Catalogna, Puigdemont arrestato in Germania
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, e’ stato arrestato ieri mattina dalla polizia tedesca vicino al confine tra la Germania e la Danimarca nell’ambito di un’operazione congiunta con la Spagna e il Centro di Intelligence nazionale (Cni) che sorvegliava Puigdemont gia’ dal suo arrivo in Finlandia. La notizia e’ stata riferita da tutti i principali quotidiani spagnoli, che hanno dedicato ampio spazio alla vicenda. Puigdemont stava cercando di raggiungere il Belgio via terra, dove aveva stabilito la propria residenza dopo la dichiarazione di indipendenza della Catalogna. In Belgio l’ex presidente catalano godeva infatti di una vasta rete di sostegno da parte dei nazionalisti fiamminghi, e di una squadra di avvocati specializzati nei procedimenti giudiziari internazionali. L’arresto e’ avvenuto in virtu’ di un ordine europeo di detenzione e consegna (Oede), un meccanismo di cooperazione giudiziaria tra i vari paesi dell’Unione europea, e rimette ora la decisione nelle mani della giustizia tedesca che ha 60 giorni per decidere se consegnare il politico alle autorita’ spagnole per i reati di ribellione e appropriazione indebita, secondo quanto deciso venerdi’ scorso dal giudice della Corte suprema Pablo Llarena. Nel frattempo Puigdemont ha passato la sua prima notte nel penitenziario di Neumunster, nel nord della Germania, a circa 65 chilometri da Amburgo. Secondo il quotidiano spagnolo “Abc” ci sono buone possibilita’ che Puigdemont venga consegnato alla giustizia spagnola verso la meta’ di maggio, dato che la risposta della Germania agli Oede e’ positiva nell’88 per cento dei casi. L’ex presidente comparira’ oggi davanti al Tribunale amministrativo di Schleswig-Holstein, che valutera’ la richiesta di estradizione da parte della Spagna. Il giudice avra’ 48 ore per decidere se rilasciare Puigdemont con misure cautelari, come avvenuto in Belgio lo scorso novembre, o metterlo sotto custodia in attesa che si decida sull’ordine europeo di detenzione.
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Francia, il presidente Macron deciso a contrastare la minaccia terroristica
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – In seguito all’attentato avvenuto venerdi’ a Tre’bes, nel sud ovest della Francia, dove hanno perso la vita quattro persone e l’attentatore, il presidente francese, Emmanuel Macron, mostra la sua fermezza contro la minaccia terroristica. Lo scrive “Les Echos”, sottolineando che il paese ancora vive sotto il pericolo di nuovi attacchi. Sabato Macron ha riunito un consiglio della Difesa all’Eliseo e ha promesso che tutti i mezzi verranno attivati per far luce sul quest’ultimo attentato rivendicato dall’Isis. Il quotidiano economico ricorda che lo stato di emergenza, attivato dopo gli attacchi del novembre 2015, e’ stato sostituito dalla nuova legge sulla sicurezza che integra alcune sue misure. Una scelta che non ha visto particolari critiche dal resto del mondo politico. “Le Figaro” sottolinea che la minaccia terroristica in Francia ormai ha assunto diverse forme, rendendo ancora piu’ difficile l’individuazione di profili radicalizzati. Per contrastare questo fenomeno sono impegnati 25mila agenti. Nel dossier delle segnalazioni figurano iscritte 20mila persone, di cui 11mila sono considerate come attive. In questi ultimi mesi sono stati scoperti legami tra persone apparentemente lontane tra loro. Le prigioni rappresentano un luogo fondamentale, dove molti detenuti si radicalizzano attraverso una rete di comunicazione che mantiene contatti con l’esterno.
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Libia, “New York Times”: raid contro al Qaeda segna espansione della campagna antiterrorismo Usa
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – L’esercito statunitense ha effettuato nel fine settimana il suo primo attacco con drone contro i militanti di al Qaeda nel sud della Libia, evidenziando una possibile significativa espansione della campagna antiterrorismo Usa in quel paese nordafricano. Lo scrive il “New York Times”, ricordando che finora il Pentagono aveva concentrato i suoi attacchi antiterroristici in Libia quasi esclusivamente sui combattenti dello Stato islamico, effettuandone otto da quando il presidente Trump e’ arrivato alla Casa Bianca. Nel 2016, i militari hanno condotto quasi 500 attacchi aerei nella citta’ costiera di Surt per distruggere la roccaforte dello Stato islamico. L’attacco di sabato e’ avvenuto nel sud-ovest del paese, una zona dove convivono al Qaeda ed altri gruppi estremisti che inoltre agiscono nella regione del Sahel del Niger, del Ciad, del Mali e dell’Algeria. “Sembra essere la continuazione dell’espansione dell’attivita’ Africom nelle aree non governate dalla Libia”, ha dichiarato Deborah Jones, che dal 2013 al 2015 e’ stata ambasciatrice degli Stati Uniti in Libia.
