Lo scorso 23 settembre la Commissione europea ha proposto una direttiva che modifica il testo della n.2014/53/UE concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio. La revisione della direttiva rientra nell’azione più ampia della Commissione europea preordinata ad affrontare una prossima proposta sulla sostenibilità dei prodotti, in particolare dell’elettronica.
Già dal 2009 la Commissione sta cercando di limitare la frammentazione del mercato delle interfacce di ricarica per telefoni cellulari e dispositivi analoghi.
Numeri (e ripercussioni) impressionanti
Nel 2020 fonti UE hanno rilevato che nell’area Euro sono stati venduti circa 420 milioni di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici portatili. Inoltre, si è osservato che i consumatori in media possiedono circa tre caricabatterie per smartphone, di cui almeno due regolarmente. Nonostante ciò, il 38% dei consumatori ha riferito di aver riscontrato, almeno una volta, problemi di impossibilità di ricarica del dispositivo per l’incompatibilità del caricabatterie.
D’altro canto, nell’attuale scenario vengono venduti sempre più caricabatterie non intercambiabili o non necessari, provocando dei costi in eccesso a carico dei consumatori, che spendono circa 2,4 miliardi di euro all’anno in caricabatterie autonomi che si aggiungono a quelli già forniti insieme ai dispositivi elettronici (senza calcolare il disagio). A ciò si aggiunga che i caricabatterie smaltiti e inutilizzati, che costituiscono rifiuti elettronici, vengono stimati in circa 11.000 tonnellate annue. È evidente che tale scenario rappresenta anche un’importante sfida che va affrontata nella prospettiva della tutela dell’ambiente.
Verso una soluzione comune: la USB-C
A tal riguardo, la Commissione europea ha sostenuto dal 2009 una soluzione di ricarica comune per telefoni cellulari e dispositivi elettronici simili.
La Commissione, infatti, ha prima facilitato un accordo volontario da parte dell’industria nel 2009 che ha portato all’adozione del primo Memorandum of Understanding volto a ridurre il numero di soluzioni di ricarica per telefoni cellulari esistenti sul mercato da 30 a 3. Dopo la scadenza del Memorandum nel 2014, tuttavia, una nuova proposta dell’industria presentata nel marzo 2018 non è stata considerata soddisfacente nel fornire una soluzione di ricarica comune o assicurare una maggiore comodità del consumatore, con una contestuale riduzione della produzione di rifiuti elettronici.
Tali iniziative hanno peraltro condotto soltanto ad una frammentazione di regole su base tuttavia volontaria, e non giuridicamente vincolanti, che non garantiscono quindi un’applicazione coerente e uniforme nel mercato unico.
Pertanto, persistendo la criticità circa la mancanza di una soluzione funzionale proveniente dall’industria, la Commissione europea ha ritenuto che i tempi fossero maturi per un’azione legislativa preordinata ad introdurre un caricabatterie comune soprattutto a sostegno delle ambizioni dichiarate nell’agenda europea per l’ambiente.
In arrivo la USB-C: uno standard per tutti
Con la proposta di direttiva rivista dello scorso 23 settembre, la Commissione europea introduce dunque una armonizzazione della porta di ricarica e della tecnologia di ricarica rapida. La principale novità introdotta dalla proposta di direttiva riguarda infatti la porta di ricarica USB-C che diventerà la porta standard per tutti gli smartphone, tablet, fotocamere, cuffie, altoparlanti portatili e consolle per videogiochi portatili.
Ciò consentirà ai consumatori di caricare i propri dispositivi con lo stesso caricatore USB-C, indipendentemente dalla marca del dispositivo. È infatti la completa interoperabilità (su entrambi i lati) del cavo di alimentazione che determinerà le condizioni tecniche per l’introduzione nel mercato di un caricabatterie comune.
Al momento, la proposta di direttiva soddisfa l’esigenza di interoperabilità sul lato del dispositivo, che è di gran lunga la sfida più importante. L’interoperabilità dell’alimentazione esterna, dal lato del caricabatterie, sarà invece affrontata dalla revisione del regolamento sulla progettazione ecocompatibile della Commissione europea che sarà proposta entro la fine dell’anno, in modo da far coincidere il timing con l’entrata in vigore della proposta di direttiva in esame.
Cosa cambia per i produttori
La tecnologia di ricarica rapida armonizzata aiuterà a prevenire che diversi produttori limitino ingiustificatamente la velocità di ricarica e contribuirà a garantire che la velocità di ricarica sia la stessa quando si utilizza un caricabatterie compatibile per un dispositivo.
I produttori dovranno adesso fornire informazioni pertinenti sulle prestazioni di ricarica, comprese le informazioni sulla potenza richiesta dal dispositivo e se supporta la ricarica rapida. Ciò renderà più facile per i consumatori vedere se i loro caricabatterie esistenti soddisfano i requisiti del loro nuovo dispositivo o li aiuterà a selezionare un caricabatterie compatibile.
In combinazione con le altre misure, ciò aiuterà i consumatori a limitare il numero di nuovi caricabatterie acquistati e li aiuterebbe a risparmiare 250 milioni di euro all’anno su acquisti di caricabatterie non necessari.
La proposta di direttiva dovrà adesso essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio mediante procedura legislativa ordinaria (codecisione) per poi entrare a regime dopo un periodo di transizione di 24 mesi dalla data di adozione per consentire all’industria di adeguarsi alle nuove prescrizioni.