Manca ancora una tabella di marcia per il Ddl Concorrenza, che fra le altre cose contiene anche le proposte di contrasto al telemarketing selvaggio. Fermo da mesi al Senato, il provvedimento legato a doppio filo alla messa a punto nelle prossime settimane del Documento di economia e finanza (Def), la manovra correttiva da 3,4 miliardi che il Governo deve concludere entro aprile per non incorrere nell’inevitabile procedura di infrazione per mancato rispetto delle regole sul debito.
Nonostante l’imprimatur del premier Paolo Gentiloni, che ha citato la legge annuale sulla concorrenza – presentata per la prima volta due anni fa – fra le leggi da approvare in tempi stretti, resta l’incertezza sui tempi di approvazione del pacchetto, che tra l’altro dovrebbe contenere anche le norme anti scalata emerse dopo la levata di scudi contro la scalata di Vivendi a Mediaset.
Il pacchetto di modifiche sembra chiuso, dopo quelle su taxi, correzione della norma su Flixbus, norma anti-scorrerie e farmacie.
Lo stallo del Ddl Concorrenza, come detto, pesa sul telemarketing selvaggio, un fenomeno sempre più invadente per combattere il quale è previsto l’allargamento del registro delle opposizioni a tutte le numerazioni mobili, per consentire agli utenti di inserire il numero di cellulare fra quelli tutelati dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB) che gestisce appunto il registro.
A quanto pare, però, l’attesa per la discussione del Ddl Concorrenza dovrebbe essere agli sgoccioli e anche il ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda ha fissato aprile come deadline per l’approvazione del disegno di legge. Vedremo. La speranza, per quanto riguarda le norme sul telemarketing, è che il giro di vite sulle chiamate moleste sia rapido e netto, con l’inasprimento delle sanzioni per i call center che tempestano gli utenti a tutte le ore.
La tempistica del Ddl Concorrenza prevede che dopo il passaggio in Aula il provvedimento sia subito riportato in Commissione, con tempi contingentati: dovrebbero essere esaminate le sole proposte correttive presentate da relatori e governo e il nuovo passaggio in Commissione dovrebbe concludersi nell’arco massimo di una settimana. Il disegno di legge tornerebbe quindi in Aula per il voto definitivo, indispensabile viatico per il ritorno a Montecitorio per la terza e ultima lettura.