Broadband

Causeries. Brutte notizie per Openreach

di Stefano Mannoni |

Accusare BT di ‘conflitto di interessi’ significa colpire al cuore quello che la stessa società aveva proposto all’Europa come modello da seguire

Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Brutte notizie per Openreach.

Sappiamo bene di cosa si tratta: la separazione funzionale tra rete e attività all’ingrosso, un tempo esaltata come il migliore modello in Europa di non–discriminazione.

Ebbene, sembra proprio che lo stato di grazia sia finito.

Sky ha lanciato un’offensiva molto pesante contro BT, accusandola di rallentare gli investimenti per il FTTH nonché di perseguire, sotto il velo della separazione, il proprio interesse personale.

L’attacco è stato così vocale da trovare sponde politiche anche in Parlamento.

La richiesta?

Una separazione strutturale in piena regola.

Parlare di “conflitto di interessi” di BT significa colpire al cuore quello che la stessa società aveva proposto all’Europa come modello da seguire.

Ancora peggiore l’accusa di avere trascurato gli investimenti per la manutenzione e l’upgrade per favorire i propri interessi personali.

Ofcom ha preso tempo, alla luce di una generale insoddisfazione degli ISP per la qualità del broadband, mentre il governo – tramite Ed Vaizey, responsabile delle telecomunicazioni – ha preso le difese di BT.

Staremo a vedere che cosa accadrà, ma è evidente che il dibattito rischia di avere uno spillover importante su Openaccess, la versione italiana, un po’ annacquata, del modello britannico.

Da ultimo Openaccess è migliorata e di questi passi avanti è stato dato volentieri atto.

Ma se dovesse crollare Openreach è inevitabile (non me ne voglia il Prof. Antonio Sassano) che la sua già più precaria legittimità ne uscirebbe irrimediabilmente scossa.

Personalmente, ritengo che parlare di separazione strutturale sia un errore e un passo all’indietro, oggi che questo rimedio è divenuto tra i più rari e meno praticati nel diritto antitrust.

Del resto, non bisogna dimenticare che la separazione funzionale ha ricevuto un’importante benedizione europea.

Bisognerebbe pure aggiungere che Sky dovrebbe fare un esamino di coscienza prima di lanciare provocazione di questa portata.

Da quando sono venuti meno gli impegni contratti con la Commissione nel 2003, essa è tecnicamente una piattaforma quasi-monopolista, tecnologicamente autoreferenziale, affrancata da vincoli regolamentari e sottoposta solo a un blando controllo ex post antitrust.

Direi che è sempre azzardato invocare per gli altri ciò che non si vuole per sé ed è buona regola guardarsi in casa prima di sbirciare nei giardini altrui.

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