Per far anni si è utilizzata la metafora delle strade e delle autostrade per spiegare come funziona Internet, in particolare per descrivere il protocollo Internet, la tecnologia che consente la trasmissione dei dati da un computer a un altro. In futuro le stesse strade e autostrade, grazie al 5G, saranno connesse alla Rete e daranno vita all’Internet of moving Things, in sostanza favoriranno il dialogo tra le automobili e tra veicoli e la stessa infrastruttura stradale. E all’interno di questo nuovo scenario transiteranno sempre più auto connesse e senza conducente. Sempre car-sharing e meno veicoli di proprietà.
A questi risultati sono giunti due studi internazionali. Il primo, realizzato dalla società McKinsey, prevede che entro il 2030 le automobili arriveranno a quota 2,4 miliardi. E come saranno rispetto ad oggi? Collegate a Internet, elettriche e/o ibride, e con la guida automatica, in grado quindi di limitare o ridurre a zero gli incidenti.
Google e Tesla alla “guida” del driverless
Si sa la prima società a mettere su strada una macchina senza conducente è stata Google, che poi di recente ha fatto, momentaneamente, marcia indietro. Infatti il gruppo di Mountain View ha interrotto gli investimenti e lo sviluppo autonomo della Google car, ma non è uscita di colpo dalla scena nel settore automobilistico. Infatti l’azienda è ora partner con case automobilistiche per costruire le driverless più sicure, per esempio insieme a Fiat Chrysler sta realizzando la “Pacifica Minivan”: se il risultato del test dovesse dare risultati positivi allora sarebbe questa la prima auto con guida autonoma di Google venduta sul mercato. Il primato, però, potrebbe essere soffiato da Tesla, il cui Ceo, Elon Musk, ha dichiarato che entro due anni la casa automoblistica da lui fondata realizzerà le auto con guida automatica che nell’arco di un altro paio di anni saranno pronte per essere guidate, anzi per trasportare i passeggeri.
L’auto condivisa al posto di quella di proprietà
Da una seconda indagine, condotta per la società KPMG, è emerso che tra 25 anni negli Stati Uniti meno della metà delle famiglie non possederanno più una macchina e circoleranno con i veicoli a noleggio. Lo studio ha anche calcolato che a ogni auto car-sharing ne corrispondono 10 tradizionali che non girano più in strada. I vantaggi per il consumatore sono economici e allo stesso tempo la scelta fa bene anche all’ambiente. “Le famiglie che utilizzano i servizi di car-sharing contribuiscono a ridurre le emissioni di CO₂ fino al 41 per cento l’anno”, il dato è contenuto in un’indagine eseguita dall’Università di Berkeley, California.
Dunque con le strade e le autostrade che saranno sempre più connesse e con le case automobilistiche in procinto di costruire veicoli connessi alla Rete e anche con guida autonoma allora tra circa 20 anni si apre davvero la corsia per le driverless e per la piena affermazione del car-sharing. Inoltre l’invenzione e l’attuazione di protocollo in grado di ridurre a zero gli incidenti delle auto senza guidatore avrà lo stesso impatto e la stessa importanza epocale che il protocollo Internet ha avuto per la comunicazione.