’accesso ai musei (e di tenerli aperti fino alle ore 21), il Ministro si è dichiarato “assolutamente contrario ai musei gratis”, così contraddicendo il suo collaboratore, ma ha anche precisato che “diverso è fare una politica sociale per i giovani e gli anziani… ma tenere i musei gratis – a parte che non regge sul piano economico – poi deprezza il valore delle opere”. Ha anche ricordato che martedì mattina si era recato a visitare la Galleria Borghese a Roma: “quale scrigno di tesori c’è uguale al mondo di un luogo che ha in mostra Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Canova, Bernini? È testimonianza della storia unicum che abbiamo e su cui dobbiamo lavorare molto seriamente”.

Ieri mercoledì 2, il Sottosegretario Sgarbi ha in parte corretto il tiro, precisando che i musei “li voglio gratis per i cittadini della città in cui ci sono quei musei”. La parlamentare “dem” Chiara Gribaudo ha commentato: “il Ministro della Cultura Sangiuliano contrario ai musei gratis, ‘cosi’ si disprezza il valore delle opere’. Il suo Sottosegretario Sgarbi, invece, vuole i ‘musei aperti anche la notte e gratis’. Poche idee e confuse. Questo governo è capace di dire tutto e il contrario di tutto”.

Questa mattina Sangiuliano su “La Stampa” è tornato sull’argomento: “non ha senso fare entrare gratis il miliardario californiano che arriva a Positano con il suo panfilo da 60 milioni di dollari e vuole visitare Pompei. Discorso diverso per disoccupati e cittadini a basso reddito, per i quali dobbiamo provare a garantire la gratuità”. Come pure “si può ragionare” sul biglietto gratis per i residenti nel Comune in cui ha sede il museo: altra idea lanciata da Sgarbi, “sulla quale non sono contrario, ma bisogna capire se è realizzabile”. Comunque, nessuna intenzione di cancellare l’accesso libero la prima domenica del mese (iniziativa introdotta dal predecessore Dario Franceschini ormai 8 anni fa), né di toccare il biglietto gratuito per i minori di 18 anni, ad esempio, ma anche per studenti e docenti in visita organizzata.

Oggi pomeriggio il Ministro ha precisato ulteriormente (l’ufficio stampa ha diramato un comunicato che anticipa il succo di una sua intervista che andrà in questa sera al Tg1 Rai): “non far pagare del tutto l’accesso al museo è sbagliato, perché depaupera il valore del nostro patrimonio culturale e, in ogni caso, pone un problema di risorse visto che lo Stato italiano incassa ogni anno circa 250 milioni di euro dai biglietti dei musei: sono risorse che andrebbero comunque trovate”. Sangiuliano ricorda le agevolazioni in essere: “il Ministero della Cultura fa molto per garantire l’accesso ai musei: penso alle gratuità per i ragazzi fino ai 18 anni, all’ingresso ad appena 2 euro fino ai 25 anni, alle agevolazioni per le categorie protette e, in particolare, alla gratuità ogni prima domenica del mese. Una promozione che tornerà proprio questa prossima domenica 6 novembre in cui i musei e i parchi archeologici dello stato saranno aperti gratuitamente in tutta Italia”.

Morgan alla guida della istituenda Direzione Generale Musica del Ministero della Cultura? Quote obbligatorie per la musica italiana nelle radio?

Rispetto alla proposta del suo Sottosegretario Vittorio Sgarbi di istituire un “dipartimento” (ovvero, più correttamente, una “direzione generale”) per la Musica, affidandone la guida a Morgan (nome d’arte di Marco Castoldi), il Ministro ha sostenuto: “le nomine si fanno secondo i criteri stabiliti dalle leggi, per ricoprire certi ruoli, ci sono concorsi, selezioni, titoli, occorre seguire precise procedure e servono requisiti specifici… Vedremo se Morgan ha i requisiti richiesti. Occorrerà fare tutte le verifiche del caso”. Tra le righe, si legge un evidente dissenso o comunque un forte scetticismo.

Abbiamo ben spiegato, ieri su queste colonne, come l’idea di istituire una Direzione Generale per la Musica al Mic non sia una proposta originaria di Sgarbi, bensì una iniziativa avanzata nel gennaio del 2021, ed in sede parlamentare (Atto Senato n. 2075), dalla neo Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (vedi “Key4biz” del 2 novembre 2022, “Borgonzoni, Mazzi e Sgarbi: l’identikit dei tre Sottosegretari alla Cultura”).

Crediamo che una sinergia tra Sgarbi e Morgan possa provocare veramente effetti… esplosivi. Per esempio, ha già suscitato una polemica la rinnovata proposta di Morgan di introdurre delle quote obbligatorie di musica italiana nelle emittenti radiofoniche, idea che fu anni fa lanciata dalla destra, sul modello francese e che pure era stata presa in considerazione, nel 2017, anche dall’allora Ministro Dario Franceschini. Una dichiarazione di Franceschini all’Ansa (20 novembre 2017) recitava: “stiamo pensando di prevedere quote di obbligatorietà di trasmissione della musica italiana… In Francia ci sono quote per le radio (introdotte nel lontano 1994 con la legge Toubon, n.d.r.). Noi vedremo. Potrebbe esserci una quota obbligatoria, oppure qualche forma di premialità per chi lo farà…”.

Si ricordi anche che il leghista Alessandro Morelli (ex Direttore di Radio Padania) ha firmato nel 2019 una proposta di legge che prevedeva che, delle canzoni in radio, 1 su 3 debba essere italiana (si tratta dell’Atto Camera 1578, presentato il 6 febbraio 2019, “Disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”). Morelli (rieletto in Parlamento, deputato nella XVIII Legislatura e Senatore nella XIX) è stato nominato dal Governo Meloni Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla Programmazione e Coordinamento Economico

Il Presidente della Federazione dell’Industria Musicale Italiana (Fimi) Enzo Mazza ha contestato questa ipotesi in un articolo pubblicato ieri su “Huffington Post”, intitolato “Nell’era dello streaming, il sovranismo musicale di Morgan è superato”.

Per quanto riguarda il rapporto tra Mic e servizio pubblico radiotelevisivo, una dichiarazione piuttosto generica di Sangiuliano: “ci sarà certamente una collaborazione del Ministero della Cultura con la Rai che resta il servizio pubblico televisivo fondamentale in Italia”, ha sostenuto il Ministro, ricordando il ruolo fondamentale che ha svolto la Rai negli anni ‘60 per la unificazione e modernizzazione del nostro Paese.

“Il Ventennio è una vicenda complessa, le leggi razziali furono vomitevoli, ma il fascismo nasce a sinistra”

Tra i progetti che ha in mente il neo Ministro, “un grande museo della Shoah a Roma, città simbolo delle persecuzioni, un posto dove coltivare la memoria per le giovani generazioni. È un dovere dell’Italia… La mia prima visita da ministro è stata oggi alla Sinagoga di Roma, la seconda è nell’abitazione di Benedetto Croce”. Il tema della Shoah è tornato durante l’intervento televisivo a proposito del Ventennio, in un dialogo a distanza con Aldo Cazzullo (in questo caso in veste di autore del bestseller “Mussolini il capobanda, Perché dovremmo vergognarci del fascismo”, per i tipi di Mondadori): “il Ventennio è una complessa vicenda storica. Le dittature vanno condannate sempre. Mussolini ha tolto la libertà agli italiani, questo è stato un male assoluto, le leggi razziali furono vomitevoli, vanno condannate con tutta la nostra forza… In Italia sbagliamo spesso: identifichiamo l’antifascismo solo con la sinistra, invece fu anche liberale, monarchico, cattolico. Così come è un errore assimilare la destra al fascismo: sono due cose diverse. Il fascismo nasce a sinistra, nell’ala massimalista, la destra invece fu la risposta alla Rivoluzione Francese, la destra è Alessandro Manzoni, è Giovanni Giolitti, Giuseppe Prezzolini”, ha detto mostrando due volumi antichi dell’intellettuale eterodosso “La Coltura in Italia” (edito nel 1923).

Sangiuliano ha anche affrontato il tema del “politicamente corretto”, a lui caro: “il Partito Unico del Politicamente Corretto in questo Paese ha fatto danni enormi, anche economici. Su molti fronti, c’è stata una regressione anche su conquiste che erano stati fatte in passato. È la dittatura ‘liberal’ della ‘cancel culture’, che cancella la pluralità. Io voglio aggiungere altre sensibilità, rispettando quelle che ci sono”.

Dopo il plauso al collega Matteo Piantedosi per i provvedimenti sui “rave” ed il commento al reintegro dei medici “no vax” con un “bisogna guardare avanti, non possiamo rimanere inchiodati a pandemia”, il neo Ministro ha commentato la sua prima esperienza al Consiglio dei Ministri: “Giorgia Meloni è bravissima, ha polso, determinazione e una grande capacità di arrivare al cuore dei problemi, sembra lì da sempre”.

