Sono due le strade che condurranno le imprese e le società verso il futuro: il capitale umano e l’innovazione tecnologica.
Questo è quanto emerso al convegno organizzato dalla mia azienda, Converger, in collaborazione con la Rome Business School e l’Internet Governance Forum (IGF) – organizzazione che opera sotto l’egida dell’ONU -, intitolato “Innovazione, capitale umano, impresa e PA”, e che ha visto la presentazione di una ricerca curata dalla stessa Business School e gli interventi di Antonio Ragusa e Valerio Mancini, in rappresentanza dell’istituto, dell’ex sottosegretario Mattia Fantinati, presidente di IGF, e della deputata Anna Laura Orrico, a rappresentare le istituzioni. I dati discussi, infatti, non lasciano dubbi in proposito. Le competenze digitali più richieste nel 2023 in Italia riguardano l’ambito della sicurezza informatica, l’automazione, l’intelligenza artificiale e il mondo cloud.
Le 5 top skills per essere competitivi in futuro saranno creatività, pensiero critico e analitico, problem solving, e le abilità legate allo sviluppo e all’utilizzo della tecnologia, tra cui le Digital Skills.
Un’azienda che guarda il futuro deve svilupparsi attorno ai principi dell’ESG – Environmental, Social, e Governance -, ovvero una forma di organizzazione sempre più attenta all’Ambiente, al Sociale e alla Governance, che influenzi positivamente il mercato e le relazioni commerciali.
La parola chiave è “engagement”, coinvolgere: i lavoratori vogliono essere coinvolti nei processi e nella governance e chiedono alle imprese di essere inclusive ed etiche. È in questa chiave che abbiamo deciso di diventare società per azioni. Per Converger, come per le altre aziende che intendono essere apripista, l’adozione di pratiche sostenibili non solo è eticamente importante, ma può portare a vantaggi competitivi e al miglioramento delle relazioni.
Come impresa operante in un settore altamente innovativo, vogliamo e dobbiamo implementare precise politiche di Welfare aziendale per trattenere i giovani talenti, quelli di cui abbiamo bisogno per crescere, e che sono sempre più sensibili al tema della great resignation.
Veniamo, infine, al tema dell’innovazione tecnologica. Nella nostra era, il fulcro delle innovazioni risiede principalmente nei microprocessori di silicio, una pietra miliare che utilizziamo da oltre sessant’anni, fin dal lontano 1960. Il crescere del numero di transistor richiede una costante miniaturizzazione dei circuiti all’interno dei microprocessori. Tuttavia, siamo giunti a un punto in cui la miniaturizzazione raggiunge il suo limite fisico, oltre il quale è impossibile continuare. È evidente che abbiamo bisogno di un’alternativa, qualcosa di rivoluzionario, e questa alternativa è la tecnologia quantistica, sulla quale stiamo puntando con grande determinazione.
In un mondo che richiede soluzioni più avanzate e una potenza di calcolo senza precedenti, il futuro si chiama “tecnologia quantistica”. Il passaggio da un computer classico a uno quantistico richiede una traduzione della base fondamentale su cui si basa l’informatica, ovvero il “bit”. Questo tradizionale comando incentrato sull’aternanza binaria, 0 e 1, noto a tutti, nel mondo della meccanica quantistica si apre a una realtà sorprendente: il principio di sovrapposizione, che consente a un sistema di essere contemporaneamente in stato 0 e stato 1. Tale principio apre le porte a un livello di elaborazione delle informazioni che va ben oltre qualsiasi cosa possiamo oggi immaginare.
È in questo contesto che nasce una partnership rivoluzionaria, un accordo commerciale con il Produttore SpinQ, leader nell’innovazione quantistica e con cui stiamo gettando le basi per la diffusione di questa nuova tecnologia. Siamo entusiasti di questa collaborazione e ansiosi di vedere come il futuro si svilupperà grazie a tale innovazione. È ovvio che, al di là della nostra visione sull’innovazione, è proprio questo aspetto che deve essere adeguatramente tematizzato, oltre al fattore legato al capitale umano, per favorire la transizione.
In conclusione, sono un ottimista, e credo che la possibilità offerta dall’innovazione superi i costi. L’intelligenza artificiale creerà più posti di quanti ne porrà fuori mercato. Ma per innescare un vero cambiamento, sarà necessario indirizzarci verso una transizione globale, che metta insieme efficienze ed equità.