Legge di Stabilità

Canone Rai, tempo scaduto per i decreti attuativi

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La Legge di Stabilità dava 45 giorni di tempo al governo per emanare i decreti attuativi e sciogliere i tanti nodi che riguardano il canone in bolletta, il tavolo di discussione è però ancora aperto.

Il canone Rai continua a tenere banco. Entro oggi, così prevedeva la Legge di Stabilità che dava 45 giorni di tempo al governo per sciogliere tutti i nodi di questa riforma, dovrebbero essere emanati i decreti attuativi.

Il confronto però – tra i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, le associazioni di rappresentanza delle aziende elettriche – è ancora aperto.

Tanti gli aspetti controversi e i dubbi da parte degli utenti come dimostrano le numerose telefonate che stanno arrivando ai call center delle imprese del settore elettrico.

Alcuni chiarimenti sono già arrivati dal Viceministro all’Economia, Enrico Zanetti, che ha indicato che la dichiarazione del possesso della tv non farà scattare i controlli sugli anni precedenti.

Intanto ricordiamo che dal primo gennaio il canone Rai non si pagherà più con i bollettini come un tempo, ma con la bolletta elettrica.

Il tributo è stato ridotto a 100 euro dai precedenti 113 euro e suddiviso in dieci rate. Solo per quest’anno, per ovvie necessità di aggiustamento, si comincerà a versarlo da luglio e in fattura ci saranno anche le rate precedenti.

Ma adesso c’è un altro aspetto spinoso che attende chiarimenti.

L’inquilino che è residente in un immobile ma non ha un’utenza elettrica intestata dovrà pagare il canone o spetterà al proprietario di casa?

Nei decreti attuativi saranno previste le modalità di questa particolare condizione, in ogni caso la risposta è Sì, l’inquilino dovrà comunque pagare il canone. Il proprietario, invece, dovrà pagare solo per la casa nella quale ha residenza.

La Legge di Stabilità prevede: “Il canone ordinario è dovuto da chiunque detenga un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni televisive“.

Detenzione che “si presume nel caso esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza“.

Sarà la residenza in un immobile il criterio guida per stabilire chi dovrà avere il canone Rai addebitato nella bolletta elettrica e chi no.

La presunzione si applica solo alle utenze nel luogo in cui un soggetto ha residenza anagrafica, le cosiddette ‘utenze domestiche residenti’, quindi solo sulle ‘prime case’.

Un problema potrebbe porsi per gli intestatari di contratti di fornitura con tariffa D3 (per abitazioni di residenza con impegno di potenza superiore a 3 kW e per quelle non di residenza), se l’utente non ha dichiarato la residenza: l’agenzia delle Entrate ha già identificato chi si trova in questa situazione e trasmetterà gli identificativi all’Acquirente unico, che li comunicherà poi alle compagnie elettriche. In base allo stesso principio, però, due coniugi residenti in due abitazioni diverse, con una utenza elettrica di tipo “residenziale” nelle due case, pagheranno due volte il canone Rai.

 

Altri chiarimenti

Altra precisazione che arriva questa volta dal Ministero dello Sviluppo economico: per un utente che attiva una fornitura di energia a novembre o dicembre, poi, il pagamento del canone scatterà da gennaio dell’anno successivo.

Il decreto attuativo dovrà poi fare il punto sulle modalità di fatturazione anche per chi cambia fornitore in corso d’anno.

Da definire anche cosa accadrà in caso di morosità sul canone e quando scatteranno le sanzioni alle imprese elettriche in caso di violazione degli obblighi di comunicazione e versamento dei canoni.

Rischio duplicazioni

Per evitare duplicazioni nell’addebito del canone, sarà necessario un scambio di informazioni tra imprese elettriche, Comuni e agenzia delle Entrate.

Sarà così più facile capire chi è tenuto a pagarlo e chi è esente.

Si attende ancora che l’Agenzia delle Entrate predisponga il modello da presentare in caso non si fosse tenuti a pagare il canone.

La comunicazione sarebbe già dovuta arrivare, in ogni caso si farà entro maggio al massimo, per consentire alle compagnie elettriche la fatturazione da luglio.

Chi non dovrà pagarlo?

Intanto gli anziani con più di 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge entro 6.713,98 euro all’anno; i titolari di un’utenza elettrica per la seconda casa; chi non ha la tv nel 2016 e lo ha comunicato all’Agenzia delle Entrate.

Nessun rischio per le tv locali

 

L’extra gettito per i primi due anni verrà utilizzato proprio per allargare le esenzioni, per ridurre il Fondo della pressione fiscale e per quello delle tv locali.

Anche se Aeranti Corallo ha lanciato venerdì scorso l’allarme sostenendo che si corre il rischio che venga abrogata la norma in questione con “l’istituzione di un fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, nel quale confluirebbero anche le forme di sostegno all’emittenza radiofonica e televisiva locale”.

Cambiamento che limiterebbe di molto le risorse.

A riguardo il Sottosegretario, Antonello Giacomelli, è intervenuto per far chiarezza, assicurando: “Capisco le preoccupazioni delle tv locali ma non credo che siano fondate. Anche nel recente passato alcune iniziative del governo sono state accolte con diffidenza e sospetti e poi sono state salutate con soddisfazione ed apprezzamento da tutto il settore”. “Seguirei certo con attenzione il percorso parlamentare – ha aggiunto Giacomelli – ma ne attenderei l’esito finale con meno retro-pensieri”.

Come gestire i reclami?

Tra gli aspetti da chiarire c’è anche la gestione dei reclami sulle nuove modalità di versamento del canone Rai. Le imprese elettriche vorrebbero non assoggettare i reclami relativi al canone all’obbligo di risposta entro 40 giorni che vale per quelli del settore energia. Inoltre, chiedono che non sia previsto un indennizzo economico del venditore al cliente nei casi di mancata risposta o di risposta giudicata incompleta

E se la Rai non si vede?

Altra questione spinosa è quella relativa a tutti quegli utenti che vivono in zone non raggiunte dal segnale Rai. Questa gente dovrebbe pagare ugualmente il canone Rai senza però poter usufruire del servizio.

La giunta dell’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese ha riproposto il problema della cattiva ricezione tv in zone di montagna, dopo aver “approvato un ordine del giorno in cui sollecita la Rai a farsene carico”.

Romano Franchi, presidente dell’Unione dell’Appennino bolognese, ha commentato: il canone va pagato, ma deve anche “essere assicurato un adeguato servizio agli utenti consentendo la ricezione di tutti i canali, in particolare quelli del servizio pubblico. Nelle aree montane alpine e appenniniche resta elevato il digital divide che ha la sua prima fonte nelle difficoltà di ricezione del segnale tv e radio”, ormai passate al digitale.

I Comuni montani vorrebbero dal governo un tavolo di monitoraggio nazionale, che individui le aree dove la tv si vede male, “affiancando all’impegno degli Enti locali quello di Stato e Regioni. Anche Rai Way, la società che si occupa di infrastrutture televisive, deve fare la sua parte per raggiungere tutto il territorio”.

Una risposta potrebbe venire dal satellite. L’intesa Anci e Tivùsat, per esempio, consentirà l’installazione a prezzi calmierati di parabola e decoder necessari, “purtroppo però questo protocollo è attivo solo in alcuni comuni delle province di Reggio, Parma, Modena e Forlì-Cesena, escludendo l’Appennino bolognese”.

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