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Corea del Nord, il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale Usa attacca il dialogo con Pyongyang
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – John Bolton, neonominato consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Usa Donald Trump noto per il suo profilo di “falco” neoconservatore, ha rivolto un primo, duro attacco verbale alla Corea del Nord, nonostante le importanti aperture diplomatiche delle scorse settimane. “Credo che dovremmo guardare alle motivazioni della Corea del Nord”, ha detto Bolton nel corso di una intervista concessa ieri al programma radiofonico “Cats Roundtable”. “Penso siano preoccupati perche’ alla Casa Bianca c’e’ un presidente diverso da Barack Obama. Sono preoccupati dalla pressione che il presidente ha gia’ messo in campo”. Il funzionario, che nei mesi scorsi si era espresso in favore di un intervento militare preventivo contro Pyongyang, ha espresso scetticismo in merito alle reali intenzioni del regime nordcoreano. Secondo Bolton, Pyongyang punta a guadagnare tempo per completare il proprio programma nucleare. “Hanno una lista piuttosto limitata di cose da fare per rendere le loro testate nucleari effettivamente veicolabili sugli Stati Uniti”, ha dichiarato Bolton, “e dunque puntano a far arrancare i negoziati per guadagnare tempo. E’ una cosa che hanno fatto costantemente per 25 anni”. Mesi di preparativi in vista di uno storico incontro tra i leader di Usa e Corea del Nord, ha avvertito Bolton, “farebbero il gioco” di Pyongyang: “Penso che prima terremo un incontro e una discussione schietta – La Corea del Nord rinuncera’ alle sue armi nucleari? Come intende farlo? Come le porteremo via da quel paese? Non discussioni teoriche sulla denuclearizzazione della Corea del Nord, ma molto concrete – prima terremo questo tipo di discussione, meglio sara’”, ha detto il consigliere del presidente Trump.
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Usa, per gli agricoltori statunitensi la tempistica dei dazi cinesi e’ brutale
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – Gli agricoltori statunitensi, molti dei quali hanno accolto con favore alcune delle politiche del presidente Usa Donald Trump, si stanno preparando al peggio dopo la crescente battaglia commerciale con la Cina. Pechino – scrive il “Wall Street Journal” – e’ infatti il secondo cliente piu’ grande per le esportazioni agricole degli Stati Uniti dopo il Canada, e le tariffe previste su carne di maiale, frutta, noci e altri beni potrebbero accentuare il crollo dell’economia agricola degli Stati Uniti. I redditi agricoli di quest’anno dovrebbero scendere al livello piu’ basso dal 2006, secondo il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, prolungando una recessione che ha spinto alcuni agricoltori fuori dal mercato e ha eroso i profitti per le sementi, prodotti chimici e attrezzature. “Non potrebbe accadere in un momento peggiore per l’agricoltura americana”, ha detto Zippy Duvall, presidente della American Farm Bureau Federation. I produttori statunitensi di carne suina, in particolare, potrebbero risentirne maggiormente se l’accesso ai consumatori cinesi fosse limitato.
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Gran Bretagna, il leader del Partito laborista Jeremy Corbyn nella tempesta per le accuse di anti-semitismo
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – Il Partito laborista britannico ed il suo leader Jeremy Corbyn sono al centro di una tempesta di accuse di antisemitismo e oggi lunedi’ 26 marzo dovranno fronteggiare una manifestazione di protesta senza precedenti organizzata dalla comunita’ ebraica davanti al Parlamento di Westminster: la bufera politica e’ esplosa attorno ad un murale anti-ebraico e stamattina riempie le prime pagine di tutti i principali quotidiani della Gran Bretagna, con le ovvie sfumature dovute al rispettivo posizionamento politico. Il quotidiano conservatore “The Telegraph” in particolare dedica la sua apertura alle accuse rivolte a Corbyn da due delle piu’ importanti organizzazioni della comunita’ ebraica, secondo cui il leader laborista condivide le teorie del “complotto degli ebrei” e considera la comunita’ ebraica come una “entita’ ostile” ed un “nemico di classe”: il Board of Deputies of British Jews e il Jewish Leadership Council, due delle piu’ autorevoli organizzazioni ebraiche britanniche, gli hanno anche indirizzato una lettera aperta in cui lo accusano senza mezzi termini di schierarsi “sempre ed ancora” con le correnti piu’ antisemite del suo partito e scrivono che “quando e’ troppo e’ troppo”. L’altro grande quotidiano conservatore, “The Times”, correda il suo articolo con una grande foto del murale all’origine della polemica: apparso nel 2012 in un quartiere orientale di Londra, ritrae un gruppo di uomini d’affari con caratteristiche caricaturali giudaiche che giocano a Monopoli seduti sulla schiena di schiavi africani; nel disegno ci sono anche