L’intelligenza artificiale (IA) cambierà molti ambiti del nostro quotidiano, soprattutto per quel che riguarda la Pubblica Amministrazione locale e le imprese. Si tratterà di un fenomeno che andrà ad impattare il modo in cui si amministra un territorio e il modo in cui si fa impresa.
L’evento “AI per la trasformazione digitale delle amministrazioni locali: sfide e opportunità”, organizzato dal Cerchio ICT e coordinato da Raffaele Barberio, Direttore di Key4biz, si è posto proprio l’obiettivo di esplorare le potenzialità di queste tecnologie nei diversi ambiti di applicazione, affrontando i numerosi interrogativi che l’IA ancora solleva.
C’è da trovare il modo migliore per impiegare le IA, individuando quelle più efficaci per assicurare la sicurezza massima, ma c’è anche la necessità di lavorare di più sulle competenze e i controlli. Nel panel di Bologna dal titolo “Utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nello sviluppo dei software per la Pubblica Amministrazione” si è cercato di offrire delle risposte a queste esigenze.
Il Cerchio ICT nasce dall’accordo strategico sottoscritto da quattro società in house delle Province autonome di Trento e Bolzano, delle Regioni Emilia Romagna e Veneto che si occupano di ICT (rispettivamente Trentino Digitale e Informatica Alto Adige, Lepida e Pasubio Tecnologia) con l’obiettivo di migliorare l’efficacia e la qualità dei servizi a favore di cittadini ed enti pubblici.
Secondo Bianca Frigerio, Account Technology Strategist per la Pubblica Amministrazione Microsoft Italia, “siamo nel vivo dell’ondata delle IA generative e le aziende stanno cambiando il modello di interazione con PA e cittadino. Le nuove generazioni di IA generativa sono integrate in diverse applicazioni, come quelle che nelle amministrazioni pubbliche favoriscono l’accessibilità a contenuti di generazione che torneranno utili anche nel rapporto con i cittadini. L’IA non aiuta solo nell’interazione con i contenuti, ma anche per il supporto decisionale delle PA, aiutando nell’analisi real time dei dati, fornendo così informazioni chiave alle amministrazioni che devono prendere decisioni efficaci. Basti pensare alla gestione e monitoraggio del traffico stradale. L’innovazione più importante che vedrà integrata l’IA generativa nei prossimi anni sarà quella che consentirà al cittadino di ricevere informazioni personalizzate sulla base dei propri bisogni.
Bisogna provare queste tecnologie e non avere paura di testarle per capire come utilizzarle nel modo più corretto”.
“Oggi abbiamo tutti i prodotti di Google che già integrano l’IA. Come nel caso della traduzione simultanea o il machine learning integrato. Abbiamo un’azienda interna DeepMind dedicata tutta al machine learning. Nostro obiettivo è riscrivere il software, togliendo parti del lavoro di routine dello sviluppatore, automatizzando le attività più ripetitive. Poi c’è la parte di coding, per la generazione, il testing e la ricerca bug, in cui l’IA accelererà la velocità di sviluppo dei software, e infine c’è la sicurezza, che va aumentata all’interno e all’esterno. Per il futuro, bisogna studiare di più la tecnologia e capire le normative, ma senza mischiare mai i prodotti consumer con quelli enterprise”, ha suggerito Davide Gheller, Account Executive PS Google Cloud.
