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Cinema e audiovisivo: contraddizioni interne del sistema: la vivace protesta delle attrici e gli attori del Raai

Questa mattina, a Roma, in una sala del “Cinema Adriano” non granché affollata, s’è tenuto un incontro interessante per comprendere quante siano le patologie che caratterizzano il sistema della cultura ed in particolare dello spettacolo, a partire dal grande policentrismo e dalla enorme frammentazione dei “player” e dalla difficoltà di “fare unità”, per arrivare al complessivo deficit di conoscenze sull’economia del settore: un’associazione di categoria, che non ha finora beneficiato di grande attenzione mediatica, ha promosso un dibattito finalmente aperto e plurale… Il Registro Attrici e Attori Italiani (da cui l’acronimo “Raai”) ha promosso un incontro dal titolo (in verità un po’ pomposo): “Stati Generali sulla Professione di Attrici e Attori in Italia nel 2024” (negli ultimi tempi, in Italia c’è una discreta inflazione di questa formula degli “stati generali”, senza che sia sempre ben chiaro chi viene cooptato a rappresentare chi…), sottotitolo “Professionismo a rischio di estinzione”.

Iniziativa promossa dal Raai, con il sostegno di Nuovo Imaie (Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori) e con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Presidenza della Commissione VII (Cultura Scienza Istruzione) della Camera dei Deputati, di Roma Capitale e della Città Metropolitana di Roma Capitale.

Le premesse sono senza dubbio stimolanti, a partire da alcuni “numeri”: “negli ultimi anni il sostegno pubblico alla produzione audiovisiva è più che triplicato: nel 2023 si sono girati 216 film di cinema, di cui 12 sopra i 10 milioni di budget, 3 sopra i 20, uno da 29, quando meno di dieci anni fa un film italiano da 5 milioni era considerato un film ad alto budget. A questo va aggiunta la produzione di fiction televisiva, sia generalista che da parte delle piattaforme streaming, ed ora è annunciato che verranno alzati anche i finanziamenti al teatro”.

Le attrici e gli attori si domandano, retoricamente: “Quindi tutto bene per attrici e attori?” Purtroppo no: il 95 % della categoria non beneficia del “boom” del settore

E spiegano perché: “perché da tutto ciò non vi è stata alcuna ricaduta sulla loro condizione professionale, se non per una marginale parte di fortunati. Di sicuro non per coloro che ricoprono ruoli comprimari o piccoli, cioè probabilmente il 95 % della categoria, che anzi ha visto e vede una continua contrazione delle condizioni a fronte di un costo della vita in continuo aumento, con una riduzione dei ruoli dopo i 50 anni e difficoltà ulteriori per le donne a causa del minor numero di ruoli rispetto agli uomini. Sono sempre più i casi di abbandono della professione”.

Citazione alta: “Fassbinder diceva che il livello di civiltà di un Paese lo si giudica dalla condizione della donna. Crediamo che lo stesso si possa estendere anche agli artisti”.

L’iniziativa merita essere segnalata soprattutto perché non ha avuto un approccio rituale e la discussione è stata aperta, molto dialettica.

È emerso anzitutto un problema di “rappresentatività”, perché una delle questioni più stimolanti è stato lo scontro dialettico, molto aspro, tra il Raai ed il sindacato, rappresentato dalla Cgil (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) e specificamente dal Sindacato Lavoratori della Comunicazione alias Slc.

La polemica (aspra) con Sabina Di Marco (Slc Cgil) che ha sostenuto che attrici ed attori debbono condurre le loro lotte attraverso il sindacato

La rappresentante della Cgil, Sabina Di Marco (Segretaria Generale Nazionale della Slc, Responsabile “Area Produzione dei Contenuti Culturali”) ha sostenuto, con evidente “vis polemica”, che è il “sindacato” (ed il sindacato soltanto!) a poter / dover rappresentare gli interessi delle attrici e degli attori, e non le “associazioni di categoria”, che alla fin fine non riescono a combinare “nulla” (testuale): questa affermazione ha provocato reazioni critiche dalla platea, anche a causa di un atteggiamento oggettivamente piuttosto autoreferenziale e finanche saccente… Sabina Di Marco ha rivendicato la assoluta centralità del sindacato nella stipulazione dei “contratti collettivi nazionali di lavoro” ed ha sostenuto che gli attori, per rafforzare le proprie istanze, debbono aderire al sindacato…

