Cina e CO2
La Cina è il più grande emettitore di CO2 al mondo, con una quota del 31% nel 2020. Un dato che è superiore a quello di Stati Uniti ed Europa messi assieme.
Pechino è perfettamente cosciente di questa situazione e cerca con tutte le sue forze di portare avanti due strategie, tra loro inconciliabili: continuare la crescita industriale basata sui combustibili fossili e allo stesso tempo investire in soluzioni tecnologiche innovative per rendere più efficaci gli sforzi del Paese nel contrasto all’inquinamento e ai cambiamenti climatici.
Per rafforzare questa seconda strategia e ridurre l’impatto ambientale e sociale della prima, la Cina ha annunciato la volontà di incrementare il mercato delle fonti energetiche rinnovabili, proprio con l’obiettivo di limitare i danni di un’economia e un’industria ancora troppo basate sugli idrocarburi.
Blockchain e transizione ecologica
Chi emette troppa CO2 e in generale troppi gas serra deve compensare in maniera più decisa il proprio impatto ambientale, acquistando volumi crescenti di energia pulita, generata dal sole, il vento e l’acqua, magari impiegando la tecnologia blockchain.
Questa sarà utile per rendere più veloci e sicure le transazioni di pacchetti energetici “green” prodotti da impianti a fonti rinnovabili. Così si potrà tracciare l’intera filiera energetica pulita, dalla produzione al commercio, fino al consumo finale.
La strategia cinese sarà guidata dalla National Development and Reform Commission (NDRC), in partnership con i principali distributori di energia del Paese: State Grid Corporation of China e China Southern Power Grid.
La State Grid ha già presentato domanda di brevetto per un primo sistema di trading blockchain based per incrementare il commercio di energia pulita in un sistema di compravendita diretto tra produttori di energia verde e consumatore finale (aziende e industrie).
Cresce il consumo nazionale di energia pulita
Così la produzione solare ed eolica si svilupperà in maniera automatica e in teoria in maniera esponenziale, con un trend di crescita atteso tra 20 e 30 miliardi di kWh per il 2022, con la possibilità di raggiungere i 100 miliardi di kWh, come risposta alla carbon tax europea da parte delle imprese cinesi che aumenteranno l’impiego di energia pulita generata in patria nelle loro produzioni per abbassare il più possibile l’intensità di carbonio.
La domanda annuale di energia verde delle aziende cinesi potrebbe raggiungere 1,44 trilioni di kWh nel 2050, ha stimato Li Ting, amministratore delegato dell’ufficio di Pechino del Rocky Mountain Institute.
Tanta blockchain nel futuro della Cina
Nonostante la politica di Pechino apertamente repressiva contro le criptovalute, nessuno nel grande Paese asiatico vuole fare a meno della blockchain. Non bisogna dimenticarsi che la “blockchain” è stata inserita ufficialmente nel documento finale del 14° piano quinquennale (2021-2025) deciso dal Partito.
All’interno del documento anche il lancio del progetto per un Blockchain Service Network (BSN), cioè un’infrastruttura blockchain nazionale, vista come risorsa primaria per il piano di Vision 2035, che possiamo definire la finestra della Cina sul mondo e sul futuro soprattutto, quando sarà divenuta una nazione ad economia avanzata e non più “in via di sviluppo”.
Gli investimenti in questa tecnologica stanno crescendo nel Paese ad un tasso medio annuo del +52% e le stime di IDC per il 2024 indicano una spesa complessiva di 2,3 miliardi di dollari.