“Nasciamo nell’open source, ma l’IA la stiamo studiando da diverso tempo. Sta succedendo che le diverse IA sono sempre più usate in azienda, per accelerare i processi di sviluppo. Se c’è da scrivere una funzione difficile ti fai aiutare da ChatGPT. Ti supporta nella focalizzazione delle funzioni usate come training nell’addestramento dell’IA. Sono strumenti molto utili, non solo per lo sviluppo, ma anche per il testing del software. Chi lavora nell’ambito dello sviluppo ha un grosso problema, perché quando si inserisce nel sistema il codice sorgente, magari della PA, ci dobbiamo domandare se è possibile farlo. È una novità e quindi nessuno ha mai pensato se un’azienda può usare questi codici o no, che poi vanno introdotti in ChatGPT, quindi usati per il training dell’IA. Non ci sono istruzioni precise a riguardo. Parliamo di aziende certificate e controllate per la gestione dei dati pubblici, ma la novità dell’IA richiede un intervento in termini di regolamentazione. Un secondo punto molto serio è il know how. Un’azienda che sviluppa software si differenzia da un’altra proprio per il know how. Ma questo know how poi a chi apparterrà, al cliente o all’IA? Si tratta di una tecnologia fondamentale, che va cavalcata per accelerare l’innovazione, ma va governata e non subita”, ha raccontato Gianluca Ortolani, CEO Net Service.
“L’IA è un valore aggiunto che si va ad offrire ai propri clienti. Ogni azienda ha come obiettivo la crescita e l’innovazione è la leva primaria. L’IA mette alla prova le competenze in ogni azienda e la capacità stessa dell’organizzazione. Siamo partiti dalla PA nel proporre l’IA nel machine learning per avvicinare il mondo del ‘vago’ a quello delle decisioni prese su dati scientifici. In un mondo di persone che interagiscono è difficile trovare dati su cui oggettivamente ed obiettivamente è possibile prendere decisioni. Il machine learning cerca di trovare i dati migliori su cui lavorare per ottenere delle informazioni base su cui prendere decisioni. L’IA generativa ha creato modelli di previsione ma senza indicazioni sul come controllarli. Abbiamo la proposta dell’IA a supporto delle decisioni, poi l’IA a supporto dei processi, ma l’IA può anche essere rivolta allo sviluppo del software, con Copilot Enterprise, dove il problema dei pezzi di codici storati in qualche cloud – chissà dove situato – non c’è, perché il sistema non trattiene il software suggerito. In questo modo la produzione di software aumenta notevolmente”, ha invece detto Giovacchino Tesi, AD Energee4.
Mauro Pellicioli, Customer Engineer PS Google Cloud, ha spiegato che: “L’IA accelera lo sviluppo dei software. Con le nostre soluzioni possiamo affiancare ogni utente con agenti virtuali ben istruiti, quasi dei tuttologi, a cui puoi rivolgerti per risolvere problemi. L’IA generativa permette alle persone di iniziare a lavorare e fare evolvere in maniera personalizzata ogni attività. La tecnologia non andrà a sostituire il lavoro umano, ma andrà a potenziarlo e migliorarlo, proprio grazie alla personalizzazione del servizio/prodotto, in cui c’è sempre l’uomo dietro. Nella PA ad esempio l’IA ci aiuta ad ammodernare i software, riscrivendoli e passando a linguaggi innovativi ed efficienti. Il tema della sicurezza rimane sempre centrale, perché la possibilità di identificare minacce e pericoli in ogni sistema è fondamentale per potenziare le difese.
Bisogna gestire molto bene la governance di queste tecnologie”.
“Lavoriamo su nuovi sistemi e l’IA può dare un grosso contributo in termini di funzionalità, come ad esempio nella ricerca, potenziandola. Abbiamo già visto l’IA impiegata nelle immagini, come le fotografie dei test Covid, con la possibilità di avere un algoritmo di IA in grado di capire se l’immagine riguarda il test e se questo è positivo o negativo. Altro caso è l’impiego dell’IA nei documenti di riconoscimento, per estrarre dati generali come scadenza o ente di emissione. Altro caso ancora è nel machine learning per la profilazione dell’utente in base alla residenza, all’età, o il luogo di residenza o di lavoro, ma anche del genere. Produciamo software in Lepida, con 30 addetti, programmatori junior e senjor, e impieghiamo quindi soluzioni IA, soprattutto nella parte ripetitiva del lavoro, della documentazione e della sicurezza del codice che si va a scrivere”, ha infine affermato Daniele Tomasi, Responsabile Realizzazione Software Lepida.