Chi segue questa rubrica “ilprincipenudo” curata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult per il quotidiano online “Key4biz” sa bene che non risparmiamo mai nessuno, che sia posizionato a “destra” o a “sinistra” o al “centro” (o altrove), rispetto ad un tentativo costante di analisi critica delle politiche culturali e delle economie mediali, e finanche delle dinamiche sociali: l’Istituto italiano per l’Industria Cultura, nato ormai oltre trent’anni fa, continua a potersi vantare di essere un centro di ricerca indipendente “super partes”…
Cerchiamo di fornire dataset accurati e analisi critiche che consentano sia alla collettività (la comunità culturale) sia alle istituzioni (a chi governa) di acquisire informazioni e studi che stimolino la migliore amministrazione dei danari pubblici, auspicando anzitutto trasparenza (rara avis, in Italia, non soltanto in materia di politiche culturali) e poi valutazioni di impatto delle politiche, ovvero efficienza ed efficacia.
Convinti che la mano pubblica debba estendere lo spettro del pluralismo espressivo, far crescere le piccole e medie imprese, dare spazio al pensiero non conforme ed alla sperimentazione, stimolare le diversità…
Tutta questa premessa – che è metodologica prima che ideologica – per approfittare della grande libertà che il direttore di questa testata, Raffaele Barberio, ci ha sempre concesso, registrando una bella convergenza tra gli ideali di IsICult e gli ideali di Key4biz.
E certamente non abbiamo mai risparmiato Dario Franceschini (Partito Democratico), nei lunghi anni del suo mandato alla guida del Ministero della Cultura, e non abbiamo risparmiato, nei mesi scorsi, il suo successore Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia).
In particolare, siamo sempre stati attenti e critici nei confronti della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, che ha sviluppato una sua “linea editoriale” (ovvero una strategia politica) attraverso ben tre diverse maggioranze di governo: le abbiamo riconosciuto merito, per esempio, quando ha deciso – d’intesa con l’allora Direttore Generale della Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia (chiamato da qualche settimana a guidare il Maggio Fiorentino) – di aprire i fondi del “Pnrr” dedicati allo sviluppo delle imprese culturali e creative anche alle “associazioni culturali”, che in Italia vengono ancora oggi considerate a mo’ di imprese di “serie B” (ci riferiamo ai bandi cosiddetti “Tocc” affidati dal Mic ad Invitalia: Transizione – digitale ed ecologica – degli Organismi Culturali e Creativi); l’abbiamo duramente criticata quando si è esaltata sulle potenzialità di una campagna promozionale per il cinema in sala, “Cinema Revolution”, i cui effetti si stanno dimostrando alla fin fine assai modesti…
Forti di questa nostra posizione di indipendenza, assistiamo con stupore all’ondata “politica” che sta montando in relazione ai futuri possibili del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc): abbiamo segnalato la vicenda sulle colonne di “Key4biz”, anche se il primo a focalizzare l’attenzione è stato Boris Sollazzo sulle colonne della testata giornalistica diretta dall’editorialista del quotidiano “la Repubblica” Conchita De Gregorio, “The Hollywood Reporter Roma” (vedi “Key4biz” del 19 luglio 2023, “Cinecittà: superate le criticità del Pnrr, ma i nuovi studios passano da 17 a 9”).
In sintesi: alcuni parlamentari leghisti hanno redatto un emendamento al Decreto Legge cosiddetto “Giubileo” che andrebbe a modificare l’assetto istituzionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, la storica scuola di cinema fondata sotto il regime fascista (si tratta di un progetto fortemente voluto da Benito Mussolini, come per Cinecittà).
Questo libero esercizio delle prerogative parlamentari è stato interpretato da alcuni come un terribile… scandalo politico: una presunta riprova della “destra” che vorrebbe imporre il proprio dominio sugli apparati culturali del Paese.
L’accusa è semplicemente surreale e ricorda un po’ l’accusa di “bavaglio” che la destra al governo a Viale Mazzini vorrebbe imporre al libero pensiero nella emittente di servizio pubblico: eppure si tratta di quella stessa Rai che accoglie una voce non esattamente allineata al pensiero destrorso, qual è Roberto Saviano! Si tratta di quello stesso Saviano che pure si è scontrato a muso duro con la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni…
Centro Sperimentale di Cinematografia: tutto oro quel che luccica?
Oggi vogliamo affrontare la questione Csc in modo preliminare: torneremo presto, su queste colonne, sul “dossier” Centro Sperimentale di Cinematografia (e quindi Scuola Nazionale di Cinema e Cineteca Nazionale) anche perché – per dirla brutalmente – non è tutto ora quel che luccica.
E che il Csc sia storicamente una “casamatta” presidiata dalla sinistra, da una certa sinistra, è assolutamente evidente.
Chi redige queste noterelle può farsi vanto di essere stato un borsista del Centro Sperimentale, per due anni, molti secoli fa, nel corso di Organizzazione della Produzione Cinematografica e Audiovisiva. Frequentava lo stesso corso frequentato da Agnese Fontana, Giannandrea Pecorelli, Gianluca Arcopinto, Pierpaolo Trezzini, Domenico Maselli… I primi quattro sono divenuti qualificati produttori indipendenti, il quarto è divenuto docente al Csc stesso… E chi scrive quest’articolo si è buttato sul versante “teorico”, divenendo un consulente di marketing strategico e studioso di politiche culturali ed economie mediali.
Chi redige queste noterelle era in quegli anni impegnato “a sinistra”, ma una sinistra eterodossa, oscillante tra un’idea radicale ed un’idea socialista ed un’idea liberale: ricorda bene che si candidò alle elezioni per il rappresentante degli studenti, a fronte di un blocco che potremmo definire – in modo asettico – allora “comunista”. Su oltre 60 votanti, tutti i voti andarono al collega Gianluca Arcopinto, e 2 soltanto a favore di Zaccone (confesso, incluso il mio stesso voto!).
L’esperienza del Centro Sperimentale è stata assolutamente stimolante (basti ricordare che avevamo come docenti personalità del livello di Furio Scarpelli, Gianni Amelio, Roberto Perpignani, Luigi De Laurentiis) e non ho mai percepito negli insegnanti una cappa ideologica, sebbene avessi coscienza della mia “diversità”.
Perché propongo questa piccola digressione personale?! Perché è giustappunto l’ex collega Gianluca Arcopinto (Direttore Artistico “Produzione”) ad essere il primo firmatario (ma forse soltanto perché l’epistola è firmata in ordina alfabetico) di una “lettera aperta”, rilanciata da “The Hollywood Reporter Roma” sabato scorso 22 luglio: “Noi direttori artistici e docenti del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema, con la quale abbiamo l’onore di collaborare e che per molti di noi è stata anche il luogo della propria formazione, comprendiamo e sosteniamo l’agitazione messa in atto dagli studenti a causa della possibile approvazione dell’emendamento proposto nel decreto Giubileo che cambia in profondità la natura del Csc, una scuola che ha diplomato negli anni numerose eccellenze del settore cinematografico del nostro paese e i cui alunni continuano ad ottenere riconoscimenti nei festival di tutto il mondo. Abbiamo a cuore la stabilità e la specificità di un’istituzione che è strategica per il futuro del nostro audiovisivo e ci sconcerta la modalità di presentazione dell’emendamento, in piena estate, durante una pausa della didattica, all’interno di un decreto che dovrebbe occuparsi di tutt’altro. Vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per le conseguenze di un cambiamento di tale portata, fatto senza attendere la naturale scadenza dell’attuale dirigenza e quando l’anno scolastico è ancora in corso. Si rischiano ripercussioni sul regolare andamento della didattica e sulle attività del Centro Sperimentale, che tra l’altro a novembre ospiterà il congresso mondiale delle scuole di cinema, evento per il quale si sta già da tempo lavorando”.
Che dire?! Autodifesa d’ufficio. Legittima certamente.
Tralasciamo il fiume di dichiarazioni polemiche, di prese di posizione, di esponenti politici, sia del Partito Democratico sia del Movimento 5 Stelle.
Tutti ad urlare all’inquietante scandalo!
Da ultimo, quella di oggi pomeriggio lunedì 24 luglio… Ecco cosa ha dichiarato oggi il Vice Presidente del MoVimento 5 Stelle Riccardo Ricciardi, che si è recato oggi insieme a Giuseppe Conte presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma a sostegno della protesta degli studenti: “oggi ho fatto visita agli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, che ho avuto l’onore di frequentare quindici anni or sono. Mi sono recato lì con il presidente Conte e con il collega di commissione cultura Gaetano Amato per esprimere piena solidarietà e sostegno alla loro protesta contro il rischio concreto di lottizzazione da parte del governo di un istituto di eccellenza come il Csc. Continuiamo a chiedere con forza che l’emendamento leghista al Decreto Giubileo venga ritirato perché mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza del Centro. Se c’è un settore su cui siamo pronti a fare le barricate contro ogni ipotesi di lottizzazione e di occupazione da parte del governo è proprio quello della cultura, dello spettacolo e dell’arte, la cui libertà deve essere garantita sempre e protetta dalla sete di poltrone di questa maggioranza”.
