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Cda Rai: il Tar del Lazio non accoglie la sospensiva, ma riconosce che la questione è complessa

Come spesso accade nella vita, la decisione assunta dal Tribunale Amministrativo del Lazio ieri l’altro mercoledì 29 maggio 2024 (e resa nota ieri giovedì 30) può essere interpretata in modo opposto: certamente non si tratta di una vittoria netta dei 4 ricorrenti (il che sarebbe stato il “bicchiere pieno”), ma non è nemmeno una sconfitta (bicchiere vuoto), e quindi la si può interpretare sia come bicchiere “mezzo pieno” sia “mezzo vuoto”.

I ricorrenti avevano chiesto anzitutto l’annullamento (“in via cautelare” e “d’urgenza”, come suol dirsi) dell’avviso pubblicato in data 21 marzo 2024 sul sito istituzionale della Camera dei Deputati e del Senato (e della Rai), denominato “avviso per la presentazione di candidatura a componente del Consiglio di amministrazione della Rai ai fini dell’elezione da parte della Camera dei Deputati” (avviso che scadeva il 20 aprile 2024, ed il 22 aprile l’elenco dei candidati veniva pubblicato sui siti web di Montecitorio e Palazzo Madama).

L’IsICult ha seguito la vicenda delle nomine del Cda Rai con particolare attenzione, anche sulle colonne di questo quotidiano: si rimanda tra l’altro a “Key4biz” del 19 aprile 2024, “Cda Rai, scade domani il termine per le (auto)candidature: candidiamoci tutti!”, e poi del 23 aprile 2024, “Cda Rai, ‘astensionismo’ nelle candidature: soltanto 72 aspiranti consiglieri. Tutti i nomi”, ancora, del 2 maggio 2024, “Cinema, ancora nebbie sul tax credit e ricorsi al Tar per l’elezione del Cda Rai” (il 2 maggio i ricorsi sono stati resi noti, in una conferenza convocata nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, iniziativa che ha peraltro riscontrato assai scarsa ricaduta mediatica).

In sintesi, il Tar del Lazio (I Sezione) non ha concesso la sospensiva, che era stata richiesta dall’avvocato Giovanni Pravisani – decisione che avrebbe bloccato la procedura in atto, anche da parte di Camera e Senato – ma ha riconosciuto che la questione è complessa e merita essere approfondita, fissando una udienza pubblica per il 23 ottobre 2024, per la discussione nel merito del ricorso.

Più esattamente, scrivono i magistrati, dopo la Camera di Consiglio di mercoledì: “le articolate questioni sottese alla controversia necessitino, per la loro complessità, del compiuto approfondimento che è proprio della sede di merito”.

Le due ordinanze recano le firme di Francesca Petrucciani (Presidente), di Filippo Maria Tropiano (Consigliere) e di Alberto Ugo (Estensore).

Come nessuna testata giornalistica ha precisato, in effetti, i ricorsi presentati dall’Avvocato Pravisani sono 2 (per quanto identici tra loro): uno promosso da Antonino Rizzo Nervo, Stefano Rolando e Patrizio Rossano (n° 4840), un altro è stato promosso da Giulio Enea Vigevani (n° 4841). L’avvocato Vigevani è anche un co-estensore del ricorso.

I giornali riportano che “il ricorso” è sostenuto (c’è chi scrive addirittura promosso!) da alcune associazioni della società civile, ma va rimarcato che si tratta di un sostegno informale da parte di Articolo 21, Slc Cgil, Infocivica, Ucsi, TvMediaWeb, Usigrai, NoBavaglio… perché questi soggetti non risultano nemmeno citati nei due ricorsi presentati. E non risulta nemmeno, negli atti, la regia dell’ex Presidente della Rai, Roberto Zaccaria, emersa però in modo ben evidente in occasione della presentazione a Montecitorio il 2 maggio scorso.

Reazioni della politica? Nessuna. Nessuna in assoluto

“Incredibile ma vero”: nessuna reazione da parte della politica, ovvero dei partiti.

Nessuna proprio.

E… reazioni da parte dei media? Soltanto un articolo lungo sul quotidiano “La Notizia”, trafiletti su “il Manifesto” ed “Il Sole 24 Ore” e “Milano Finanza”. Non una riga altrove (e curiosamente tace il blog specializzato “BloggoRai”…).

Le associazioni “supporter” hanno diramato ieri pomeriggio una nota, secondo la quale accolgono positivamente la decisione del Tar del Lazio, ritenendo che le due ordinanze dimostrino un apprezzamento favorevole rispetto alla denunciata mancanza di procedura selettiva nella scelta dei membri del Consiglio di Amministrazione della tv pubblica italiana. Comunicano che stanno ora valutando tutte le iniziative possibili affinché il giudice amministrativo possa pronunciarsi prima delle nomine ed auspicano che i dubbi sollevati dal Tar del Lazio sulla legittimità delle attuali proceduredi nomina inducano le Camere a sospendere la stessa per evitare ulteriori complicazioni legali che potrebbero emergere nell’udienza di merito.

I ricorrenti annunciano inoltre l’intenzione di convocare un incontro pubblico per discutere i temi e gli sviluppi dell’iniziativa, approfondendo i vari aspetti della vicenda e le possibili conseguenze delle future decisioni del tribunale.

Plaude la Cgil (che invita il Parlamento a non procedere prima dell’udienza del 23 ottobre), ironizza “Sassate” (che accusa “i compagni di voler trasformare la sconfitta in vittoria”)

Da segnalare il parere emerso dal sindacato: qualche ora dopo che ieri pomeriggio l’Ansa batteva per prima la notizia (alle 14.46), emergeva un comunicato diramato dalla Cgil, ovvero da Riccardo Saccone, Segretario nazionale del Slc Cgil (Sindacato Lavoratori della Comunicazione), che ha dichiarato: “è un fatto positivo che il Tar del Lazio abbia riconosciuto oggi che il ricorso contro i criteri di selezione dei componenti il CdA della Rai scelti dal Parlamento necessiti di un approfondimento dettagliato, apprezzandolo quindi come meritevole e fissando al prossimo al 23 ottobre un’udienza pubblica”. La pronuncia del Tar “rafforza il nostro convincimento dell’urgenza di ridare alla Rai la sua originaria autonomia ed autorevolezza che tanto necessitano alla vita democratica e culturale del Paese”. Per Saccone, si tratta di “elementi coerenti con la mobilitazione intrapresa nelle scorse settimane a sostegno della ‘via maestra’ dei valori costituzionali verso cui reindirizzare il Paese e di cui il servizio pubblico Radiotelevisivo è parte rilevante nel garantire un accesso libero e pluralista all’informazione ed alla cultura”. E conclude: “ora è indispensabile che i Presidenti delle due Camere vogliano accogliere i dubbi manifestati dal Tar evitando le forzature di nominare i nuovi componenti del CdA prima del definitivo pronunciamento del Tribunale Amministrativo. Non sarebbe un bel segnale se la prossima udienza di merito dovesse arrivare a conclusioni che contrastano con una nomina affrettata”.

Da segnalare un commento polemico, emerso da una testata destrorsa, qual è “Sassate.it” (diretta da Guido Paglia, già per anni alla guida della comunicazione di Viale Mazzini, uomo senza dubbio di destra, già co-fondatore di Avanguardia Nazionale, ed amico tra l’altro del Ministro Guido Crosetto), che titolava ieri “Rai, il Tar non accoglie la sospensiva per la nomina del nuovo Cda Rai; Zaccaria e sinistra minacciano altri ricorsi”, commentando con sarcasmo: “ricordate la canzone dei Rokes? ‘Bisogna saper perdere… non sempre si può vincere… come vuoi e quando vuoi…’. Sicuramente, per motivi anagrafici, se la ricorderà il professor Roberto Zaccaria, dopo aver sbattuto contro il muro del Tar del Lazio, cui aveva presentato un dotto ricorso per impedire la nomina del nuovo CdA (per la prima volta a maggioranza di centrodestra) di viale Mazzini. Già, perché i giudici amministrativi non hanno accolto la sua estemporanea richiesta di sospensiva, limitandosi a fissare l’udienza sul merito al 24 ottobre. Le motivazioni ancora non si conoscono, ma pare evidente che alla base del ragionamento del Tar ci sia il fatto che il nuovo regolamento europeo in tema di selezione delle candidature non è stato ancora recepito. Punto e fine della trasmissione. Quindi, nessuna bocciatura delle regole esistenti e implicito “via libera” alla nomina dei componenti il prossimo CdA da parte di Camera e Senato. Naturalmente, con la solita prosopopea e doppiezza di togliattiana memoria, Zaccaria e compagni cercano di trasformare la sconfitta in vittoria. E in un comunicato blaterano di “importante passo avanti”, annunciano la “convocazione di un incontro pubblico” e minacciano altri possibili ricorsi pur di impedire l’insediamento del nuovo CdA. Ma certo, come no. Prepariamoci ad un’altra serie di polemiche ed iniziative contro Governo e Parlamento: la rabbia per il verdetto elettorale continua a salire, non si esaurisce mai, neppure dopo un anno e mezzo”.

Lo scenario che emerge dopo le ordinanze del Tar del Lazio: La Russa e Fontana possono ri-definire le “regole del gioco” e correggere in modo semplice le storture della procedura in atto

Accantonando le interpretazioni da bicchiere “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”, e gli approcci faziosi, cerchiamo di ri-costruire “la verità” (una verità oggettiva ed affidabile):

  1. le ordinanze del Tar del Lazio non bloccano la procedura in corso, e quindi Camera e Senato possono tranquillamente portare avanti la procedura avviata con l’avviso del 20 marzo 2024; come è noto la data delle elezioni dei 4 membri di Cda di loro competenza, poteva essere calendarizzata a partire dal 22 aprile, ma è stata rimandata al post-elezioni dell’8 e 9 giugno, vanificando così un mese e più…
  2. emerge senza dubbio, dal pronunciamento dei giudici amministrativi, che “qualcosa” non va, nella procedura stessa (e nello scenario normativo di riferimento), che sia in contrasto con il regolamento “Emfa” (European Media Freedom Act) o finanche addirittura con la Costituzione;
  3. ne deriva che i Presidenti di Camera e Senato possono approfittare della dinamica e cogliere al balzo la decisione del Tar rilanciando intelligentemente (e mettendo in atto un po’ di sana autocritica, il che non guasterebbe): non è complicato, anzi è piuttosto semplice: correggere in itinere la procedura, avviando una attività di comparazione dei curricula pervenuti e pubblicati

Quindi la soluzione è semplice.

Dato che la legge è generica ed evanescente, rientra nella loro discrezionalità dare intelligentemente senso ad una previsione normativa sfuggente.

Ricordiamo che l’“European Media Freedom Act” (Emfa) prevede che i “i Membri del Consiglio di Amministrazione dei fornitori dei media di servizio pubblico (siano) nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie”.

Anche il rispetto di questa previsione è possibile, se le presidenze di Camera e Senato adottassero una procedura seria.

Ricordiamo anche le tesi dei 4 ricorrenti: “il sistema di nomina dei componenti del CdA contenuto nell’art. 63 del Tusma, presenta profili di illegittimità in ordine ai criteri adottati, non rispettosi delle ‘procedure di selezione’ imposti dalla legge e profili di costituzionalità rispetto alle precise indicazioni della sentenza n. 225 del 1974 della Corte Costituzionale. La Consulta ha detto con grande chiarezza in quella sentenza che gli organi direttivi del servizio pubblico non devono essere ‘costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l’obiettività’”. Questo sistema si pone ora “anche in violazione del recente Regolamento Ue 2024/1083 denominato European Media Freedom Act (Emfa), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 17 aprile 2024, il quale prevede: che gli Stati membri ‘istituiscano garanzie giuridiche efficaci per il funzionamento indipendente dei fornitori dei media di servizio pubblico in tutta l’Unione, senza che siano influenzati da interessi governativi, politici, economici o privati’ e che ‘i membri del Consiglio di Amministrazione dei fornitori dei media di servizio pubblico [siano] nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati stabiliti in anticipo a livello nazionale…”.

