Brasile, Cesare Battisti e’ arrestato mentre cerca di superare il confine con la Bolivia
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – L’ex terrorista italiano Cesare Battisti e’ stato arrestato oggi in Brasile mentre cercava di superare il confine con la Bolivia. L’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato in Italia all’ergastolo per la morte di due persone, e’ stato fermato nella citta’ di Corumba’, nello stato di frontiera del Mato Grosso del Sud mentre cercava di passare la frontiera con denaro in contanti. Battisti, considerato latitante dalla giustizia italiana dagli anni ’70, e’ fuggito prima in Francia e poi, dal 2004, in Brasile, dove e’ stato arrestato nel 2007. Nel 2009 il Supremo tribunale federale (Stf) ha autorizzato l’estradizione dell’ex terrorista, negata dall’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva nel 2010, con un decreto firmato l’ultimo giorno del suo mandato presidenziale, il 31 dicembre. Secondo la difesa di Battisti, esistono diversi tentativi “illegali” di rinviarlo all’estero. La scorsa settimana i suoi avvocati hanno presentato una richiesta di “sabea corpus” al Stf per impedire un’eventuale estradizione, deportazione o espulsione dal Brasile.
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Usa, Trump vorrebbe denunciare accordo con Iran ma vertici militari sono contrari
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – Il presidente Usa Donald Trump e’ fortemente contrario all’accordo con l’Iran sul nucleare, che il mese scorso di fronte all’Assemblea dell’Onu ha definito “imbarazzante”, e vorrebbe che gli Stati uniti lo denunciassero. Si avvicina il momento, il prossimo 15 ottobre, in cui il Congresso Usa dovra’ certificare che Teheran ha finora rispettato i termini dell’intesa. Trump per due volte ha dato un riluttante assenso al “si'”, ma questa volta potrebbe negarlo. I “falchi” repubblicani del Congresso gia’ parlano di una imminente “decertificazione”. Ma – scrive il quotidiano “Washington Post”, il presidente potrebbe trovare un ostacolo inatteso da parte di alcuni suoi “fedelissimi” tra cui il segretario alla Difesa Jim Mattis. Martedi’ scorso Mattis, un ex generale dei Marines, e’ apparso di fronte alla Commissione Forze Armate del Senato per un’audizione dedicata all’accordo con l’Iran. Il senatore Angus King gli ha posto una domanda diretta: “Lei ritiene che sia nell’interesse della nostra sicurezza nazionale rimanere nel Jcpoa?” (Joint Comprehensive Plan of Action, la sigla dell’intesa con Teheran). Altrettanto diretta la risposta: “Si’, senatore, lo ritengo”. Mattis, che peraltro e’ notoriamente ostile al regime iraniano, non e’ il solo, ai vertici, ad avere questa opinione. Dello stesso parere e’ il generale Joseph F. Dunford Jr., capo degli Stati maggiori riuniti, ovvero l’ufficiale piu’ alto in grado degli Usa e principale consigliere militare del presidente, secondo cui Teheran “non ha materialmente violato l’accordo”, la cui applicazione “ha ritardato lo sviluppo della capacita’ nucleare dell’Iran”. La Casa Bianca, tuttavia, scrive ancora “Washington Post”, e’ di parere diametralmente contrario. Trump insiste che l’Iran ha violato “lo spirito” dell’accordo testando missili balistici e continuando la sua azione volta a destabilizzare il medio oriente. Se gli Usa non certificassero l’accordo, il Congresso avrebbe due mesi di tempo per decidere se ripristinare le sanzioni contro l’Iran, con la conseguenza che l’Iran si riterrebbe sciolto dai suoi obblighi. Una delle conseguenze sarebbe la ripresa della politica nucleare dell’Iran con la prospettiva di trovarsi di fronte a un’altra crisi geopolitica. In piu’ gli Usa si troverebbero nella scomoda posizione di aver fatto fallire un accordo che a quanto pare sta funzionando. Questo quando un sondaggio condotto dal Chicago Council on Global Affairs ha mostrato che una chiara maggioranza dell’opinione pubblica Usa ritiene che si debba rimanere nell’accordo. “Anche i vertici della difesa nazionale sono d’accordo”, conclude il quotidiano, “ma non e’ chiaro se il comandante in capo li ascoltera’”.
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Spagna, CaixaBank sta valutando di trasferire la propria sede legale nelle Isole Baleari
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – CaixaBank, l’istituto bancario piu’ grande della Catalogna, sta valutando se spostare il proprio quartier generale nelle Isole Baleari se cio’ dovesse rivelarsi necessario per proteggere i propri clienti dalle possibili ripercussioni della crisi catalana in corso da domenica scorsa, in seguito al referendum indipendentista. Il quotidiano spagnolo “El mundo” riferisce che il comitato esecutivo della CaixaBank si riunira’ oggi per discutere tutti i possibili scenari e i relativi piani di emergenza, tra cui appunto il trasferimento della sede legale. La deriva secessionista, si legge nel quotidiano spagnolo “Abc”, sta colpendo anche altre grandi imprese e multinazionali che operano in Catalogna e che si stanno preparando a lasciare la regione spagnola nel caso in cui la Generalitat dovesse dichiarare unilateralmente l’indipendenza dal governo spagnolo.
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Regno Unito, May offre agli elettori il “sogno britannico” ma il suo discorso si trasforma in un incubo
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – Theresa May voleva rilanciare la sua leadership ieri, offrendo agli elettori il “sogno britannico”, ma il discorso piu’ personale del suo mandato e’ stato oscurato da un burlone che le ha consegnato un modello P45, da una tosse incessante, e da problemi con la parete nel fondo. Il primo ministro ha cercato di spostare il focus dalla lotta interna sulla Brexit alle politiche sulle bollette energetiche e alloggi, ma a volte ha fatto fatica a proseguire con il suo discorso mentre la sua voce vacillava. Dopo avere accettato un bicchiere d’acqua e una caramella contro la tosse dal cancelliere Philip Hammond ha continuato il suo discorso, pensato per ribadire il suo credo ma terminato con molte domande sul suo futuro. Dopo avere perso la maggioranza parlamentare alle elezioni di giugno, tutti questi incidenti hanno portato alcuni membri del partito Conservatore a chiedersi quanto a lungo il primo ministro potra’ tirare avanti. I Tory hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta sul comico Simon Brodkin che dopo essere riuscito ad accreditarsi, ha consegnato al premier un finto modello P54 (documento che viene rilasciato dal proprio datore di lavoro al momento in cui si smette di lavorare), affermando di averlo fatto su richiesta di Boris Johnson. E’ stato espulso dalla sala e successivamente arrestato. May ha accettato il finto documento, in cui tra i motivi della cessazione del rapporto di lavoro si legge che May non e’ “ne’ forte ne’ stabile”. In seguito, quando la telecamera ha inquadrato Brodkin, la tosse di May ha iniziato a peggiorare. “Restera’ la tosse piu’ famosa nella storia del Regno Unito”, ha scherzato il segretario alla Salute Jeremy Hunt. Prima del suo discorso i deputati dei Tory erano tutti d’accordo nel darle dai 18 ai 24 mesi di tempo, cosi’ da traghettare il paese attraverso la Brexit. Ma secondo alcuni la sua performance ha fatto dubitare molti che possa durare cosi’ a lungo.
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Regno Unito, tutte le politiche che Theresa May ha rubato a Jeremy Corbyn
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – Il discorso di Theresa May alla Conferenza annuale del Partito conservatore non avrebbe potuto andare peggio. Ha perso la voce, ha dovuto fronteggiare un manifestante armato di modulo P45 e ha dovuto continuare a parlare mentre lo scenario intorno a lei cadeva letteralmente a pezzi. Tuttavia, tra un colpo di tosse e l’altro, il primo ministro ha usato il suo discorso per proporre una serie di politiche su vari temi, dall’alloggio alla salute, passando per l’energia. Se alcuni dei suoi annunci suonano familiari e’ perche’ lo sono. Su molti temi il primo ministro ha in effetti adottato le politiche dei laburisti presentandole come proprie. Tra questi c’e’ sicuramente quello delle tasse universitarie, uno dei cavalli di battaglia di Corbyn, che ha proposto la cancellazione totale delle tasse e parlato della possibilita’ di cancellare il debito studentesco. La questione e’ stata ora affrontata anche da May, nel tentativo di attrarre i giovani elettori. “I giovani di fanno carico di un debito enorme e alcuni non sanno cosa ne ricaveranno in cambio”, ha detto il primo ministro parlando alla platea di Manchester. “Abbiamo ascoltato e abbiamo imparato. Lavoreremo a una revisione dei fondi universitari e dei finanziamenti agli studenti”. Tra gli altri temi degni di nota c’e’ quello dell’alloggio. I laburisti hanno passato gli ultimi sette anni a chiedere ai Conservatori di investire nelle case popolari. Sotto il governo dei Tory il numero delle case popolari costruite e’ crollato del 97 per cento, a beneficio di abitazioni “meno care”, il cui prezzo e’ comunque superiore del 30 per cento rispetto all’affitto di una casa popolare. Ora, nel suo discorso May ha promesso di investire ulteriori 2 miliardi di sterline nella costruzione di case “accessibili” economicamente e di destinare all’uso di casa popolare alcune delle abitazioni in costruzione. A questi temi si aggiunge quello dell’energia. I Laburisti sono andati alle elezioni del 2015 promettendo di mettere un tetto ai prezzi dell’energia; una politica all’epoca definita “marxista” dai Conservatori. Nel suo discorso, tuttavia, May ha annunciato che il suo governo legiferera’ proprio su questo: “Il mercato dell’energia punisce la fedelta’ con prezzi alti, e i consumatori piu’ fedeli sono spesso coloro che hanno introiti piu’ bassi”. Per questo “il governo presentera’ un progetto di legge per introdurre un tetto alle bollette energetiche”.
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Francia, polemiche per frase del presidente Macron su lavoratori in sciopero
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – Sul suo sito, L’Obs parla delle polemiche seguite a una frase pronunciata dal presidente francese, Emmanuel Macron, durante una sua visita ad Egletons, nel dipartimento della Corre’ze, disturbata da un gruppo di operai che manifestavano contro la chiusura di GM&S, fabbrica specializzata nella costruzione di componenti per automobili. “Alcuni, invece di fare casino, farebbero meglio ad andare a vedere se trovano un posto di lavoro” ha affermato il capo dell’Eliseo mentre parlava con il presidente della regione, Alain Rousset. La frase non e’ scappata alle telecamere di Bfm-Tv, che hanno ripreso l’esatto momento in cui Macron l’ha pronunciata. Il portavoce dell’Eliseo, Bruno-Toger Petit, ha reagito sul suo profilo Twitter, affermando che quella del capo di stato francese e’ stata un “citazione estrapolata dal suo contesto”. Durante la manifestazione si sono verificati scontri con le forze dell’ordine, che hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi ai luoghi visitati dal presidente. Sui social network si e’ acceso un vivo dibattito, con decine di utenti che hanno condannato le parole del presidente francese, giudicandole irrispettose e fuori luogo. Critiche anche da buona parte dell’opposizione, con i socialisti e i deputati della France Insoumise che hanno condannato l’uscita di Macron.
