Un caveau personale, uno spazio sicuro e protetto in cui depositare i nostri dati digitali per averne il pieno controllo in ogni momento del giorno. Così è presentata sul sito web ufficiale l’applicazione “Weople”, che si pone l’obiettivo di tutelare i dati personali, come bene patrimoniale e come risorsa economica da investire e valorizzare.
Come ha spiegato il fondatore Silvio Siliprandi a TGCom24: “Weople si propone infatti anche come piattaforma di marketing diretto per offrire delle proposte e delle comunicazioni a target interessanti. In particolare, troviamo clienti-aziende e proponiamo loro di veicolare, tramite app, pacchetti, offerte personalizzate e/o comunicazione a segmenti di correntisti che Weople ha dimostrato, grazie ai dati, essere potenzialmente interessanti. Ovviamente, senza mai dare dati personali all’azienda e ponendoci come filtro e unica piattaforma per raggiungerli. Quanto le aziende pagheranno per veicolare queste offerte personalizzate verrà dato, in grandissima parte, alle persone destinatarie delle stesse”.
Sostanzialmente, l’impresa italiana, che gestisce la app e offre servizi di vario genere (offerte commerciali, analisti statistiche e di mercato), si propone come intermediaria nel rapporto tra aziende e utenti chiedendo, su delega di questi ultimi, di ottenere le informazioni personali custodite presso grandi imprese allo scopo di riunirle all’interno della propria banca dati.
A partire dai primi mesi del 2019, però, sono state diverse le segnalazioni giunte all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali da parte di imprese della grande distribuzione che lamentavano di aver ricevuto da parte di “Weople” numerosissime richieste di trasferire alla piattaforma dati personali e di consumo registrati nelle carte di fedeltà.
Il Presidente dell’Autorità, Antonello Soro, ha voluto vederci chiaro e oggi ha comunicato l’invio di una lettera all’attenzione del Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) dedicata all’argomento “Weople”, l’app che promette ai propri iscritti una remunerazione in cambio della cessione dei loro dati personal.
L’attenzione del Garante, si legge nella nota diffusa stamattina, si è concentrata, in particolare, su due punti chiave.
Il primo relativo alla corretta applicazione, da parte della società, del cosiddetto “diritto alla portabilità dei dati”, introdotto dal nuovo Regolamento europeo (Gdpr), “con l’ulteriore complicazione determinata dall’esercitare tale diritto mediante una delega e con il conseguente rischio di possibili duplicazioni delle banche dati oggetto di portabilità”.
Un secondo aspetto di assoluta rilevanza, segnalato nella lettera, riguarda il delicato tema della “commerciabilità dei dati”, causata dall’attribuzione di un vero e proprio controvalore al dato personale.
Su entrambe le questioni, il Garante ha dunque chiesto al Comitato, che riunisce tutte le Autorità Garanti dell’Unione, di pronunciarsi.
L’attività di “Weople”, ha scritto il Garante, “può produrre effetti in più di uno Stato dell’Unione in ragione delle richieste di portabilità che potranno essere avanzate e delle questioni relative alla valorizzazione economica dei dati personali ed alla natura ‘pro-concorrenziale’ del diritto alla portabilità”.
In attesa che arrivi il parere dell’Edpb a chiusura dell’istruttoria avviata sulla app, il Garante invita i soggetti privati che riceveranno le richieste di portabilità dei dati da parte di “Weople” ad operare nel rispetto del principio di accountability stabilito dal Regolamento Ue, valutando se ottemperare alle richieste o motivare un eventuale rifiuto.
Ricordiamo che un iscritto a “Weople” potrebbe ricevere una monetizzazione del valore dei propri dati stimata attorno a 100 o 200 euro all’anno, in base a quanti e quali dati si vogliono investire, a cui si devono aggiungere bonus, vincite ad estrazione e naturalmente la possibilità di beneficiare di offerte personalizzate. La parte economica viene finanziata con il meccanismo della restituzione del 90%.