La fame mondiale di chip
La crisi degli approvvigionamenti di chip sta creando enormi problemi alla produzione industriale globale, soprattutto nel settore automotive, ma non solo, perché questa componente è fondamentale per tutto il comparto dell’elettronica di consumo (televisori, smartphone, ma anche frigoriferi, droni e aeroplani), rendendo possibile di fatto il funzionamento di ogni dispositivo, apparecchio e ogni macchina che ci circonda (o quasi).
Una situazione che preoccupa e che secondo gli esperti potrebbe continuare ancora per tutto il secondo semestre del 2022, con strascichi ulteriori nel primo trimestre del 2023.
Uno dei principali produttori di sistemi di litografia per l’industria dei microprocessori, il Gruppo olandese ASML Holding, in occasione della presentazione dei risultati finanziari per il primo trimestre dell’anno, ha diffuso delle stime non molto rassicuranti a riguardo: la carenza di queste componenti chiave per l’industria globale potrebbe durare ancora un paio di anni.
Il suo amministratore delegato, Peter Wennink, ha dichiarato inoltre che la situazione è talmente grave che un importante conglomerato industriale (di cui non ha fatto il nome) ha deciso di acquistare in massa elettrodomestici come lavatrici e frigoriferi per estrarre i semiconduttori da impiegare nei propri chip.
La produzione industriale rallenta
La domanda di semiconduttori è alta in tutto il pianeta, come non mai, soprattutto per la crescita esponenziale dell’internet delle cose.
I tempi di attesa per le consegne di semiconduttori sono aumentati a marzo 2022, raggiungendo un nuovo picco di 26,6 settimane.
Un dato peggiorativo, secondo uno studio di Susquehanna Financial Group, legato al riaccendersi della pandemia da Covid-19 in Cina, soprattutto Shanghai, con il blocco dei cargo in porto (uno degli hub portuali più grandi del pianeta, che da solo contribuisce per oltre il 3% al PIL cinese e rappresenta più del 10% del commercio totale cinese dal 2018), e un forte terremoto in Giappone (a metà marzo, che ha visto coinvolta ancora una volta l’area di Fukushima) che ha temporaneamente fermato la produzione di diversi impianti chiave.
La stessa casa automobilistica Tesla (nonostante l’ottimo primo trimestre) ha dichiarato che la produzione subirà notevoli rallentamenti proprio a causa della carenza di chip. Stessa situazione per la Volkswagen, che teme un impatto negativo sulla filiera (“con possibili effetti fino al 2024“, ha affermato nei giorni scorsi Arno Antlitz, capo delle finanze del Gruppo), secondo quanto riportato dal South Morning China Post.
La Toyota Motor ha annunciato un taglio sugli obiettivi di produzione per il 2022 di 100.000 auto a causa della carenza di semiconduttori.
La Taiwan Semiconductor Manufacturing, uno dei più grandi fornitori di chip al mondo, ha ribadito la scorsa settimana che la sua capacità rimarrà limitata per tutto il 2022.
La carenza di chip minaccia l’Europa
In Europa, invece, il dato di marzo 2022 per l’industria automobilistica è a dir poco sconfortante, con una perdita del -20,5% e le performance peggiori in Spagna e Italia, rispettivamente con -30% e -29,7%, seguite come da Francia (-19,5%) e Germania (-17,5%).
Male anche il primo trimestre del 2022, che ha registrato un crollo totale del settore in tutti i Paesi europei, con un dato medio del -33,6% rispetto allo stesso periodo del 2019 (il fatidico dato pre-pandemia).
Secondo quanto riportato dalla testata di Hong Kong, Wennink avrebbe inoltre affermato che un importante produttore di chip cinese (di cui non ha voluto fare il nome anche in questo caso) è sul punto di esaurire la sua capacità produttiva anche per il 2023.