Pronto il Decreto del Ministero dello sviluppo economico per risolvere, almeno temporaneamente con una soluzione tampone, il nodo cruciale che riguarda il calcolo dei canoni annuali per l’uso delle frequenze Tv fissato dalla Delibera Agcom dello scorso settembre.
Il provvedimento è adesso in mano alla Corte dei Conti che, come apprende Key4biz, a giorni dovrebbe dare il proprio via libera. Dal Ministero dello Sviluppo economico al momento preferiscono non rilasciare alcun commento.
Il decreto del MiSE, al quale avrebbe lavorato anche il Ministero dell’Economia, stabilirebbe che entro il 31 gennaio gli operatori di rete versino solo un acconto del canone.
Un sistema che permetterebbe successivamente di intervenire con una norma primaria per modificare la Legge Passera-Monti dell’aprile 2012, alla quale si è allineata la Delibera Agcom nello stabilire il nuovo schema di calcolo per i canoni annuali.
Una delibera controversa quella dell’Autorità che ha sollevato un intenso dibattito specie dopo la decisione della Commissione Bilancio del Senato, il mese scorso, di respingere l’emendamento del Governo che di fatto chiedeva il congelamento del vecchio sistema in modo da predisporre una nuova legge.
Effettivamente non si può disapplicare una Delibera che è allineata a quanto prevede la Legge del 2012.
Per poterlo fare bisogna, infatti, intervenire a monte e cambiare la legge e superare così la contraddizione di quelle norme perché è impensabile garantire lo stesso gettito, quindi la neutralità finanziaria, intervenendo solo su una porzione del settore tv cioè quello degli operatori di rete che hanno giro d’affari che vale un decimo rispetto a quello editoriale.
Il Governo vuole sciogliere questo nodo ma siccome i tempi sono molto stretti, si sarebbe pensato di intervenire con questo Decreto ministeriale che prevede il versamento di un acconto entro il 31 gennaio.
Successivamente, ma ancora non si conosce la tempistica, si dovrebbe intervenire con una norma primaria per modificare l’assetto introdotto dalla Legge del 2012, modificando i criteri di applicazione e facendo così cadere i presupposti sui quali si basa al momento la Delibera dell’Agcom.
L’acconto dovrebbe essere calcolato operatore per operatore. Si parla di circa il 40% di quanto pagato da ciascuno nel 2013.
La ragione fondamentale delle obiezioni mosse alla Delibera dell’Autorità sono state più volte chiarite dal Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, secondo il quale “…il quadro normativo su cui ha lavorato l’Agcom per la definizione dei nuovi criteri non ha mai compiutamente preso atto del passaggio dal sistema analogico e quello digitale, nel quale emergono due categorie distinte, quella degli operatori di rete e dei fornitori di contenuti”.
Lo stesso Commissario Antonio Nicita si era astenuto dal votare la Delibera, spiegando a Key4biz le ragioni di carattere tecnico ed economico alla base della propria decisione.
Il sistema deliberato prevede, infatti, non solo meno introiti per lo Stato, in un momento di grave crisi, ma soprattutto un alleggerimento per gli incumbent e un aumento dei canoni d’affitto per chi è solo operatore di rete oltre che per le tv locali.
Secondo alcune stime, i due principali operatori tv pagherebbero, per il 2014, 13 milioni ciascuno, anziché 50 in totale, come avveniva quando il canone era calcolato sulla base del fatturato. Altre stime parlano di un risparmio per i due incumbent ancora maggiore: 23 milioni per la Rai e 17 per Mediaset nel 2014, con minori entrate per l’Erario di oltre 39 milioni rispetto al 2013, a causa del maggior esborso per altri operatori nazionali.