L’idea di mobilità sta cambiando. L’automobilista sa che una macchina non è più solo un mezzo per spostarsi, ma anche per comunicare, restare informati, ascoltare musica personalizzata, condividere dati, rimanere connessi.
Il web, le applicazioni e il digitale chiedono più connettività e questo ha innescato una reazione a catena che ha coinvolto le stesse case automobilistiche, che hanno dovuto riorganizzare l’intera filiera, rivoluzionando il modo di progettare, produrre e vendere automobili.
Sul sito della McKinsey Italia sono illustrati alcuni trend molto interessanti relativi proprio al mercato automotive di nuova generazione. Auto elettriche, connesse, a guida autonoma e smart mobility/sharing mobility sono i 4 driver che stanno guidando questa nuova fase industriale.
“Dalle analisi che abbiamo condotto – ha spiegato Gianluca Camplone, senior partner McKinsey – risulta che nel 2030, nelle principali aree metropolitane mondiali, il 30% delle nuove auto vendute potrebbe essere elettrico, il 15% a guida autonoma e il 10% usato in condivisione. La connettività è già adesso un tema di grande rilevanza per i clienti, tanto che più del 40% degli automobilisti si dichiara disposto a cambiare marca di auto in cambio di maggiore connettività”.
Questa nuova onda tecnologica nell’industria dell’automobile non solo aumenterà le vendite, ma renderà disponibile un’enorme quantità di dati: i “car data”. La McKinsey stima che tale settore è in grado di generare “un mercato addizionale annuo da 450 a 750 miliardi di dollari nel 2030”, principalmente “basato sull’uso dei dati e sull’impiego di big data e advanced analytics” per offrire nuovi servizi alle vetture, ridurre investimenti e costi operativi e migliorare la sicurezza dei guidatori e dei passeggeri.
L’app economy genera flussi continui di dati. Nel 2015, secondo IDC, le applicazioni installate in tutto il mondo sono state 156 miliardi, per un giro di affari di 34 miliardi di dollari. Nel 2020 si attendono 210 miliardi di download, per 57 miliardi di dollari di ricavi diretti.
La frontiera delle auto connesse in rete rientra in questo panorama. Il consumatore vuole scaricare applicazioni dedicate all’automobile per ampliare l’esperienza di guida, quasi fosse un’estensione del proprio smartphone. Che si tratti di mappe per la navigazione assistita, di servizi per l’infomobilità, di messagistica e audio streaming musicale, il 70% degli automobilisti è disposto “a dare accesso ai propri dati personali a specifiche applicazioni in cambio di servizi ritenuti di valore”.
I ricercatori McKinsey evidenziano quattro vantaggi della digitalizzazione dell’automotive: sicurezza, comodità, risparmio di tempo e riduzione di costi. “Nel futuro – si legge in un articolo/intervista pubblicato sul sito della società di ricerche – dati provenienti in tempo reale da una vettura incidentata potrebbero aiutare le squadre di soccorso ad avere un quadro preciso della situazione ancor prima di giungere sul posto, ad esempio comunicando quanti passeggeri sono coinvolti, la severità dell’impatto e magari anche trasmettendo un video feed della zona dell’incidente”.
Probabilmente sarà così, ma quando si parla di connessione ‘always on’, di scambio dati in tempo reale con la rete e di sistemi operativi, è inevitabile parlare anche di sicurezza informatica. Come difendersi da virus appositamente studiati per le automobili connesse? Cosa accade alla guida di un’auto connessa o a guida automatica in questi casi? E quali le conseguenze sulla sicurezza di passeggeri, altre vetture, ciclisti e pedoni?