Il caso

Canoni frequenze tv, se la politica ci mette lo zampino

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Bagarre sull’emendamento al Milleproroghe in merito agli importi da pagare per l’uso delle frequenze tv. Politica, ruolo di AGCOM e del MiSE al centro del confronto. Ecco come sono andati i fatti.

Si infiamma la polemica sui canoni frequenze tv dopo la presentazione di un nuovo emendamento – proposto dal Governo all’articolo 3 del Decreto Milleproroghe – che rivede i termini per il pagamento dei canoni d’uso e dei diritti amministrativi, non inclusi (questi ultimi) nella delibera AGCOM dello scorso settembre.

L’emendamento, che sarà esaminato la prossima settimana, ha scatenato la bagarre, accompagnata da scambi di tweet al vetriolo tra parlamentari di Forza Italia e Pd.

I primi hanno anche denunciato una presunta ‘vendetta’ nei confronti di Mediaset (chiamata a pagare di più col nuovo sistema) per la rottura del patto del Nazareno. Ma i tempi dei singoli accadimenti degli ultimi cinque mesi smentiscono tale lettura.

Al di là di obiezioni di carattere politico, andiamo con ordine e guardiamo ai fatti per inquadrare quanto successo.

L’emendamento presentato alle Commissioni congiunte Bilancio e Affari costituzionali della Camera stabilisce che “L’importo dei diritti amministrativi e dei contributi per i diritti d’uso delle frequenze televisive in tecnica digitale… è determinato con decreto del ministero dello Sviluppo economico in modo trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio ed obiettivo sulla base dell’ambito geografico del titolo autorizzato”.

L’intervento del Governo mira a superare il decreto ‘tampone’ per adottare una norma primaria che possa modificare la legge Passera-Monti dell’aprile 2012, alla quale si è allineata la Delibera AGCOM nello stabilire il nuovo schema di calcolo per i canoni annuali.

L’AGCOM ha in effettivamente agito in modo coerente con gli accadimenti precedenti decisi in sede governativa e nel rispetto delle norme vigenti.

La storia che ha accompagnato la Delibera è già nota da tempo.

Il provvedimento dell’Autorità risale allo scorso 30 settembre 2014.

In vista dell’approvazione della delibera, il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, scrive due volte all’Autorità per illustrare la propria contrarietà al sistema introdotto dalla Legge Passera-Monti al quale l’AGCOM si sarebbe successivamente allineata.

Un sistema che prevede una riduzione dei pagamenti da parte dei maggior broadcaster come Rai e Mediaset e un aumento per gli operatori di rete e le Tv locali, in linea con quanto previsto dalle norme in vigore.

Giacomelli non condivide lo schema AGCOM e ha spiegato più volte le sue ragioni. Intanto perché si corre il rischio che “sia spostato sull’emittenza locale un rischio e un onere da rendere impraticabile quel mercato per qualsiasi operatore”.

E poi perché, sempre secondo il Sottosegretario, “…il quadro normativo su cui ha lavorato l’AGCOM per la definizione dei nuovi criteri non ha mai compiutamente preso atto del passaggio dal sistema analogico e quello digitale, nel quale emergono due categorie distinte, quella degli operatori di rete e dei fornitori di contenuti”.

 

L’AGCOM si è mostra aperta ad accogliere le osservazioni, tant’è che inizialmente congela lo schema approvato lo scorso agosto in attesa di un intervento chiarificatore del Governo, che però non arriva, per cui a settembre decide di procedere con l’adozione della delibera.

L’Autorità non ha fatto altro quindi che adempiere alle proprie funzioni e a predisporre il nuovo sistema di calcolo in linea con la Passera-Monti, passando la palla al Governo per eventuali modifiche delle norme vigenti.

Nella nota che accompagna l’annuncio del provvedimento, l’AGCOM spiega infatti chiaramente che è “…ineludibile, allo stato, adempiere i compiti assegnati all’Autorità dalla vigente normativa primaria, restando ovviamente riservata ogni successiva determinazione agli organi titolari della funzione di indirizzo politico, con i quali proseguirà la proficua collaborazione istituzionale instauratasi nel rispetto delle reciproche attribuzioni”.

L’AGCOM adotta pertanto il provvedimento, conformandosi al dettato dell’art. 3-quinquies del Decreto legge n. 16 del 2012 e assumendo come valore di riferimento il prezzo di aggiudicazione delle frequenze Tv nell’asta conclusasi nel mese di giugno.

La delibera prevede un incremento del contributo per ogni multiplex addizionale in funzione anti-concentrativa; un incentivo per l’utilizzazione di tecnologie innovative; un trattamento differenziato per gli operatori locali in ragione della peculiarità del settore.

Quanto al criterio dell’applicazione progressiva del nuovo sistema di contributi di cui al comma 4 del citato art. 3-quinquies, l’Autorità suggerisce la definizione di un glide path volto a garantire la progressività dell’imposizione e la parità di condizioni tra operatori.

L’AGCOM ritiene tuttavia di dover rimettere al Governo la valutazione di compatibilità con la previsione recata dal comma 7 dello stesso articolo, secondo cui dall’attuazione della disciplina non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

A inizio dicembre 2014 il Governo predispone un emendamento alla Legge di Stabilità con il quale chiede il congelamento del vecchio sistema, in modo da predisporre una nuova legge. L’emendamento viene però respinto dalla Commissione Bilancio del Senato perché non si può disapplicare una delibera, quella dell’AGCOM, allineata a quanto prevede la Legge del 2012.

Il 29 dicembre il MiSE interviene con un decreto ministeriale secondo il quale gli operatori di rete devono pagare entro il 31 gennaio il 40% di quanto versato nel 2013, a titolo di acconto del contributo dovuto per il 2014 per l’utilizzo delle frequenze.

Successivamente, si legge, sarà lo stesso ministero a determinare definitivamente i contributi da versare per il 2014, sciogliendo così il nodo cruciale che riguarda il sistema di calcolo fissato dalla Delibera AGCOM.

Il prossimo passaggio del Governo sarà quindi quello di predisporre una norma primaria per modificare la Legge Passera-Monti. Ecco quindi l’emendamento al Milleproroghe.

In conclusione, AGCOM adotta una delibera nel rispetto della Legge Passera-Monti, il Governo ritiene quelle norme superate e decide quindi di rimettere mano alla materia.

Resta da vedere se c’è una sovrapposizione di competenze o un conflitto. E ancor di più capire da cosa sia determinato questo stop-and-go sulla vicenda frequenze, sul ruolo di AGCOM, sugli intendimenti del Governo.

C’è materia a sufficienza per riflettere: un argomento dal profilo inquieto su cui occorre tornare nelle prossime ore.

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