E’ di fine settembre l’accordo siglato da Usa, Ue e dai loro alleati durante l’ultima assemblea generale dell’Onu sui principi di New York sui cavi sottomarini “New York Principles on Undersea Cables” per rafforzare la sicurezza e la resilienza globale delle reti sottomarine.
I principi di New York (non vincolanti)
Sottoscritto da una trentina di paesi, fra cui l’Australia, Francia, Olanda e Giappone, la dichiarazione finale si posiziona come un passo significativo nella salvaguardia delle infrastrutture critiche. Tuttavia, secondo un’analisi del sito australiano Interpreter, la sua enfasi ristretta e concentrata sulla sicurezza nazionale solleva preoccupazioni urgenti nella industry. I principi generali della dichiarazione consigliano ai proprietari di cavi di evitare fornitori ad alto rischio, prendendo implicitamente di mira paesi come Cina e Russia, come notato da Politico all’inizio di settembre. In particolare, nella dichiarazione sono assenti preoccupazioni considerate vitali soprattutto dal mondo aziendale, relative all’estrazione mineraria in acque profonde e agli impatti ambientali, questioni cruciali per il futuro sostenibile dei sistemi di cavi sottomarini.
Oltre il 70% dei guasti dei cavi (Scarica il report dell’UNIDIR) deriva da attività di pesca e shipping, sia sopra che sotto l’acqua, e meno del 20% da calamità naturali (Scarica il Report dell’ICPC). Pertanto, l’attenzione sulla sicurezza nazionale sorvola sulle complesse sfide materiali e ambientali nella gestione di questi sistemi critici, creando incertezza normativa per gli attori privati coinvolti.
Serve un’autorità ad hoc negli Stati membri
Degno di nota, tornando ai principi di New York, è che gli Stati membri vengano invitati a nominare un’autorità responsabile per facilitare e coordinare le procedure per pianificare, costruire, gestire e riparare le infrastrutture dei cavi.
In definitiva, l’approccio seguito da Stati Uniti ed Ue pare, più che allarmistico, pragmatico e costruttivo nel senso che è incentrato sull’adozione di misure, a livello regionale e nazionale, volte a garantire l’integrità delle infrastrutture critiche.
Questa è la visione che l’Italia sta ponendo a base dell’emanazione di una normativa dedicata. Un Disegno di legge del ministero per le Politiche del mare si propone di stabilire un quadro giuridico per le attività pubbliche e private che si svolgono dalla superficie del mare ai fondali, prevedendo a questo fine l’istituzione di un’apposita Agenzia per la Sicurezza delle Attività Subacquee (Asas), che opererà sotto la presidenza del Consiglio.
Panorama geopolitico teso
La cornice normativa in continua evoluzione, inoltre, è un argomento di discussione costante nei principali eventi del settore dei cavi sottomarini, in quanto cercano tutti soluzioni per fornire connettività in un panorama geopolitico sempre più teso.
Le preoccupazioni ambientali, spesso messe in ombra nel discorso politico, sono al centro dell’attenzione del settore. Mentre i media annunciavano la firma dei principi a New York, un evento molto più sostanziale per il futuro dei cavi sottomarini si è verificato alla Submarine Networks World Conference di Singapore. Oltre 950 professionisti del settore, tra cui rappresentanti di aziende cinesi, si sono riuniti per affrontare questioni che vanno oltre la geopolitica, concentrandosi su sostenibilità, efficienza operativa e sfide ambientali. Questo contrasto tra le dichiarazioni del governo e la collaborazione guidata dal settore evidenzia una disconnessione: mentre i decisori politici sono invischiati in giochi di potere, il settore sta affrontando le sfide del mondo reale della costruzione e del mantenimento di infrastrutture resilienti.
Impatto ambientale trascurato?
Sebbene le valutazioni di impatto ambientale siano richieste prima della posa dei cavi, tendono a concentrarsi su questioni immediate e localizzate. Ostacoli più grandi, come il riscaldamento globale e la sfida imminente dell’estrazione mineraria in acque profonde, che pongono entrambi rischi significativi per l’infrastruttura dei cavi, ricevono molta meno attenzione.
L’estrazione mineraria in acque profonde è emersa come una preoccupazione critica per il settore, con l’International Cable Protection Committee che l’ha identificata come una questione prioritaria. Qui, diventa evidente un’evidente ipocrisia nell’approccio degli Stati Uniti. Mentre Washington esorta il settore a districarsi dalle catene di fornitura ad alto rischio e “seguire il diritto internazionale applicabile, come riflesso nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS)”, si rifiuta di ratificare l’UNCLOS o di impegnarsi con l’International Seabed Authority (ISA), che governa l’estrazione mineraria in acque profonde. Ignorando questi quadri internazionali, gli Stati Uniti rinunciano alla leadership sulla governance dei fondali marini a favore di paesi da cui cercano di separarsi, come la Cina. La Cina ha trascorso anni a rafforzare la propria posizione all’interno dell’ISA, è il principale finanziatore dell’organismo e ha mostrato un vivo interesse nell’iniziare l’estrazione mineraria dai fondali marini che contengono minerali critici, non appena vengono rilasciati i permessi.
Cina avanti
L’assenza degli Stati Uniti dall’ISA, unita alla sua pressione sul settore, pone l’onere della gestione dei rischi geopolitici e della salute dei fondali marini principalmente sul settore privato. Questa divergenza tra la retorica del governo e l’azione del settore è evidente. Mentre i decisori politici si concentrano sulle minacce alla sicurezza nazionale, il settore dei cavi sottomarini sta affrontando sfide pratiche e a lungo termine, come il riciclaggio dei cavi dismessi, la mitigazione della congestione dei fondali marini e la gestione dei rischi dell’estrazione mineraria in acque profonde. Queste iniziative sono cruciali per la sostenibilità dell’infrastruttura Internet globale, ma ricevono poca o nessuna attenzione nelle dichiarazioni o nelle azioni del governo. Se e quando i Principi di New York si tradurranno in legislazione, sarà fondamentale per i governi garantire una flessibilità normativa che non soffochi l’innovazione o gravi sul settore privato.