Key4biz

Causeries. Il tecno-ottimismo del logorroico digitale

connessioni mondo

Il riduzionismo tecno-ottimista ripropone il rapporto classico dell’uomo con la natura. Premesso che il soggetto è capace di dominare le forze che scaturiscono dall’oggetto, il libero arbitrio decide sul buono o cattivo uso del potere di plasmarlo. Idiotismo puro.

Questa narrazione non è altro che il prodotto dei dispositivi che de-soggettivizzano l’individuo e, come dice bene Agamben, “coloro che tengono simili discorsi sono a loro volta il risultato del dispositivo mediatico in cui sono catturati”.

Se dalla prospettiva foucaultiana, la tecnica è una forma di biopotere che plasma l’individuo frantumandone la soggettività e rendendola inerte, dall’osservatorio psicanalitico il risultato non cambia. Dice Benasayag: “…i logorroici impenitenti non raccontano la loro vita nei blog; sono le caratteristiche dei blog che disciplinano il loro quotidiano: vivono la loro vita per raccontarla, così come fanno fotografie per postarle su Facebook. In un certo senso si vendono come prodotti e la delega delle funzioni del vivente all’artefatto svuota l’individuo della sua interiorità”.

Quello che drammaticamente manca nel rapporto tra uomo e tecnica è una meta-narrazione che sveli “l’artificializzazione del vivente” in cui il dispositivo-tecnica ha costretto l’individuo.

E’ un paradosso, se si vuole, che questa consapevolezza sia molto più viva in America che in Europa, dove l’illusione della padronanza dello strumento la fa ancora da padrone.

In Italia poi, dove il crollo della riflessione umanistica è stato pressoché totale, idolatria ed escatologia della tecnica vanno di pari passo forti del vuoto lasciato dai grandi provvidenzialismi del XX secolo: quello marxista e quello religioso.

Vi è motivo di essere ottimisti sul superamento di questo ottuso tecno-ottimismo?

Ahimè, qui da noi, nessuno.

Exit mobile version