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Francia, direttore esecutivo Stx France critico nei confronti di Naval Group
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” e “Les Echos” parlano del futuro di Stx France dopo l’acquisizione da parte di Fincantieri, riportando alcune dichiarazioni di Laurent Castaing, direttore esecutivo dei cantieri di Saint Nazaire, che dovrebbe essere riconfermato alla guida del gruppo. Castaing ha riservato parole dure in merito all’entrata di Naval Group nell’accordo, affermando che “per 12 milioni di euro” il costruttore leader nel settore della difesa navale “ha ucciso il suo unico concorrente francese”. “Come cittadino francese non e’ una buona notizia” ha aggiunto Castaing, facendo riferimento alla fine della concorrenza tra le due societa’ francesi che portera’ lo Stato a pagare prezzi piu’ alti per avere le navi. “Le Figaro” spiega che l’ingresso di Naval Group nel capitale di Stx e’ una mossa strategica, grazie alla quale il gruppo potra’ continuare a far produrre da Stx gli scafi delle sue portaerei e dei suoi portaelicotteri, assumendo una posizione di primo piano nel settore della difesa navale in Europa. Dal canto suo, Naval Group non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla questione. Sul suo futuro, Castaing ha affermato che “spettera’ a Fincantieri decidere” visto che ci potrebbero essere altri candidati pronti a dirigere i cantieri di Saint Nazaire.
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Germania, governo federale ribadisce opposizione a garanzia europea comune sui depositi
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – Il ministro tedesco delle Finanze, il cristiano-sociale Wolfgang Schaeuble (Cdu) e’ sempre stato contrario alla messa in comune dei rischi nell’Unione, ma la Commissione europea resta determinata a costituire un “sistema europeo di assicurazione dei depositi” (Edis), con un capitale di 43 miliardi di euro. Bruxelles suggerisce un’introduzione “a passi piu’ lenti”, come annunciato dal commissario europeo Valdis Dombrovskis. Berlino richiede garanzie circa la riduzione dei rischi del settore bancario che il Consiglio dei ministri delle finanze (Ecofin) non ha mai seriamente affrontato, causando di fatto uno stallo durato due anni. Secondo la direttiva europea, ogni risparmiatore di depositi deve essere garantito fino a 100.000 euro. Se i rispettivi fondi nazionali sono insufficienti, i sistemi di garanzia dei depositi degli altri paesi della zona euro entrano in soccorso, ma solo per compensare un gap di liquidita’ di credito. Cosi’, ad esempio – scrive il quotidiano “Handelsblatt” – il Fondo di Tutela dei Depositi tedesco dovrebbe inviare fondi oltre le Alpi nel caso di una crisi del sistema bancario italiano, senza rivedere mai indietro nulla. Questo rischio e’ ora notevolmente ridotto nella proposta di compromesso di Dombrovskis. Tuttavia il settore bancario tedesco osserva le mosse di Bruxelles in maniera sospettosa. Ad esempio non e’ ancora chiaro se lo Stato debba essere responsabile nel caso in cui il fondo nazionale risulti insolvente.
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Giugliano (“Bloomberg”), le aziende italiane hanno imparato a fare a meno della lira
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – L’Italia ha abituato alle cattive notizie economiche al punto che pochi si sono accorti della sua ripresa economica, scrive l’opinionista economico Ferdinando Giugliano su “Bloomberg”. Il governo italiano ha recentemente rivisto al rialzo la previsione di crescita del Pil per il 2015 all’1,5 per cento; il principale motore della crescita – sottolinea Giugliano – sono le esportazioni, che secondo il Tesoro cresceranno del 4,8 per cento rispetto allo scorso anno. Le esportazioni, sottolinea l’autore dell’editoriale, consentono all’Italia di incassare denaro dall’estero, e tale dinamica aiuta anche i consumi. La bilancia commerciale italiana dovrebbe esibire quest’anno un attivo pari al 2,4 per cento del pil, contro il deficit del 3 per cento registrato nel 2011. Gran parte di questo notevole rimbalzo, ammette l’opinionista, e’ frutto della ripresa dell’economia e del commercio globale, ma “sta anche