#Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze.
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Quale futuro per le autorità indipendenti? La domanda ricorre da tempo come se un deficit di legittimità perseguitasse queste istituzioni in un frangente di spending review.
Ebbene la risposta è piuttosto semplice.
Le autorità indipendenti in tanto possono riacquistare il credito che hanno perduto in quanto si attengano a due regole d’oro: la prima è fare le cose, sottraendosi alla tentazione del rinvio e del basso profilo; la seconda è lo scrupoloso rispetto nel proprio agire del principio di legalità.
Sulla prima non vi è molto da dire.
La tentazione del non–fare (“così nessuno si accorge di me”) è letale. La legittimazione attraverso i risultati è fondamentale.
Sulla seconda vi è invece necessità di soffermarsi.
In una congiuntura nella quale l’anticorruzione figura in cima all’agenda dello Stato, è imperativo che le autorità indipendenti si attengano a un rispetto molto rigoroso del principio di imparzialità e di trasparenza, che sono ormai presidiati più dal diritto penale che da quello amministrativo.
La soglia da soddisfare diviene sempre più ambiziosa, perché la tolleranza si è molto abbassata.
In concreto questo si traduce, sul piano dell’azione, in una muraglia cinese tra organo politico di indirizzo e struttura amministrativa istruttoria.
E’ sacrosanto che la prima impartisca alla seconda l’indirizzo politico regolatorio cui questa si deve attenere. Costituirebbe invece una violazione grave del diritto amministrativo e penale se la prima pretendesse di sostituirsi alla seconda imponendo modifiche dei provvedimenti quando questi sono ancora in corso di gestazione istruttoria.
Sul piano dell’organizzazione, imparzialità e trasparenza significano che la logica che presiede alla gestione del personale non deve essere quella della fidelizzazione, assistita dalla deterrenza della punizione e dall’allettamento della premialità. Bensì quelle di criteri oggettivi i quali consentano la valorizzazione delle risorse umane in funzione della professionalità e nel rispetto tanto delle esigenze delle istituzioni quanto dei diritti dei dipendenti.
In sintesi autorità indipendente non significa zona franca dallo stato di diritto e se qualcuno avesse mai nutrito dubbi a proposito giunge tempestivo il severo richiamo del presidente Raffaele Cantone per fugarlo.
In sintesi, se il faro di queste istituzioni sarà un intransigente rispetto della legalità, esse non avranno nulla da temere per il loro futuro ed anzi torneranno nell’immaginario a rappresentate l’élite dell’amministrazione pubblica, tanto per efficacia che per virtù.