chiari riferimenti massonici e ad alcune precise societa’ finanziarie della City. All’epoca si erano levate voci che ne chiedevano la rimozione: Corbyn allora era un oscuro deputato laborista di seconda fila e in un suo commento su Facebook si disse contrario alla rimozione, giudicandolo una forma d’arte e citando la liberta’ di espressione; quel suo commento su Facebook, passato inosservato sei anni fa, e’ riemerso ad imbarazzarlo ora che lui e’ il leader del Partito laborista. Corbyn ha tentato di correggerne il tiro, come riferisce il quotidiano di orientamento progressista “The Guardian”: ieri si e’ detto “dispiaciuto” per quelle che lui ha definito “sacche di anti-semitismo” esistenti nelle fila del suo partito; ma ha evitato di scusarsi personalmente per quei vecchi commenti. Potrebbe sembrare una vicenda politica secondaria e superata dal tempo, ma essa evidenzia un nervo scoperto del Partito laborista: il posizionamento internazionale del partito, la sua politica estera, i rapporti critici dei laboristi con lo Stato di Israele e piu’ in generale l’atteggiamento nei confronti della “questione ebraica” da parte della sinistra britannica e dell’attuale leadership laborista. A peggiorare le cose, Corbyn ha annunciato che oggi non sara’ presente alla riunione settimanale del gruppo parlamentare del suo partito, nella quale diversi deputati hanno annunciato di voler affrontare l’ultrasensibile questione dell’anti-semitismo: il leader del partito quindi evitera’ di incontrare davanti alle telecamere delle televisioni gli organizzatori della manifestazione della comunita’ ebraica, i quali contavano di potergli consegnare personalmente la succitata lettera di durissime critiche; ma certamente la sua decisione di disertare la riunione parlamentare non aiuta il Partito laborista a uscire da una drammatica ambiguita’.
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Immigrazione, il ministro dell’Interno francese in Niger per provare a frenare i flussi migratori
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – Il ministro dell’Interno francese, Ge’rard Collomb, si e’ recato in Niger, crocevia dei flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana e diretti verso l’Europa. Lo riporta “Le Figaro”, in un reportage realizzato sul posto durante il soggiorno di Collomb. Nel 2015, sotto la pressione internazionale, il governo ha promulgato la “legge 2015-036”, che condanna il trasporto di migranti, un’attivita’ “ancestrale” tra i tuareg. “7mila giovani qui vivevano con l’immigrazione” afferma il sindaco di Agadez. Il piano di riconversione finanziato dall’Unione europea e’ stato accettato solamente da 300 persone. A Niamey Collomb e’ stato ricevuto dal presidente del Niger Mahamadou Issoufu e il suo omologo, Mohamed Bazoum. Per Parigi si tratta di una zona “strategica”. La Francia versa al Niger ogni anno 100 milioni di euro per gli aiuti allo sviluppo. Il 100 per cento dell’uranio militare francese proviene dalle risorse nigerine, mentre quello civile rappresenta i 20 per cento. Il reportage termina ricordando la presenza degli Stati Uniti sul territorio, che stanno costruendo una base militare che presto accogliera’ tra i 5mila e i 6mila soldati.
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Germania, manifestazione a Kandel contro la politica dell’accoglienza
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – A Kandel, nel distretto meridionale di Germersheim, in Palatinato, alla fine di dicembre e’ stata uccisa una 15 enne, Mia V., pugnalata in un supermercato da un rifugiato afgano che si era spacciato per minorenne. Le verifiche mediche effettuate soltanto dopo il delitto hanno dimostrato che il rifugiato in realta’ era maggiorenne. L’episodio ha innescato nuove polemiche in merito alla violenza dei migranti e alla necessita’ di verificare tramite il Dna la loro eta’ effettiva, per evitare che individui maggiorenni vengano inseriti in contesti scolastici e sociali con ragazzini e minorenni vulnerabili. L’episodio ha innescato anche diverse manifestazioni di cittadini contrari alla politica dell’accoglienza promossa e attuata dal cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel (Cdu). Una manifestazione nel piccolo centro abitato si e’ tenuta anche nel fine settimana, e secondo le forze dell’ordine vi hanno preso parte circa un migliaio di persone, piu’ del doppio stando agli organizzatori. I manifestanti hanno espresso preoccupazione per i loro figli, e molti hanno lamentato che mentre i tedeschi si devono attenere alle regole statali senza ottenere particolari benefici, i rifugiati, a loro dire, otterrebbero ogni beneficio offerto dallo stato sociale senza nemmeno l’obbligo della contribuzione fiscale. Fra i politici presenti alla manifestazione un rappresentante di Alternativa per la Germania (Afd), Andreas Kalbitz. Il primo ministro dello Stato, la socialdemocratica Malu Dreyer, ha minimizzato l’episodio. I manifestanti hanno annunciato che organizzeranno nuove proteste.