accadendo qualcos’altro: le aziende italiane stanno imparando ad essere competitive entro i limiti di un tasso di cambio fisso”. Un nuovo studio della Banca d’Italia fotografa un crollo della quota italiana del commercio globale nella prima decade seguita all’introduzione del cambio fisso, nel 1998; oggi, pero’, tale quota si e’ stabilizzata; Nell’arco dell’ultimo ventennio l’export italiano ha sofferto l’effetto combinato dei vincoli della moneta unica e della competizione dei mercati emergenti a basso reddito come la Cina; i prezzi domestici, nel frattempo, sono cresciuti a ritmi maggiori rispetto alla media dell’eurozona; e le piccole e medie imprese, nerbo dell’economia italiana, hanno faticato particolarmente ad adattarsi al nuovo ambiente. dal 2011 in poi, pero’ – scrive Giuliano – l’Italia ha invertito la tendenza; la sua economia ha intrapreso un processo di specializzazione in settori come la farmaceutica, che non soffre della competizione cinese, e quello alimentare, dove l’Italia puo’ fare affidamento sulla propria reputazione e sui suoi marchi di pregio, a prescindere dal prezzo. L’autore dell’editoriale cita alcuni esempi, come quello dell’azienda produttrice di calzature sportive Diadora, uscita dalla crisi grazie al riposizionamento nell’alta gamma del mercato. Per fare ancora meglio, conclude Giuliano, le aziende italiane avrebbero bisogno di maggiori investimenti per aumentare la produttivita’, e su questo fronte gli incentivi fiscali introdotti dal governo possono soltanto fino a un certo punto: il paese ha bisogno di sforzi senza precedenti per migliorare la qualita’ delle sue istituzioni e la competitivita’ del mercato del lavoro e finanziario.
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Italia, il ministro d’acciaio Marco Minniti
05 ott 10:59 – (Agenzia Nova) – La “Sueddeutsche Zeitung” traccia un profilo del ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, figura centrale nella gestione del flusso di migranti che attraversa il Mar Mediterraneo verso l’Italia. Fino al 12 dicembre del 2016 il politico italiano era segretario di Stato e responsabile del coordinamento dei Servizi italiani, e in quanto tale non era una figura molto nota all’opinione pubblica. Negli ultimi anni e’ stato spesso in Nord Africa e Medio Oriente, ed e’ questo bagaglio di esperienze, scrive il quotidiano tedesco, che gli ha consentito di arginare efficacemente i flussi migratori, pur tra le polemiche per i presunti accordi con le milizie libiche. Il governo italiano avrebbe promesso ai libici di aiutarli ad aprire nuove aree di business se dovessero abbandonare la loro attivita’ di contrabbando di esseri umani. Tale traffico era una delle attivita’ piu’ profittevoli in Libia dopo la caduta del regime di Muammar al Gheddafi, e di questo, secondo il Ministro, la colpa e’ della comunita’ internazionale. A febbraio Minniti e’ tornato a Tripoli per firmare una dichiarazione d’intenti con il primo ministro Fayez al Serraj, che ha impegnato l’Italia ad addestrare la Guardia costiera libica. Due mesi dopo, i primi equipaggi erano gia’ pronti per l’azione, e da allora, la guardia costiera libica ha intercettato 16.500 migranti. “Questo non e’ un numero banale”, sottolinea Minniti, che ha incontrato diverse volte i sindaci delle citta’ costiere libiche e ha invitato a Roma i capi tribu’ del Sahara. “Per la chiusura della rotta balcanica, l’Europa ha speso un sacco di soldi”, sottolinea il Ministro. “Ora dovrebbe spenderne altrettanti per la Libia e per l’Africa”. Il calo degli sbarchi e’ del 35 per cento rispetto allo scorso anno, anche grazie agli accordi che l’Europa ha stretto con il Ciad e il Niger. Nel frattempo, le grandi organizzazioni internazionali di aiuti per i rifugiati, come l’Unhcr, hanno iniziato il loro lavoro in Libia. Non tutti sono concordi nel lodare il Ministro, soprattutto a Sinistra, dove gli si rimprovera di lasciare i profughi in balia delle violazioni dei diritti umani in Libia; a Destra, invece, il ministro ha ricevuto un plauso per il suo efficace attivismo. Circa una sua eventuale candidatura a primo ministro dice: “Penso che sia una previsione del tutto irrealistica”.
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