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Oggi la perdita di valore è dell’8%, il pericolo della nuova direttiva Ue
Il mattone è l’investimento preferito dagli italiani, lo sanno anche i bambini. Quello che non sanno è che la transizione energetica che Bruxelles sta progettando li lascerà proprietari di case soggette a perdita di valore. Ecco il quadro completo: il 9 febbraio 2023 la commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre) dell’Europarlamento voterà la nuova direttiva Ue per l’efficienza energetica degli edifici. Con l’adozione della direttiva “case green”, contenuta nel pacchetto di riforme Fit for 55, tutti gli immobili europei dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030, sette anni da adesso.
Case green, solo il 23,9% delle case è a basso impatto ambientale
Piccolo problema, praticamente tutto il patrimonio immobiliare italiano, il 76%, non è a norma e dovrà essere ristrutturato. Come mostra il grafico in apertura appena il 23,9% degli edifici italiani ha prestazioni energetiche con basso impatto ambientale. Non solo, per milioni di case gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili perché troppo costosi o a causa dei vincoli storici o culturali. Nella situazione attuale chi ha acquistato un immobile non efficiente (classe D e inferiori) ha visto il prezzo al metro quadro svalutarsi dell’8% in sei anni. E se la direttiva europea entrasse in vigore? Milioni di case verrebbero ulteriormente svalutate.
Superbonus 110%, la direttiva Ue alimenta i problemi della misura agevolativa
La direttiva Ue sul risparmio energetico degli edifici, per come è messa a terra da Bruxelles, fa gravare sui cittadini il costo della transizione energetica delle abitazioni. Ma il costo dei lavori di ristrutturazione, negli edifici eleggibili, non potrebbe essere assorbito dal Superbonus 110%? La risposta è negativa, prima di tutto bisogna sciogliere i nodi critici che hanno caratterizzato un vero e proprio caos nell’applicazione dell’incentivo nei suoi primi due anni di vita: blocco della cessione del credito da parte delle banche, cantieri fermi al palo, irreperibilità dei materiali, aumento incontrollato dei prezzi, prolungarsi indefinito dell’iter di accettazione delle domande a cui si aggiungono le truffe, le frodi e la proliferazione di aziende non qualificate.
Il Superbonus ha riguardato solo lo 0,8% degli edifici plurifamiliari
Impossibile pensare a una ristrutturazione massiva di tutti gli edifici italiani sfruttando un sistema che ha rivelato molteplici punti deboli e a conti fatti ha riguardato solo il 5% degli edifici unifamiliari e appena lo 0,8% dei plurifamiliari. Infine è stato proprio un eccesso di richieste strette in un breve lasso di tempo a far deragliare il sistema degli incentivi per ristrutture casa. Impossibile pensare di usarlo in questa forma per ristrutturare due terzi del patrimonio immobiliare italiano.
Case green, cosa prevede il Superbonus per il 2023
Il cambiamento più importante è la misura delle detrazioni fiscali. Archiviata, con il decreto legge Aiuti quater, l’aliquota al 110% ecco quali sono i nuovi importi delle detrazioni che, con il nuovo Superbonus 2023, andranno a diminuire anno per anno: 90% sulle spese sostenute nel 2023, 70% sulle spese sostenute nel 2024 e 65% sulle spese sostenute nel 2025. Possono accedervi tutti? No, per usufruire della detrazione bisogna rientrare in questi parametri. Prendiamo il caso di una villetta unifamiliare: per essere ammissibile il richiedente deve usufruire dell’abitazione come principale, sono quindi escluse le seconde case, e avere un reddito di riferimento non superiore a 15mila euro calcolato sommando i redditi di tutti i familiari e dividendoli per un numero che varia in funzione dei familiari a carico.
SuperBonus, Lombardia prima: 10,8 miliardi di investimenti
In cima alla classifica delle Regioni per importo totale degli investimenti legati al Superbonus troviamo la Lombardia con 10,8 miliardi di investimenti asseverati. Seguono il Veneto, con 6,1 miliardi e Lazio con 5,7 miliardi. Nel grafico sopra la classifica completa. Regione meno dinamica per numero di asseverazioni è la Valle d’Aosta: qui gli investimenti si sono fermati a 200 milioni. Interessante vedere anche qual è la tipologia abitativa che pesa di più sul totale investito a carico dello Stato: primi i condomìni al 46,1% degli investimenti totali, poi le abitazioni unifamiliari al 38% e infine le plurifamiliari con al massimo quattro unità abitative indipendenti che raggiungono il 15,9%. Infine ecco l’importo medio del costo degli investimenti: per i condomìni è di 598,8 milioni, per le unifamiliari 113,7 milioni e per le plurifamiliari 97 milioni.
Fonte: Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile