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Chiamate moleste: perché il Governo non vuole i cellulari nel Registro delle Opposizioni?

Telemarketing selvaggio, una piaga sempre più diffusa che bersaglia tutti i consumatori con chiamate moleste a tutte le ore da call center ingaggiati per provare a venderci di tutto. L’unico strumento per difendersi dalle chiamate indesiderate è il Registro Pubblico delle Opposizioni, gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB), che tutela i cittadini che hanno scelto di non ricevere più (opt-out) telefonate commerciali registrando appunto il proprio numero di casa.

Ma è una goccia nel mare, visto che al Registro delle Opposizioni, nato nel 2011, sono iscritti 1,5 milioni di numeri, circa l’1% delle 13 milioni di utenze fisse presenti negli elenchi pubblici, gli unici che possono essere inseriti. Restano completamente scoperti da tutela tutti i numeri fissi riservati (7-8 milioni) e tutti i numeri mobili, pari alla bellezza di 90 milioni di Sim.

Da tempo il Garante Privacy, l’autorità che ha il compito di controllare e sanzionare le chiamate indesiderate, chiede di estendere il Registro delle Opposizioni a tutti i numeri fissi e mobili e alle utenze riservate (non presenti negli elenchi pubblici), per consentire a tutti di entrare nel Registro delle Opposizioni.

Sulla stessa linea del Garante Privacy ci sono diverse associazioni dei consumatori, in particolare l’Unione Nazionale Consumatori che ha lanciato una campagna ad hoc contro l’invadenza di certi call center.

Insomma, le chiamate commerciali moleste sono un problema molto sentito dai consumatori, tartassati a tutte le ore da chiamate che non vogliono ricevere con l’offerta di folletti, surgelati, abbonamenti in palestra, promozioni telefoniche, nuovi contratti energetici e chi più ne ha più ne metta.

C’è da dire che le chiamate arrivano perché i consumatori stessi hanno dato il consenso al trattamento dei loro dati a scopi commerciali, per lo più inconsapevolmente o distrattamente, magari al supermercato con la sottoscrizione della fidelity card o per la raccolta punti o magari in treno, per accedere al WiFi. O magari flaggando online la finestrella ‘sbagliata’.

Il Garante riceve migliaia di segnalazioni, 23mila dall’istituzione del Registro delle Opposizioni a fronte di 2,3 milioni di sanzioni erogate, ma non basta. Per questo il Garante ha chiesto di cambiare la legge, squilibrata, potenziando il Registro delle Opposizioni in tre mosse: con la creazione di un registro unico per numeri fissi e cellulari. Un ‘reset’ completo dei consensi concessi finora dai consumatori, con la revoca universale del consenso a ricevere telefonate commerciali dall’entrata in vigore della nuova legge. Infine, la responsabilità solidale fra call center e gestori dei servizi che commissionano le telefonate indesiderate. Una mossa, quest’ultima, per responsabilizzare gli operatori ed evitare il rischio di scaricabarile fra call center e aziende committenti.

Una proposta in tal senso era presente in un emendamento (a firma Bonfrisco, Perrone) proposto al ddl concorrenza (S.2085) che avrebbe esteso le tutele del Registro Pubblico delle Opposizioni (RPO) a tutte le numerazioni riservate non in elenco.

L’emendamento è passato alla Camera, ma a fine giungo al Senato si è verificata una situazione strana, passata sotto silenzio.

L’emendamento, dopo quattro richieste di modifica in fase di discussione alla Commissione X, è stato respinto con parere contrario del relatore Luigi Marino (AP (NCD-UDC) e del sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Antonio Gentile (NCD).

Perché a fine giugno il Governo ha respinto l’emendamento?

La richiesta di modifica è stata derubricata a semplice impegno per il Governo a valutare l’opportunità di procedere ad una revisione delle disposizioni contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, prevedendo in particolare l’estensione al Registro di tutti gli utenti fissi e mobili e una maggiore efficacia del regime sanzionatorio.

C’è da dire che la Senatrice Anna Cinzia Bonfrisco  (Conservatori e Riformisti) non si è data per vinta e il 29 giugno ha presentato un Ddl in Senato (n. 2452) che di fatto ripropone lo stesso contenuto dell’emendamento al Dl Concorrenza respinto in Commissione X al Senato.

Certo, i tempi si allungano, perché il disegno di legge, che non è stato ancora calendarizzato, dovrà seguire l’iter, passare alla Camera e quindi ci vorranno mesi prima che possa diventare legge.

C’è da dire che il business più che legittimo del telemarketing è basato sulle cosiddette ‘liste consensate’, formate dai numeri di telefono di coloro che per un motivo o per l’altro hanno dato il consenso alle chiamate commerciali. Liste che diventano database di milioni di numeri il cui valore unitario è di 8-9 centesimi. Più sono profilati i numeri, più sale il loro valore.

Se passasse la proposta del Garante di azzerare tutti i consensi dati in passato, questo business subirebbe probabilmente una brusca frenata: ma il ‘reset’ delle liste sarebbe anche un vantaggio per gli operatori, che potrebbero contare su bacini di potenziali clienti realmente interessati ad essere contattati a scopi commerciali.

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