Con il programma ‘Made in China 2025’ lanciato nel 2015 per dar vita alla sua industria 4.0, la Cina ha lanciato il guanto di sfida al mondo, Stati Uniti compresi, per raggiungere entro 7 anni la supremazia tecnologica nel mondo, in particolare sull’intelligenza artificiale (IA), il 5G, l’Internet delle cose (IoT), le auto a guida autonoma e sulle batterie.
“Una supremazia tech inarrestabile”, scrive il Financial Times, secondo il quale gli Usa di Trump con dazi e sanzioni (a Zte per esempio) possono solo rallentare e rendere più difficile l’ascesa, ma non evitarla.
E la stessa Casa Bianca, essendo ben consapevole di non riuscire a fermare la marcia della Cina verso la supremazia tecnologica globale, ha iniziato a disseminare la strada di ostacoli. In aprile, gli Stati Uniti hanno vietato a ZTE di acquistare semiconduttori americani e altre tecnologie per sette anni. La sanzione ha messo ZTE in ginocchio, prima che Washington offrisse una tregua.
E la Cina è corsa ai ripari perché “Gli Stati Uniti sono fondamentalmente un partner economico inaffidabile. È troppo rischioso affidarsi a loro”, ha detto un alto funzionario presso la Commissione per la supervisione e l’amministrazione delle attività statali.
La Cina può vivere senza gli Usa e nel caso in che modo?
Secondo l’andamento dei mercati finanziari sembra di “no”, come si nota dallo scivolamento del valore del renminbi, la valuta che ha valore legale nella Repubblica popolare cinese, rispetto al dollaro e da una contestuale diminuzione dei prezzi delle azioni alla Borsa di Shanghai.
Nonostante questo, la Cina ha iniziato a provare a vivere senza essere dipendente dagli americani per raggiungere questo obiettivo nel lungo termine, partendo dalla riduzione delle importazioni, sebbene le difficoltà in settori chiave come i semiconduttori. Può provare a creare un primo ‘embargo’ con gli Usa perché il valore dei prodotti che le società statunitensi hanno fabbricato e venduto in Cina è stato di circa 250 miliardi dollari l’anno scorso, quasi il doppio dei 130 miliardi di dollari di prodotti importati dall’America. L’altra considerazione è la pronta disponibilità di alternative ai prodotti tecnologici statunitensi. La ricerca di Haitong, una società cinese, rileva che in otto degli undici settori tecnologici le vendite in Asia di prodotti realizzati nell’Ue, Giappone, Corea e Taiwan superano quelli prodotti negli Stati Uniti.
I tre settori in cui gli Stati Uniti hanno una chiara posizione dominante sono i semiconduttori, le apparecchiature a semiconduttori e l’aerospaziale. L’industria dei semiconduttori, quindi, è il parafulmine per la rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina. Così per potenziare la capacità della Cina sui semiconduttori sono stati stanziati la metà (pari a 150 miliardi di dollari) dei fondi previsti nel programma ‘Made in China nel 2025’.
Vedremo se entro 7 anni la Cina riuscirà a battere gli Usa anche in questo settore, come ha fatto con gli smartphone. Un decennio fa, pochi avrebbero scommesso e previsto il predominio mondiale cinese nel mercato degli smartphone. Ma lo scorso anno, aziende come Huawei, Oppo e Vivo hanno raggiunto il 43% delle vendite globali, eclissando Apple negli Stati Uniti e Samsung in Corea.
Oggigiorno e in soprattutto in futuro la nuova guerra di potere, il predominio economico globale si gioca sul 5G, sull’IA, IoT, auto a guida autonoma, ecc… e al momento la Cina è in vantaggio su tutti i Paesi, Stati Uniti compresi. Non a caso l’Italia, con il ministro Di Maio, quattro giorni fa ha lanciato la ‘Task Force Cina’, l’iniziativa del Mise per rafforzare le relazioni economiche e commerciali con il Paese trainante delle nuove tecnologie.