Di Marco ha rivendicato il successo, dopo lunga trattativa, dell’essere addivenuti, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ad un “ccnl” per le attrici e gli attori del cinema e della televisione: dopo anni di battaglie (di cui fu alfiere anche il compianto Gian Maria Volonté) e al termine di una complicata trattativa, il 20 dicembre 2023, le associazioni imprenditoriali Anica, Apa e Ape e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, hanno sottoscritto il primo contratto collettivo nazionale di lavoro delle attrici e degli attori del settore cine-audiovisivo. Un’assemblea di lavoratori ha approvato il contratto, il 2 gennaio 2024, con 761 voti… “Tutti voti di attrici ed attori iscritti alla Cgil?!” ha domandato qualcuno dalla platea, e la risposta non poteva che essere positiva. In sostanza, la platea ha messo in dubbio la effettiva “rappresentatività” del sindacato. La polemica era inevitabile.

L’esponente della Cgil ha anche segnalato l’assenza di partecipazione, questa mattina, di altre “associazioni” (non l’ha citata, ma immaginiamo si riferisse soprattutto ad Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, che s’era dimostrata molto attiva durante i governi che hanno visto il dem Dario Franceschini alla guida del Ministero della Cultura  o forse anche ad Artisti 7607), ma gli organizzatori hanno risposto che erano state invitate tutte le associazioni del settore, e che comunque buona parte degli iscritti al Registro Attrici e Attori Italiani sono iscritti anche ad altre associazioni, e quindi Raai si è quasi posta… come una sorta di “meta-associazione”.   

Ricordiamo che il Raai è una creatura giovane, fondata nell’aprile del 2020 (formalmente è una “aps”, un’associazione di promozione sociale), sulla base di questa premessa: “constatando che una enorme parte delle attrici e degli attori professionisti risultavano invisibili ai criteri del Governo per i sussidi d’emergenza Covid-19, all’interno della categoria è stata avviata un’iniziativa libera e partecipata, mirante a colmare il vuoto legislativo relativo al mancato riconoscimento giuridico, in Italia, della professione di attrice ed attore, che storicamente ha penalizzato l’intera categoria in termini di tutele e ammortizzatori sociali”.

Il Registro Attrici e Attori Italiani (Raai) conta ormai oltre 2.500 adesioni

Il Raai è presieduto da Raffaele Buranelli, ed ha Monica Guerritore e Maddalena Crippa come Vice Presidenti. 

È stato Raffaele Buranelli, Presidente del Raai, a coordinare i lavori, in modo cordiale ed elegante, riuscendo anche ad evitare che lo scontro tra la sindacalista e la platea degenerasse in… rissa. Uno scontro comunque molto sintomatico di quanto esista ancora uno scollamento tra il “vecchio” (i sindacati) ed il “nuovo” (i movimenti), nelle dinamiche di rappresentanza e rappresentatività. Divertente una battuta di Buranelli, a conclusione dell’intervento di Marco: la sindacalista ha sostenuto come il “ccnl” degli attori del cinema e audiovisivo rappresentasse una “pietra miliare” per il settore… “e speriamo non sia una pietra tombale!”, ha commentato il conduttore.

Il dibattito è stato interessante, ma, nonostante fossero previsti esponenti di più parti politiche, è emersa evidente una sorta di… asimmetria a favore del Movimento 5 Stelle, a partire dall’intervento della senatrice Mariolina Castellone (che è anche Vice Presidente di Palazzo Madama, la quale sul suo profilo Instagram ha… poeticamente sostenuto “che l’arte possa essere sempre lo strumento fondamentale per smuovere le coscienze…”) e dei deputati Riccardo Ricciardi e Gaetano Amato, per arrivare al leader del partito Giuseppe Conte, che ha assistito per oltre un’ora ai lavori, prima di intervenire.

