Per combattere l’evasione del canone Rai, la soluzione potrebbe essere un mix che metta insieme i sistemi usati da alcuni Paesi europei.
Ne ha parlato alla Leopolda il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, da tempo al lavoro su un decreto di riforma della tv che dovrebbe essere pronto prima della fine dell’anno. I tempi devono infatti essere rapidi perché il canone si deve pagare a gennaio e ai primi di dicembre devono essere stampati i bollettini con le cifre da versare.
L’evasione, ha detto Giacomelli, attualmente ammonta a 500-600 milioni di euro, “puntiamo a eliminarla”.
Il Sottosegretario non è voluto entrare nei dettagli di come recuperare l’evasione, si è limitato a commentare: “Tecnicamente si può fare, mi chiedo perché non è stato mai fatto”. Aggiungendo che “ci sono vari sistemi in uso in Europa, arrivando ora noi possiamo utilizzare un mix interessante. Stiamo valutando”.
All’ultima edizione di Eurovisioni, il canone è stato argomento centrale e sotto la lente sono finiti i modelli di cinque Paesi europei: Finlandia, Olanda, Germania, Svizzera e Svezia.
L’Olanda ha abolito il canone, Germania e Svizzera hanno trasformato lo scopo del canone, la Finlandia ha legato il canone alla tassazione progressiva e la Svezia ha ampliato il campo di applicazione.
Riforma del canone Rai
L’obiettivo del Sottosegretario è azzerare l’evasione del canone che attualmente si aggira intorno al 25% ma anche alleggerire questa tassa a carico dei cittadini, prevedendo un sistema basato sulla capacità di spesa. L’importo massimo dovrebbe oscillare intorno ai 60 euro, il minimo intorno ai 35 euro, contro gli attuali 113,50 euro annui per tutti indistintamente. L’introito stimato per finanziare il servizio pubblico sarà intorno ai 2 miliardi, rispetto al miliardo e 700 milioni attuale, anche grazie a un piccolo contributo legato a giochi e lotterie.
Il provvedimento potrebbe contenere anche nuove norme per i contributi all’editoria, alle quali sta lavorando il Sottosegretario con delega al settore, Luca Lotti. Tv pubblica, reti locali e giornali andrebbero così ad attingere ad un unico fondo, una sorta di fondo per il servizio pubblico, finanziato anche con i contributi annuali pagati per l’uso delle frequenze. Per questo il governo è intenzionato a bloccare gli effetti del provvedimento dell’Agcom.
Per la Rai ci si ispira a un modello alla BBC con un consiglio di sorveglianza di nomina istituzionale che indicherebbe amministratore delegato e Consiglio d’amministrazione.
Le proposte del Tavolo 27
Alla Leopolda al Tavolo 27 si è discusso sabato di ‘Riforma Rai: canone, governance e prospettive per il servizio pubblico’ con il senatore Pd Salvatore Margiotta, vicepresidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai.
Confronto animato sulla proposta del canone ridotto e differenziato per fasce di reddito, perché si teme che alla fine non faccia aumentare le entrate e costringa la Rai a conquistare nuove risorse pubblicitarie e dunque a puntare sui programmi che fanno più audience invece che su quelli di qualità.
La proposta è invece quella di presentare il pagamento del canone per l’utilizzo dell’etere, o qualcosa di simile, e smetterla di usare il vecchio termine di canone per la televisione, legato al possesso dell’apparecchio televisivo. Oggi soprattutto i giovani non usano più la televisione, ma il pc o il tablet.
Qualcuno ha proposto una Rai con due reti: una interamente finanziata dal canone, l’altra che viva di pubblicità.
Tra gli argomenti centrali della discussione anche il nodo della governance della Tv pubblica. “La Rai deve essere sganciata dalla politica” ha detto qualcuno e altri hanno aggiunto “La crisi della Rai rispecchia la crisi delle istituzioni”. La proposta di alcuni è di dare alla Rai una forma giuridica di società privata, svincolandola da lacci e condizionamenti della società pubblica. Qualcuno ha suggerito di istituire una Fondazione che nomini il Consiglio d’amministrazione Rai.
Anche per questo aspetto si attende dal MiSE una decisione in tempi rapidi visto che l’attuale Cda, nominato nel luglio 2012, terminerà il proprio mandato nella prossima primavera.
Dopo l’Ipo di RaiWay, interesse per torri tlc
La Rai procede intanto a ritmo serrato verso l’Ipo di RaiWay, l’azienda delle torri di trasmissione (2.400) che i vertici di Viale Mazzini contano di mettere in Borsa entro l’anno. Si attende l’ok della Consob. Al momento i conti sembrano in ordine, completati gli investimenti sulla digitalizzazione della rete che dovrebbero essere di circa 200 milioni.
Il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, ha confermato sabato la tabella di marcia mentre il governo la scorsa settimana ha deciso di non esercitare la golden power sulla vendita della quota di minoranza di RaiWay.
La società delle torri potrebbe valere, secondo uno studio di Exane Bnp Paribas riservato agli investitori, tra gli 800 milioni e 1 miliardo di euro a seconda degli scenari.
Stima più o meno in linea con quella di Banca Imi, secondo la quale RaiWay vale tra i 940 mln e gli 1,2 mld di euro.
Rai intende mettere sul mercato una quota di circa il 30-40%. Il Governo ha fissate massimo del 49%.
Nel momento in cui sarà definita la quotazione, Gubitosi ha detto che “ci sarà interesse a valutare le torri di telefonia”. Sia Wind che Telecom Italia hanno infatti intenzione di valorizzare le proprie infrastrutture: il gruppo telefonico che fa capo a Vimpelcom ha già inviato gli information-memorandum a possibili acquirenti. Al dossier guardano però con interesse la stessa Rai, Ei Towers (Mediaset) e la spagnola Abertis. Telecom Italia ha già avviato incontri preventivi con i sindacati sul piano di valorizzazione delle torri in Italia, che secondo alcune stime valgono un miliardo di euro.