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Medio Oriente, visita inaugurale del ministro degli Esteri tedesco Maas: “L’amicizia con Israele e’ un grande dono”
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Heiko Maas (Spd), durante la sua prima visita ufficiale a Israele ha sottolineato il rapporto speciale della Germania con quel paese partner. “La responsabilita’ e la solidarieta’ con lo Stato democratico ebraico di Israele, per difenderne la sicurezza e contrastare l’antisemitismo, e’ al centro del nostro sistema di coordinate della politica estera”, ha dichiarato il politico dell’Spd domenica prima della partenza per Tel Aviv. “Ed e’ la bussola che ho seguito nella mia politica”, ha proseguito. Nel pomeriggio Maas ha visitato il memoriale dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme. In precedenza aveva fatto scalpore nel suo discorso inaugurale dicendo che era entrato in politica a causa di Auschwitz. Durante la visita, il ministro ha illustrato il suo obiettivo di migliorare le relazioni tra Germania e Israele. “Vogliamo applicare la continuita’ della nostra politica in Medio Oriente. Vogliamo rafforzare il nostro speciale legame con Israele per il futuro”, ha affermato il ministro. Nel tardo pomeriggio Maas e’ stato ricevuto dal Presidente israeliano Reuven Rivlin, ma non ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu, che vedra’ quest’oggi. Inoltre, e’ in programma una conversazione con il presidente palestinese Mahmud Abbas a Ramallah. Dall’inizio dell’anno scorso, le relazioni tedesco-israeliane sono tese. Il cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel (Cdu), aveva rimandato le consultazioni del governo con Israele a una data da definirsi, e l’ex ministro degli Esteri, il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) aveva suscitato polemiche incontrando i rappresentanti delle organizzazioni contrarie al governo israeliano. Successivamente aveva rimediato all’inconveniente con una seconda visita e le consultazioni intergovernative tedesco-israeliane saranno organizzate per quest’anno. La quarta visita ufficiale di Maas, dopo quelle di Parigi, Varsavia e Roma, arriva poche settimane prima del 70 esimo anniversario della fondazione di Israele. “Questa e’ una data importante anche per noi in Germania. Perche’ l’amicizia che godiamo oggi con Israele e’ dovuta ai grandi uomini e donne che li hanno fatta crescere”, ha detto il ministro. Nel frattempo l’aviazione israeliana ha bombardato, nella notte di Domenica, una postazione di Hamas nella Striscia di Gaza. Aerei da guerra hanno attaccato “un obiettivo terroristico” in un campo militare a Rafah, ha comunicato la Difesa di Tel Aviv. Israele accusa Hamas di tutti gli attacchi lanciati dalla Striscia di Gaza. L’organizzazione radicale islamica palestinese e’ al potere nell’enclave dal 2007.
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L’Italia e’ una bomba a tempo per l’Eurozona e i mercati finanziari continuano a ignorarlo
26 mar 11:00 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano economico britannico “The Financial Times” ieri domenica 25 marzo e’ tornato a sostenere perche’ a suo parere i mercati finanziari sbagliano ad ignorare il rischio per l’eurozona che e’ posto dall’Italia, dove nelle prossime settimane potrebbe nascere un nuovo governo formato dal Movimento 5 stelle (M5s) e dalla Lega, due partiti che sono anti-sistema, populisti ed euroscettici. L’analisi, affidata alla penna dell’autorevole opinionista Wolfgang Munchau, sostiene che la calma dei mercati e’ indotta da due grandi errori di giudizio: il primo e’ che il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, garantira’ comunque la stabilita’ della zona euro finche’ sara’ in carica, correndo in soccorso dell’Italia anche se dovesse deliberatamente infrangere le regole fiscali dell’Ue; il secondo e’ che l’establishment italiano trovera’ comunque un modo per tenere gli estremisti lontani dalle leve del potere. Secondo Munchau, entrambi questi assunti sono privi di fondamento. A tutto cio’, sostiene l’opinionista del “Financial Times”, si aggiunge il fatto che l’eurozona non ha alcuno strumento efficace per fronteggiare l’eventuale crisi di un grande paese membro come e’ l’Italia, e che sono pari a zero le probabilita’ che l’Unione europea guidata da Francia e Germania riesca a realizzare le necessarie riforme: la conclusione, secondo il quotidiano della City di Londra, e’ che una crisi finanziaria innescata dall’Italia e’ inevitabile.
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