Si ricordi che la legge vigente in Italia è piuttosto generica, rispetto ai pre-requisiti ed anche schizofrenica: possono infatti auto-candidarsi “magistrati, anche a riposo, della Corte di Cassazione o del Consiglio di Stato”, oppure “professori ordinari di università in materie giuridiche” oppureavvocati con venti anni d’esercizio alle spalle”… Questi tre “filtri” sono abbastanza chiari.

Subito dopo però la “barriera all’entrata” si abbassa, e di molto, e le maglie si allargano simpaticamente, perché la norma prevede che, “in mancanza del requisito precedente”, si possano comunque candidare tutte le “persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti”, che si sono “distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale” con “significative esperienze manageriali”.

Tutto questo va però focalizzato, analizzato, comparato.

Per ora, si dispone soltanto dei curricula (non standardizzati in un format, e quindi di ardua comparabilità…), e questa assenza di messa a punto di una procedura tecnica minimamente seria ha fatto sì che quella delle “autocandidature” sia divenuto una tipica “farsa” italica: un ridicolo schermo formale che nasconde pratiche basse, ovvero un processo decisionale giocato tutto nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti. Da quel che è ormai noto, i curricula vengono sì protocollati dai competenti uffici di Camera e Senato… ma nemmeno letti da deputati e senatori! I quali votano, spesso sulla base di indicazioni (a mo’ di pizzino) talvolta date veramente all’ultimo minuto da parte dei propri capogruppo…

È questa democrazia?!

Eppure la “correzione” è a portata di mano: basta che…

Basta un semplice regolamento che rechi la firma dei Presidenti di Camera e Senato.

Ricordiamo una volta ancora che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, già tre anni fa – anche sulle colonne di “Key4biz” – propose che la procedura selettiva prevedesse un minimo di tecnicalità:

Si ricorda che sono 70 i candidati per l’elezione da parte della Camera e 51 quelli candidati per il Senato…

Però, complessivamente (come dire?! al netto delle duplicazioni…) i candidati al Cda Rai sono “soltanto” 72.

Una quantità gestibile, anche nel caso di audizioni.

Ribadiamo, una volta ancora: Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa hanno ancora chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.

Avranno il coraggio (civile prima che politico) di farlo?!

Non è complicato.

È sufficiente assegnare ai funzionari dei rispettivi uffici di presidenza la redazione di un “regolamento” (autocraticamente elaborato) che renda preciso (e trasparente) quel che attualmente è sfuggente (e nebbioso).

Approvato il regolamento, lo si mette tempestivamente in atto, chiedendo agli uffici di procedere con una analisi tecnica comparativa dei curricula, per poi avviare un giro veloce di audizioni dei candidati da parte di una “commissione ad hoc” ovvero della Commissione bicamerale di Vigilanza (presieduta da Barbara Floridia, che è peraltro totalmente silente da tempo su questa procedura), oppure anche soltanto chiedendo ad ognuno dei candidati di elaborare un breve documento con la propria “idea di Rai”…

Dopo questa fase – alla quale dovrà naturalmente essere garantita la massima trasparenza – Camera e Senato potranno procedere alle votazioni, finalmente a ragion veduta, con cognizione di causa, e non nel “segreto dell’urna” eterodiretta dalle segreterie di partito…

Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa sono ancora in tempo.

Nelle more, si conferma che l’IsICult sta lavorando ad un documento di prima “analisi comparativa” del curriculum, che potrebbe costituire la base per un lavoro tecnico ben più approfondito da parte degli uffici di Camera e Senato. Questa sorta di bozza verrà presto pubblicata sulle colonne di “Key4biz”…

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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