Retorica allo stato puro. Ipocrisia mestierante e militante
C’è da restare senza parole: retorica allo stato puro, ipocrisia mestierante e militante.
Si tratta esattamente di quello stesso partito (M5s) che, qualche anno fa (luglio 2020), ha deciso di far nominare – grazie all’intervento diretto dell’allora Sindaca di Roma Virginia Raggi – Presidente della Fondazione Musica per Roma (Mpr) una giornalista Rai, il cui curriculum professionale non era esattamente coerente con un simile ruolo: si tratta di quella stessa Claudia Mazzola, che è stata Presidente di Mpr ed al tempo stesso Direttore dell’Ufficio Studi della Rai, senza che nessuno a parte il renziano Michele Anzaldi (allora parlamentare e Segretario della Commissione di Vigilanza sulla Rai) contestasse polemicamente questo doppio ruolo. E qualche settimana fa la stessa Mazzola, sempre secondo le logiche della lottizzazione partitocratica, è stata nominata Presidente di Rai Com (la direzione dell’Ufficio Studi è stata invece affidata a Francesco Giorgino). Ovviamente mantenendo Mazzola il ruolo di Presidente di MpR, che però parrebbe ora il Sindaco “dem” Roberto Gualtieri vorrebbe affidare alla ex Ministra Giovanna Melandri, spodestata dal “suo” Maxxi (Museo nazionale delle Arti del XXI Secolo) dal Ministro Gennaro Sangiuliano…
Con quale coraggio si grida allo scandalo… allorquando si è co-autori di dinamiche altrettanto scandalose?!
Non è certo questa la sede per affrontare organicamente il tema della lottizzazione partitocratica delle istituzioni pubbliche della cultura italiana (che è un capitolo importante del saggio-pamphlet che stiamo scrivendo), ma ci si domanda se alcuni esponenti partitici hanno una minima capacità (volontà) di autocoscienza… E che dire di una pur minima coerenza?!
E veniamo a bomba: su queste colonne, il 19 luglio riportavamo il giudizio di Boris Sollazzo sulla attuale gestione del Csc, che il giornalista definiva “ottima”.
E commentavamo: francamente non abbiamo informazioni sufficienti per definire la presidenza di Marta Donzelli “ottima” o meno, ma sicuramente non ci è mai stato ben chiaro quali fossero gli obiettivi di quella parte dei 300 milioni di euro del Pnnr destinati al Csc. D’altronde è stata la stessa Corte dei Conti, a fine 2022, a porre dubbi sui 30/40 milioni di euro allocati a favore del Centro Sperimentale: denunciava la mancanza di “progetti specifici e relativi quadri economico-finanziari” (vedi anche “Key4biz” del 18 gennaio 2023, “Il “dossier Cinecittà”, 32 milioni di euro per la formazione. Ma la Corte dei Conti chiede chiarezza”).
La questione nodale è questa: chi può valutare se la gestione del Centro Sperimentale di Cinematografia, nel corso degli ultimi anni, è stata “ottima” o meno?!
Il Partito Democratico, forse? No. Fratelli d’Italia, forse? No.
I docenti stessi del Csc? Certamente sì, anche se è evidente (e naturale) che hanno interesse a mantenere il proprio ruolo, e si ricordi che sono tutti frutto di processi selettivi assai discrezionali. In sostanza affidati al Presidente del Centro stesso.
Esiste un “bilancio sociale” del Csc? No
Il Csc produce forse un suo “bilancio sociale”? No.
Esiste una “valutazione di impatto” della sua attività nel complesso del sistema audiovisivo italiano? No.
Certo, il Centro Sperimentale di Cinematografia è sottoposto alla supervisione del Ministero della Cultura (che è il soggetto che nomina i suoi stessi vertici), ed anche è sottoposto al controllo della Corte dei Conti (e qualche criticità, nel corso degli anni, è talvolta emersa)…
Chi può valutare – in modo serio, tecnico, indipendente – se il Centro Sperimentale di Cinematografia è quella “scuola” così all’avanguardia a livello nazionale e finanche internazionale?!
Ad oggi, nessuno.
