Italiani sempre più su internet, ma solo il 5,2% si connette a banda ultralarga. La Tv resta regina incontrastata dei salotti mentre per l’informazione i giovani si rivolgono sempre di più a Google e Facebook col rischio di leggere e diffondere in modo virale notizie non sempre attendibili. Internet, inoltre, in tempo di crisi permette a tante famiglie di risparmiare tempo e denaro. E’ quanto emerge dal 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, presentato oggi, che fa il bilancio della ‘grande trasformazione’ dei media dell’ultimo decennio.
Solo il 5,2% connesso in ultrabroadband
Secondo Censis, nel 2015 aumentano ancora gli utenti di internet (+7,4% rispetto al 2013) e arrivano alla quota record del 70,9% della popolazione italiana.
Il dato sconfortante, che evidenzia ancora una volta il gap tecnologico e l’urgenza di far decollare il Piano Nazionale per la Banda Ultralarga recentemente approvato dal Governo, è che solo il 5,2% si connette in ultrabroadband. Non a caso secondo Akamai, l’Italia, la Turchia, gli Emirati Arabi e il Sud Africa sono gli unici paesi con un’adozione della banda ultralarga inferiore al 10%.
Forte esplosione dei social network: il 50,3% dell’intera popolazione (il 77,4% dei giovani under 30) è iscritto a Facebook; su YouTube il 42% degli utenti (il 72,5% tra i giovani); usa Twitter il 10,1% degli italiani.
Tv regina dei media
La Tv resta la regina incontrastata dei media catturando la quasi totalità della popolazione (il 96,7%). Cresce anche il pubblico delle nuove televisioni: la web tv è arrivata a una utenza del 23,7% (+1,6% rispetto al 2013), la mobile tv all’11,6% (+4,8%), mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e ormai il 10% degli italiani usa la smart tv connessa in rete. Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari (+2%) e via internet (+2%) ancora in ascesa.
I giovani scelgono Google e Facebook per informarsi
Per Censis, cresce il primato dell’informazione personalizzata. Oggi le prime cinque fonti di informazione usate dagli italiani sono: i telegiornali (utilizzati dal 76,5% per informarsi), i giornali radio (52%), i motori di ricerca su internet come Google (51,4%), le tv all news (50,9%) e Facebook (43,7%). Aumento record dell’utenza delle tv all news, in crescita del 34,6% rispetto al 2011, Facebook +16,9%, le app per smartphone +16,7%, YouTube +10,9% e i motori di ricerca guadagnano il 10% dell’utenza di informazione.
Le cose si invertono tra i giovani che nella loro gerarchia delle fonti piazzano Facebook al primo posto (71,1%), al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e comunque viene prima dei giornali radio (48,8%), tallonati a loro volta dalle app per smartphone (46,8%).
Ancora crisi per la carta stampata ma cresce l’accesso ai quotidiani online
Trend ancora negativo per la carta stampata. I quotidiani perdono l’1,6% dei lettori rispetto al 2013, tengono i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Dopo la grave flessione degli anni passati, non si segnala una ripresa dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli eBook contano su una utenza ancora limitata all’8,9% della popolazione (+3,7%).
La metà degli italiani usa gli smartphone e più di un quarto i tablet
L’uso degli smartphone continua ad aumentare vertiginosamente (+12,9%) e ora vengono impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), mentre i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione nel giro di un biennio e oggi si trovano tra le mani di più di un quarto degli italiani (il 26,6%).
Ma cosa fanno su internet gli italiani?
La funzione maggiormente sfruttata è la ricerca di strade e località (lo fa il 60,4% degli utenti del web). Segue la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi (56%). Poi viene l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei più giovani). Fa acquisti sul web ormai il 43,5% degli utenti di internet, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che si impenna al 46% tra i più giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet.
E i rapporti con la pubblica amministrazione?
Sbrigare pratiche con uffici pubblici è invece un’attività ancora limitata al 17,1% degli internauti. Gli utenti si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che li mettono a diretto contatto con i loro interlocutori o con i servizi di loro interesse, evitando l’intermediazione di altri soggetti. Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti. Negli anni della crisi la diminuzione delle disponibilità finanziarie ha costretto gli italiani a tagliare su tutto. Ma non sui media digitali connessi in rete. Usare internet per informarsi, per acquistare prodotti e servizi, per prenotare viaggi e vacanze, per guardare film o seguire partite di calcio, per svolgere operazioni bancarie o entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche, ha significato spendere meno soldi o anche solo sprecare meno tempo.
Consumi mediatici, le differenze tra giovani e anziani
Spiccano, infine, le distanze tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre è ferma al 27,8% tra gli anziani; l’85,7% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 13,2% dei secondi; il 77,4% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 14,3% degli over 65; il 72,5% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 6,6% degli ultrasessantacinquenni; i giovani che guardano la web tv (il 40,7%) sono molti di più degli anziani che fanno altrettanto (il 7,1%); il 40,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, dieci volte di più dei secondi (4,1%); e mentre un giovane su tre (il 36,6%) ha un tablet, solo il 6% degli anziani lo usa. Al contrario, l’utenza giovanile dei quotidiani (il 27,5%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (il 54,3%).