Key4biz

Carta d’Identità Elettronica: non decolla da 13 anni ma il Governo rilancia

carta identità elettronica

La Carta d’Identità Elettronica (CIE) verso la rottamazione? Sembra di sì, almeno da parte dei Comuni che non l’hanno mai amata, anche se il Governo non demorde e la rilancia con fondi freschi. Eppure, il documento d’identità elettronico munito di chip e valido per l’espatrio (anche se, a quanto pare, spesso crea problemi alla frontiera, perché i doganieri non sempre la riconoscono) è in circolazione ormai da 13 anni. Un lungo periodo, che però non l’ha mai vista decollare a livello nazionale. Inoltre, i comuni che in questi anni hanno adottato la CIE (meno di 200 iscritti nella lista degli sperimentatori del Ministero dell’Interno) non sembrano intenzionati a impegnarsi troppo per tenerlo in vita.

CIE sospesa a Bologna: costa troppo

 

Emblematica la storia che arriva dal Comune di Bologna, che dal 2 novembre ha interrotto il servizio di rilascio della CIE.

“L’Amministrazione ha deciso di chiudere definitivamente il servizio dopo le numerose sospensioni causate dalla rottura dei macchinari per la produzione delle carte”, si legge nella nota del 30 ottobre. In altre parole, il servizio non è mai stato erogato in maniera regolare a causa delle macchine stampatrici, sempre rotte dicono dal Comune, che ha preferito interrompere il servizio anche in seguito alle proteste dell’utenza “che si lamenta perché conosce il servizio e lo richiede senza ottenerlo”. I pezzi di ricambio costano troppo, il sistema è obsoleto, e la gente si è stufata di aspettare la CIE, che costa 25,42 euro mentre la vecchia carta d’identità è gratuita.

Il Comune fa sapere che dopo il lancio della sperimentazione, 13 anni fa, il Ministero non ha più sostenuto economicamente il progetto, che in pochi anni avrebbe dovuto sostituire la vecchia carta d’identità. In realtà, la maggior parte dei Comuni non ha mai neppure cominciato a rilasciarla e con il Governo Monti nel 2012 si era deciso di inglobare questo documento e la tessera sanitaria nel DDU (Documento Digitale Unificato), anch’esso mai decollato e a sua volta rottamato dall’attuale Governo.

I numeri della CIE

Secondo stime, in circolazione ci sono ad oggi circa 4 milioni di CIE rilasciate nei circa 200 comuni sperimentatori sugli oltre 8 mila a livello nazionale.

Secondo dati del Ministero dell’Interno, il fabbisogno di carte nei vari comuni per il 2015 è esiguo, visto che soltanto 39 di essi hanno espresso una domanda reale e gli altri 161 sperimentatori non lo hanno fatto, lasciando presupporre che il servizio sia ormai chiuso o sospeso.

Per alcuni capoluoghi il fabbisogno è molto basso rispetto al numero di abitanti, in particolare Roma (1.500) e Napoli (500). Il fabbisogno zero riguarda anche 20 capiluoghi di provincia.

La CIE resta strategica per il Governo

 

Ciò nonostante, il Governo non abbandona il progetto e nel decreto enti locali (n.78/2015) si propone all’articolo 10 “la definitiva implementazione della nuova carta di identità elettronica” , con lo stanziamento a tal scopo e per l’ampliamento dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente di 59,5 milioni di euro per l’anno 2015, 8 milioni di euro per il 2016 e 62,5 milioni di euro, ogni cinque anni, a decorrere dall’anno 2020 e infine 0,7 milioni di euro a decorrere dal 2016 per le attività di gestione. Le cose cambieranno?

A quanto pare il Governo ci crede e continua a scommettere anche sullo Spid (Sistema pubblico di identità digitale), il pin unico per l’accesso ai servizi digitali della PA che nelle intenzioni del Piano di crescita digitale consentirà di accedere a tutti i servizi della PA (Inps, Agenzia delle Entrate, Comune ecc) con le stesse credenziali e da un solo punto d’accesso, il portale Italia Login.

Di certo la CIE non è un duplicato dello Spid, visto che la prima è finalizzata alla sostituzione della carta d’identità cartacea mentre il secondo è un nuovo strumento con credenziali personali disegnato per cittadini e aziende allo scopo di accedere online ai servizi.

Exit mobile version