Un primo scontro pubblico: botta e risposta tra il Ministro della Cultura ed il Direttore degli Uffizi sulla chiusura del museo nel ponte di Ognissanti

Da segnalare anche, in tema di musei, una sortita di ieri mercoledì 2 novembre del Ministro, che ha reso pubblica una sua lettera indirizzata al Direttore degli Uffizi: “Gentile Direttore ho appreso dagli organi di stampa che nella giornata di lunedì 31 ottobre le Gallerie degli Uffizi sarebbero rimaste chiuse impedendo così a migliaia di visitatori di poterle visitare durante il ponte di Ognissanti. Mi risulta che in circostanze analoghe altri musei e gli stessi Uffizi abbiano anticipatamente modificato la normale giornata di chiusura settimanale proprio per evitare disagi a visitatori e turisti”. “Le chiedo se questa ricostruzione risponda al vero – precisa il ministro –. Se così fosse, e lo riterrei gravissimo, vorrei sapere come mai in questa circostanza non si sia proceduto come nel passato. Non sfugge alla Sua intelligenza che una chiusura di questo tipo, oltre a costituire una perdita di introiti, rappresenti un danno di immagine per le Gallerie degli Uffizi e per l’intero Sistema museale nazionale”. Anche questa sortita del Ministro, piuttosto irrituale nelle modalità, è sintomatica di novelle modalità di comunicazione…

Il Sindaco di Firenze, Carlo Nardella (già deputato del Partito Democratico), si è dichiarato d’accordo con il Ministro: “sulla chiusura degli Uffizi il 31 ottobre, in pieno ponte di Ognissanti, ne abbiamo parlato con il ministro Gennaro Sangiuliano. Era piuttosto arrabbiato… Da sindaco, non posso non condividere il disappunto per il fatto che proprio in un ponte così importante, una grande risorsa per il turismo e l’economia italiana e quella di Firenze, i visitatori trovino i due principali musei della città chiusi”.

Il Direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha così risposto: “ringrazio il Ministro Gennaro Sangiuliano per essere con grande schiettezza subito intervenuto sul tema forse più critico in questo delicato momento per il settore dei musei statali: quello della carenza di personale. Da anni, come direttore degli Uffizi, chiedo rinforzi al Ministero, perché l’assunzione delle Risorse umane non è competenza dei singoli musei dotati da parziale autonomia, bensì degli uffici centrali del Ministero”. In sostanza, Schmidt ha rilanciato la palla al Ministro, sostenendo che deve essere il Ministero ad intervenire sulle carenze di organico.

Ed il Ministro ha replicato, questa mattina (giovedì 3 novembre) su Radio1 Rai: “ho scritto una lettera dai toni estremamente garbati nella quale prima gli ho chiesto se fosse vero. Posto che sia vero, gli ho espresso le mie perplessità, il mio stupore perché immagino il disappunto di tutte quelle persone che magari hanno prenotato un weekend a Firenze e poi hanno trovato lunedì il museo chiuso… Innanzitutto la chiusura non è ascrivibile ai problemi reali, sostanziali, e sui quali io sono pronto a lavorare, della mancanza di personale. Però non è che poi la chiusura di lunedì la possiamo ascrivere a questo problema più generale…”. Ed ha domandato retoricamente: “ma perché il Museo Archeologico nazionale di Napoli o il Parco rcheologico del Colosseo erano aperti?”.

Da queste prime sortite del Ministro, si comprende che sarà un potente comunicatore, forse più di quanto non sia stato Dario Franceschini, ed emerge evidente l’esperienza del giornalista appassionato.

Emerge evidente una “vis polemica” di Sangiuliano paradossalmente forse superiore a quella di Vittorio Sgarbi. Una lettrice di questa rubrica ha ironizzato, quando abbiamo definito il Ministro “prezzoliniano pacato” (vedi anche l’identikit approfondito che abbiamo proposto martedì della scorsa settimana, “Profilo ‘identitario’ del neo Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in attesa dei Sottosegretari”, su “Key4biz” del 25 ottobre 2022), sostenendo che sarebbe sì moderato nei toni, ma assolutamente deciso nei fatti, secondo l’archetipo di pugno di ferro in guanto di velluto

Prevediamo quindi una sua presenza sui media piuttosto intensa.

Prevediamo frequenti dialettiche ed accese polemiche.

Dinamiche che non possono che far bene per dare una scossa alla staticità conservativa di buona parte del sistema culturale italiano, smuovendo acque stagnanti e magari facendo luce su tanti lati oscuri del sistema…

Ovviamente, oltre alla “vis polemica”, dovrà emergere la volontà di analizzare a fondo le criticità in essere e la capacità di mettere in atto processi decisionali tecnici impostati sul principio dell’“evidence-based policy”.

Considerando che lo stato dell’arte delle conoscenze sul funzionamento reale del sistema culturale italiano è drammaticamente deficitario, il lavoro da intraprendere è enorme.

Un sincero “in bocca al lupo” al neo Ministro!

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