Olio vegetale usato come carburante
Si iniziano a vedere anche da noi gli scaffali vuoti dei supermercati, soprattutto quelli destinati alla vendita di olio vegetale, ad esempio di semi. Si è collegato spesso questo fatto al blocco degli approvvigionamenti alimentari causato dalla guerra in Ucraina (da qui parte il 40% delle esportazioni di oli vegetali), ma non è solamente questa la causa.
Secondo un nuovo studio pubblicato da Transport & Environment (T&E), ogni giorno nei Pesi dell’Unione europea sono letteralmente bruciate nei motori delle automobili e altri veicoli 19 milioni di bottiglie di olio di semi e colza, pari a circa 17 mila tonnellate di oli vegetali.
Si tratta di prodotti perfettamente adatti all’alimentazione umana, entrambi molto utilizzati in cucina.
I ricercatori di fatto invitano i Governi a scegliere, se dare precedenza alla questione alimentare o se continuare a bruciare questi prodotti per la mobilità privata e i trasporti: “I supermercati hanno dovuto razionare gli oli vegetali e i prezzi sono in aumento. Allo stesso tempo, ogni giorno bruciamo migliaia di tonnellate di olio di girasole e di colza nelle nostre auto. In un momento di scarsità dobbiamo dare la priorità al cibo rispetto al carburante”, ha dichiarato Maik Marahrens, della campagna biofuel di T&E.
Scaffali vuoti al supermercato e aumento dei prezzi
In Germania l’olio da cucina è entrato tra i prodotti commerciali del settore alimentare che hanno registrato l’aumento di prezzo maggiore. A causa della guerra in Ucraina, in generale, secondo il FAO Price Index, i prezzi di alcuni prodotti alimentari, principalmente gli oli vegetali, stanno triplicando rispetto a maggio del 2020.
Il fatto che l’olio di semi e di colza sia utilizzato anche come carburante non fa che esacerbare questo trend al rialzo dei prezzi e oggi il 18% della produzione mondiale di oli vegetali finisce come biodiesel. Stando allo studio, quasi tutti questi prodotti sono assolutamente adatti all’alimentazione umana.
Solo in Europa, negli ultimi, anni il 58% di tutto l’olio di semi di colza prodotto e il 9% di quello di girasole è stato venduto come carburante. Stessa fine fa il 50% dell’olio di palma importato nei territori dell’Ue e il 325 dell’olio di soia.
Olio per cucinare o da bruciare nei motori? La risposta alla crisi alimentare
Questi dati possono anche essere convertiti in 10 mila tonnellate di grano che ogni giorno finiscono nei nostri serbatoi, andando ad aumentare la crisi alimentare dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, che dipendono fortemente dalle esportazioni europee.
In un contesto storico globale di crisi alimentare latente, i ricercatori chiedono ai decisori europei di interrompere il mercato degli alimenti destinati al biofuel e allo stesso tempo di tagliare i finanziamenti a questo settore fin da subito (e non entro il 2030, come nel caso dei biocarburanti da palma).
Un messaggio che è stato portato fino al summit del G7 in Germania, in corso da ieri, dove tra le altre cose si è parlato proprio di sicurezza alimentare.
La mobilità sostenibile è un percorso fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, ma i biocarburanti non sono la risposta giusta, soprattutto in un momento storico come questo, in cui la crisi alimentare si somma alle tante altre emergenze climatiche, energetiche, ambientali e sanitarie di questi anni. Meglio scommettere sull’elettrificazione e l’idrogeno verde.