Non è intervenuto nessun esponente né del Governo né della maggioranza, anche se era annunciato il Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), forse perché hanno compreso che sarebbero entrati in una arena non particolarmente simpatizzante…

Irene Manzi rilancia la risoluzione del Partito Democratico per potenziare il “tax credit”, sostenendo che il “riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo è “devastante”, a partire dal taglio di 130 milioni  

Piuttosto generico l’intervento di Irene Manzi, Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura della Camera, la quale ha rivendicato la mozione presentata dal Partito Democratico venerdì scorso 17 maggio (primo firmatario Matteo Orfini, sottoscritta da Irene Manzi, Nicola Zingaretti e Mauro Berruto), che non ha registrato alcuna ricaduta mediatica, ed un cui estratto riportiamo qui di seguito: la risoluzione “impegna il governo” (rectius… vorrebbe impegnare il Governo) “ad adottare iniziative volte ad incrementare l’entità dei finanziamenti destinati al settore cinematografico e dell’audiovisivo; ad adottare iniziative per potenziare il fondo per il tax credit per il cinema, valutando anche la possibilità di estenderlo al settore teatrale e musicale; a promuovere iniziative a tutela e sostegno del comparto cinematografico in tutta la sua evoluzione tecnologica; al fine di sostenere la produzione, a ripartire le risorse dei contributi selettivi disponibili in maniera congrua e nel rispetto di tutte le tipologie; ad avviare politiche di sostegno dei livelli occupazionali dell’industria cinematografica e per l’intera filiera culturale a sostegno di una politica di cultura fruibile ed autonoma; a promuovere lo sviluppo della cultura ed incentivare la fruizione nelle sale cinematografiche riconoscendo, ad un pubblico di età compresa tra i 14 e i 18 anni, la riduzione del biglietto di accesso alle sale cinematografiche”.

Secondo i firmatari: “il decreto di riparto del fondo cinema è devastante: 130milioni di euro di tagli ai tax credit, incertezza normativa, raddoppio dei progetti speciali che il ministro può autorizzare direttamente a suo piacimento, tagli ai contributi automatici e il ritorno dei contributi selettivi con commissioni nominate dalla politica senza criteri che dovranno decidere sulle scelte dei produttori e degli autori e promuovere opere che esaltino l’italianità. È un grave passo indietro per l’intero sistema che avrà effetti negativi sia economici che occupazionali. Sangiuliano non si rende conto di quello che sta facendo e non stupisce che proprio in questi giorni a Cannes si parli di un ‘caso italiano’ con i grandi gruppi intenzionati a girare in altri paesi europei”.

Di fatto, Manzi ha richiamato l’impostazione della proposta di risoluzione del suo partito sul “tax credit”, ed ha auspicato l’esigenza di maggiore “unità” all’interno del settore, e riferendosi non soltanto alle attrici ed agli attori.

Michele Lo Foco (Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo): “il 55/60 per cento dell’intervento dello Stato attraverso il tax credit viene giustificato con fatture false”

Michele Lo Foco è intervenuto come avvocato specializzato, prima che come membro del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (il Csca presieduto anch’esso da un avvocato, Francesca Assumma), ed ha manifestato dure critiche contro la bozza del decreto del Ministero della Cultura – d’intesa con il Ministero dell’Economia e Finanze – cosiddetto “Tax Credit” (atteso da quasi un anno e reso noto in anteprima da IsICult su questo quotidiano online lunedì scorso 20 maggio: vedi “Key4biz” del 20 maggio 2024, “Decreto ‘Tax Credit’ cinema e audiovisivo, ecco la bozza”), sostenendo che esso riduce l’accesso all’agevolazione fiscale rafforzando paradossalmente il potere dei grandi produttori, a danno dei piccoli produttori indipendenti, denunciando come tutto il sistema sia drogato da meccanismi malati. Lo Foco ha detto chiaro e tondo che “un 55/60 per cento dei danari dello Stato viene assorbito da fatturazioni false”, denunciando che a Napoli esistono addirittura… “fabbriche di fatture false”. Ha anche proposto che una quota parte dei flussi di ricavi da “tax credit” venga riservata dai produttori agli attori minori (quelli cosiddetti “sotto la linea”), in proporzione al numero delle pose. Ha anche sostenuto la necessità di studiare un meccanismo che consenta agli attori ed attrici di mostrare meglio le proprie capacità, incrementando e migliorando le modalità dei “provini”, per superare i frequenti attuali “cerchi magici”. L’intervento di Lo Foco è stato molto applaudito.