E, ancora (su fronte altro, “soggettivo” ed ideologico), vi sono, nel corpo docente del Csc, artisti e creativi e professionisti e tecnici che possano essere considerati vicini al centro-destra?! Non ci risulta. Forse ci sbagliamo. Saremmo lieti di essere smentiti.
Se tutto il corpo docente fosse in qualche modo schierato a sinistra (come era peraltro oltre trent’anni fa, quando chi scrive era uno degli allievi…), ciò non rappresenterebbe un quadro eccellente di pluralismo culturale, ideologico, estetico. Oggi i tempi sono (dovrebbero) essere più plurali / pluralisti rispetto ad allora, nevvero?!
Quindi, crediamo che qualcosa non quadri. Altro che “scandali”…
La Presidente del Csc Marta Donzelli: scelta d’imperio dal Ministro Dario Franceschini
Un esempio, concreto e brutale: con quali criteri è stata scelta la attuale Presidente del Csc, Marta Donzelli?!
Non è dato sapere.
Si può soltanto ragionare sulla solita logica dell’… “intuitu personae”.
Un giorno, il Ministro ha scelto. Ed ha “decretato”.
Qualcuno si è posto, allora, un quesito, sulla qualità e sulla congruità del curriculum professionale di Marta Donzelli?!
Non ci risulta. Il Ministro ha deciso. Punto.
Marta Donzelli, classe 1975, è stata per 15 anni Responsabile della Segreteria Editoriale della assai qualificata casa editrice Donzelli, fondata ed ancora oggi guidata da suo padre Carmine Donzelli (senza dubbio intellettuale di sinistra). Dal 2006, ha intrapreso l’attività di produttrice, realizzando con la Vivo Film (assieme al marito Gregorio Paonessa, già Direttore Marketing della casa editrice Donzelli) -senza dubbio alcuni bei film (da “Dafne” di Federico Bondi a “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli). Sufficiente per un simile incarico?!
È stata messa in atto una selezione meritocratica? No.
Pubblica evidenza? No.
Procedure comparative?! No.
Il decreto a firma Dario Franceschini, in data 26 marzo 2021, recita: “Visto il decreto ministeriale 6 dicembre 2016, concernente la nomina del Presidente della Fondazione; Visto il curriculum vitae della dott.ssa Marta Donzelli…”. Ciò “visto”, “la dott.ssa Marta Donzelli è nominata Presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia”.
Con stesso atto “d’autorità” (d’imperio), l’allora Ministro nominò il Cda: Cristiana Capotondi, Valentina Gemignani, Guendalina Ponti ed il compianto Andrea Purgatori.
Che succedevano a Roberto Andò, Giancarlo Giannini e Carlo Verdone.
Marta Donzelli assunse l’incarico che era stato affidato, nei quattro anni precedenti, a Felice Laudadio, organizzatore culturale anche lui notoriamente schierato a sinistra.
Stessa dinamica “discrezionale” è avvenuta per la nomina nell’aprile del 2020 del Presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia – anche lei cooptata dal Ministro Dario Franceschini – che nel suo cv poteva vantare soltanto alcuni anni di esperienza come dirigente (Segretaria Generale) della Associazione dei Produttori Audiovisivi (Apa). Quella stessa Apa della quale è lei stessa stata paradossalmente nominata qualche settimana fa neo Presidente, dopo il mandato di Giancarlo Leone. E nessuno – a parte chi cura questa rubrica e pochissimi altri – sembra porsi il problema del latente conflitto di interessi e comunque della evidente inopportunità di mantenere due simili ruoli. Nelle sue ultime dichiarazioni, Chiara Sbarigia si spende infatti simpaticamente come “Presidente Cinecittà e Apa”.
Tutto normale? Tutto corretto? Tutto sano?
A noi, non sembra.
E ancora una volta segnaliamo che nel Cda di Cinecittà è stato cooptato, qualche mese fa, nel silenzio assoluto, anche il figlio di Ciriaco De Mita, tal Giuseppe De Mita. Qualcuno ha gridato all’ennesimo scandalo o comunque anche soltanto alla anomalia cooptativa? Non ci sembra. La questione è stata segnalata soltanto da IsICult e Key4biz (vedi “Key4biz” del 22 marzo 2023, “Un De Mita nel cda di Cinecittà, intanto oggi sciopero delle troupe cinematografiche”).
Vecchie e nuove patologie si riproducono, nel silenzio dei più.
E nell’ipocrisia di molti.
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.