Dai tecno-pessimisti agli ottimisti. Occorre equilibrio!
Ecco perché bisogna dare la parola a Erik Brynjolfsson e Andrew McAfeee (The Second Machine Age, Norton, 2014) i quali dipingono un futuro decisamente più roseo per l’intelligenza artificiale, protagonista della seconda grande rivoluzione industriale.
L’idea forte è che la crescita dell’intelligenza è talmente possente da sfidare la legge di Moore e rendere in pochi anni realtà quella che era solo fiction.
E’ una buona cosa?
Secondo gli autori sì: dà qualcosa a tutti e non toglie niente a nessuno.
Un’inversione delle leggi fondamentali dell’economia.
La tecnologia digitale dissemina in modo assolutamente accessibile migliaia di building blocks sui quali l’innovazione può prosperare, grazie anche all’enorme disponibilità di informazioni libere e a costo zero.
Esponenziale, digitale, economica e combinatoria: cosa vorremmo di più dalla nuova rivoluzione industriale? “Tutto questo renderà uno scherzo ciò che ci ha preceduto”!
C’è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci?
Non molto, sembrerebbe.
L’intelligenza artificiale serve quella umana non la replica. Il robot non è un mimo, è un ausiliare.
Certo il rischio che la ricerca sui robot imbocchi qui e là una direzione sbagliata, non può essere escluso. Ma gli autori sono ottimisti.
L’intelligenza artificiale non soppianta quella umana; la affianca.
Consente di moltiplicare le capacità, e di ricavare tempo per noi stessi, rivelando quindi una dimensione umanistica che la prima rivoluzione di Dickens certo non aveva.
“Il futuro è nelle nostre mani” concludono gli Autori.
Speriamo che ne faremo buon uso.