Giuseppe Conte è intervenuto subito dopo lo scontro polemico tra “sindacato” e “associazione”, ed ha cercato di inquadrare l’oggetto dell’incontro odierno nel contesto delle politiche culturali nazionali. Ha rivendicato l’importanza della “legge delega” sullo spettacolo, “votata all’unanimità”, ma ha criticato il Governo guidato da Giorgia Meloni (si noti che non ha mai citato il Ministro Gennaro Sangiuliano), perché il primo decreto nato nell’economia della “legge delega” – ovvero il decreto sulla discontinuità – “è un tradimento della legge delega” e va “respinto al mittente”. Prevedere una indennità di 1.500 euro l’anno, per “una platea di 22mila attrici/attori”, sarebbe semplicemente ridicolo. Ha rivendicato l’attenzione del suo partito verso le esigenze del settore. Rispetto alla “querelle” tra Raai e Cgil, ha sostenuto, con una evidente critica a Sabina Di Marco, che “nessuno può rivendicare il monopolio della rappresentanza”. Ha ricordato che i maggiori sindacati italiani non hanno mai voluto attuare il previsto principio costituzionale di riconoscimento del sindacato… I sindacati – ha rimarcato – sono semplicemente delle libere associazioni ed ha quasi suggerito a Raai, “in punta di piedi”, di costituirsi in… sindacato!

L’esigenza di verificare la rappresentatività delle associazioni del settore cinema e audiovisivo

La questione della “rappresentanza / rappresentatività” riguarda comunque tutti “gli attori” del settore: per esempio, sul fronte imprenditoriale, ormai alle storiche Anica (cinema) ed Apa (televisione), si affiancano le più recenti Ape (produttori esecutivi), e Agici, e Cna Cinema e Audiovisivo, e più recentemente ancora Itaca e Pmi Cinema e Audiovisivo

Il Ministero della Cultura ha mai effettuato una verifica ovvero controllo su tutte ed ognuna di queste “sigle”, sulla quantità degli associati, per essere sicuro che quando vengono convocati i cosiddetti “tavoli” al Collegio Romano e Santa Croce in Gerusalemme ci sia il massimo pluralismo, e che non vengano coinvolti soltanto i più grandi o gli “storici” soltanto?!

Stessa questione riguarda certamente anche l’anima autoriale, tra la storica Anac ed i 100 Autori e Wgi, eccetera.

E riguarda ovviamente anche, a livello di attori ed interpreti, Raai come Unita, etcetera, e finanche i sindacati stessi!

L’esigenza di una ricognizione sulle varie soggettività “rappresentative” del settore è evidente: si tratta di una delle tante aree di conoscenza da approfondire.

Lanciando l’iniziativa di questa mattina, il Raai ha sostenuto: “si sente tutto attorno ragionare di questioni necessarie e determinanti come i meccanismi di finanziamento, il Tax Credit, le Commissioni, il Codice dello Spettacolo, la tutela delle imprese medie e piccole. Ma da nessuna parte si sente ragionare di un altro aspetto altrettanto determinante per l’intero sistema industriale e culturale: lo stato di salute e la tutela della professione dell’interprete, il terminale attorno al quale ruotano tutte le altre professioni coinvolte nelle diverse forme dell’industria e dell’arte della narrazione drammatizzata. L’evento vuole accendere la luce sullo stato reale in Italia nel 2024 della professione di attrice e attore, superando i luoghi comuni che questo mestiere sconta da parte della percezione del pubblico, non escluse le parti sociali e le Istituzioni, e dialogare con le altre figure della filiera creativa e produttiva per una maggior conoscenza e armonizzazione delle esigenze, nell’interesse di tutti, e con le Istituzioni, perché, dopo decenni di interventi promessi e mai realmente attuati, restituiscano a questo mestiere dignità sociale e professionale, all’altezza della sua storia e come avviene negli altri Paesi liberi ad ogni latitudine”.

Monica Guerritore (Vice Presidente Raai): “Noi, col Registro, tuteliamo questo: il valore della professione nel mestiere dell’attore”

Interessante l’appassionato intervento di Monica Guerritore, Vice Presidente del Registro: “si debutta per caso… si frequenta una scuola, una accademia oppure ci si trova sul set spesso ‘per caso’, si è in genere molto giovani e per molti sembra casuale, una ‘predisposizione’, una ‘attitudine’. Quello che quando ti chiedono ‘perché vuoi fare l’attrice o l’attore?’, tu non sai come dirlo e rispondi ‘… mi piace’, e lo senti dentro… Per molti, quella è la ‘vocazione’, e, se è forte e giusta, se è la tua strada davvero, è solo dopo che lo capisci, dopo un bel po’, quando passi i giorni a imparare la parte a memoria, imiti i monologhi dei grandi che vedi al cinema o a teatro, studi il personaggio che ti viene richiesto (mai soddisfatto), vinci il dispiacere dei tanti ‘no’, e dentro trovi la forza per provarci di nuovo, un nuovo provino, una nuova prova, una nuova occasione e intanto studi ancora di più, ti prepari ancora di più e cominci allora ad avere i tuoi applausi, ma questa volta è a fronte del tuo lavoro, non è casuale è così che quella ‘attitudine’ diventa ‘mestiere’, ’professionismo’ . Entri nel mondo del professionismo. Quello che porta avanti la produzione dei contenuti audiovisivi e artistici (cinema tv teatro) e che deve poggiare proprio per l’enorme potenzialità economica e sociale su ‘professionisti’ che non facciano perdere tempo, che non abbiano crisi improvvise, che arrivino pronti e preparati sul set, al doppiaggio e in scena. Noi col Registro tuteliamo questo: il valore della professione nel mestiere dell’attore. E lo tuteliamo anche chiedendo il ‘rispetto ‘ che si deve a chi fa un lavoro delicato in cui gli spettatori riconoscono se stessi, osservano per metafora il mondo in cui vivono e ne prendono consapevolezza attivando le funzioni critiche e dei sentimenti… Per fare questo devi avere il controllo del corpo del cuore e dell’intelligenza”.

Che ci sia anche necessità di una migliore capacità di organizzazione da parte del Raai è confermato da un qualche problema tecnico (audio) che si è registrato durante la mattinata al Cinema Adriano, così come dalla curiosa assenza, sul sito web del Raai, anche soltanto della segnalazione dell’evento… In ogni caso, la videoregistrazione dell’iniziativa è fruibile sul canale YouTube del Raai

Senza dubbio debole anche la capacità del Raai di “comunicare”, se è vero che l’evento ha registrato soltanto un dispaccio (uno!) di agenzia (situazione verificata su Telpress alle ore 17 di oggi), che ha riportato solo il commento della Consigliera capitolina del Pd, Antonella Melito (membro della Commissione Cultura e Lavoro di Roma Capitale). “l’evento ha sottolineato il rischio di estinzione di questa professione, evidenziando la necessità di un riconoscimento legittimo e di misure di tutela specifiche. Nonostante il rilancio del settore cinematografico, gli attori continuano a vivere una crisi occupazionale per la mancanza di riconoscimento della loro atipicità lavorativa. Si è chiesto al Governo di riconoscere gli attori come professionisti, garantendo contratti collettivi, parità di genere, e misure di sostegno economico, seguendo le raccomandazioni dell’Unesco e dell’Europa”.

Da segnalare anche che, a parte la senatrice grillina Mariolina Castellone, nessuno dei politici che sono intervenuti questa mattina ha postato commenti sui propri “social”…

Ed anche la sempre vigile agenzia stampa specializzata AgCult (diretta da Ottorino De Sossi) si è limitata a rilanciare un comunicato stampa di Mariolina Castellone  giustappunto: “per cambiare rotta, nella scorsa legislatura, con la già Ministra Catalfo, quando ero capogruppo al Senato, abbiamo inserito l’indennità di discontinuità nella legge delega sullo spettacolo: uno strumento fondamentale per tutelare anche il tempo della formazione e della creazione di un’opera, che deve essere riconosciuto come tempo lavorativo. Oggi, anziché emanare i decreti per attuare quella legge delega, il Governo ha fatto importanti retromarce e sottratto risorse ai professionisti dello spettacolo. Siamo il terzultimo Paese in Europa per investimenti in cultura, con lo 0,3 % del Pil in confronto ad una media europea dello 0,5 %, nonostante questo settore abbia una importante funzione sociale”…

Senza dubbio, l’incontro di questa mattina ha fornito un utile contributo di conoscenza (per quanto frammentario), ma è emersa altresì una discreta confusione, ovvero si è riproposto quel deficit di conoscenza sulle economie e le politiche del settore che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult  denuncia da molto tempo anche su queste colonne.

In Italia non esiste ancora una ricognizione accurata, di approccio quali-qualitativo, degli attori e delle attrici

Per esempio, non esiste ancora una ricognizione accurata, di approccio quali-qualitativo, di impostazione sociologico-economica, realizzata con metodologie scientifiche, degli attori e delle attrici italiane: quanti sono? quanto lavorano mediamente?! qual è il livello di reddito, in funzione di fattori come l’età, il genere, l’anzianità, l’esperienza?! quali sono le maggiori criticità del mercato del lavoro? quali sono i modelli contrattuali di riferimento? come funziona il sistema pensionistico? come funziona la formazione professionale e l’accesso alla professione?! (…)

Esistono in Italia ormai diversi “osservatori” sul sistema della cultura (a partire dall’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero della Cultura, purtroppo ormai ridotto a redattore soltanto della peraltro incompleta e semi-clandestina “relazione” annuale al Parlamento sullo spettacolo dal vivo), ma nessuno è in grado di rispondere a queste domande.

Ancora una volta, si ha conferma che in Italia l’“evidence-based policy making” permane una pia illusione.

Va comunque ricordato che la già citata “legge delega in materia di spettacolo” (si tratta della Legge 15 luglio 2022, n. 106, recante “Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo”), approvata verso il termine della XVIII legislatura, che dovrebbe determinare una riforma complessiva della “governance” del settore, prevede all’articolo 3, l’istituzione, presso il Ministero della Cultura, del “registro nazionale dei lavoratori operanti nel settore dello spettacolo”, e, agli articoli 5 e 6, il rafforzamento dell’“Osservatorio della Spettacolo”, assieme all’istituzione del “Sistema Nazionale a Rete degli Osservatori dello Spettacolo”.

In particolare, all’articolo 5, è previsto che: “L’Osservatorio raccoglie e pubblica nel proprio sito internet istituzionale: a) i dati aggiornati e le notizie relativi all’andamento delle attività di spettacolo, nelle sue diverse forme, in Italia e all’estero, anche con riferimento ai finanziamenti per le fondazioni lirico-sinfoniche; b) gli elementi di conoscenza sulla spesa annua complessiva in Italia, compresa quella delle regioni e degli enti locali, e all’estero, destinata al sostegno e all’incentivazione dello spettacolo; c) informazioni relative alla normativa in materia di condizioni di lavoro, mobilità, disoccupazione, previdenza e assistenza, anche sanitaria, per i lavoratori e i professionisti dello spettacolo, nonché informazioni sui datori di lavoro o i prestatori di  servizi che assumono tali lavoratori e professionisti; d) informazioni concernenti le procedure per  l’organizzazione e lo svolgimento degli spettacoli, in Italia e all’estero, anche con riferimento alle aree  pubbliche attrezzate e disponibili per le installazioni delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante; e) informazioni riguardanti l’andamento del mercato del lavoro e le relative evoluzioni, con particolare riferimento all’utilizzo delle diverse tipologie contrattuali”.

Sulla carta, eccellenti e commendevoli intendimenti.

In effetti, gran parte di queste informazioni, dati, analisi sono ad oggi ancora indisponibili. Eppure si “governa” comunque il settore…

Nulla è però dato sapere dei decreti di attuazione di queste previsioni di legge, che forse potrebbero contribuire a far diradare le nebbie che riguardano l’intero settore.

Infine, certamente da segnalare e lamentare la assenza, totale, dei rappresentanti istituzionali: questa mattina non sono apparsi al Cinema Adriano né i due Sottosegretari delegati, Lucia Borgonzoni (Lega) per il cinema e l’audiovisivo e Gianmarco Mazzi (FdI) per lo spettacolo dal vivo, e nemmeno i due Dg delle due direzioni generali competenti, Nicola Borrelli (Dgca) e Antonio Parente (Dgs)…

Perché questo deficit di ascolto ed interlocuzione?!

Clicca qui, per la videoregistrazione (sul canale YouTube del Raai) dell’incontro “Stati Generali sulla Professione di Attrice e Attore in Italia nel 2024. Professionismo a rischio di estinzione”, promosso dal Registro Attrici e Attori Italiani (Raai), con il sostegno di Nuovo Imaie, Roma, Cinema Adriano, 22 maggio 2024

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. Hanno collaborato Luca Baldazzi e Natasha Mazza. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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