La precisazione

Canone Rai, non riguarda smartphone e tablet (almeno per ora)

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Paga solo chi possiede tv e radio, almeno per adesso. Salvi i vecchi evasori. In bolletta nessuna imposta aggiuntiva.

Il canone Rai in bolletta elettrica continua a preoccupare gli italiani. La norma della Legge di Stabilità che regolamenterà il nuovo sistema deve essere ancora dettagliata, ma sono già tanti i dubbi e le perplessità.

Dall’Unione Nazionale Consumatori, il Segretario Massimiliano Dona rilancia e avverte: “Ci saranno abusi e invii a vanvera. Sarà il caos”.

A preoccupare sono le misure per stanare gli evasori, l’ammontare delle sanzioni, e soprattutto: pagherà il canone anche chi non ha il televisore ma possiede un tablet o uno smartphone?

Sull’argomento è intervenuto oggi il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, per cercare di far chiarezza.

Non si pagherà il canone su smartphone e tablet

“Rimane l’impianto della normativa in vigore. E’ il possesso di un televisore il requisito per il pagamento del canone, non degli altri device. Nella norma abbiamo solo aggiunto una presunzione del possesso del televisore che è il contratto di fornitura elettrica“, ha precisato Giacomelli oggi a 24 Mattino su Radio 24.

Il Sottosegretario non ha però escluso che in futuro le cose potrebbero essere diverse.

“Non cambia nulla rispetto alla normativa attuale, almeno per il momento. Per il futuro vedremo”, ha indicato il Sottosegretario, sottolineando che dovrà pagare il canone anche chi possiede solo la radio, mentre “sono esclusi computer, tablet e smartphone“.

Secondo i dati Istat – ha osservato – il 97% degli italiani possiede un televisore. Eppure questo non emerge dai dati sul pagamento del canone”.

Chi dichiara il falso commette un reato

E’ quello che ha dichiarato Giacomelli, spiegando che commette un reato “ma non perché modifichiamo qualcosa. Il decreto del 2000 già dice che la certificazione di un dato falso è reato. Nella Legge di Stabilità esplicitiamo che vale quella regola“.

Nessuna azione contro i vecchi evasori

Per chi non ha pagato il canone Rai negli anni passati “purtroppo non succede niente, non perché ci sia un condono, ma perché l’utente avrebbe buon gioco a dire che ha acquistato solo ora il televisore”, ha precisato il Sottosegretario, aggiungendo che “tollerare un’evasione del 30% non è giusto prima di tutto per il 70% di utenti che pagano il canone”.

Giacomelli ha ribadito che la richiesta di pagamento del canone arriverà solo “con il contratto della fornitura elettrica dell’abitazione dove si è residenti” e specificato che la cifra totale sarà di 100 euro, “senza alcuna maggiorazione e nessuna imposta aggiuntiva” come le accise previste per l’elettricità, perché “la bolletta è solo la modalità di pagamento“.

“Saranno i cittadini a comunicare il mancato possesso del televisore con modalità che saranno stabilite dal decreto attuativo – ha detto ancora -, anche se ci sono già modalità previste con l’autocertificazione”.

Sanzione: da due a sei volte la somma dovuta

Riguardo alle voci circolate che parlavano di una sanzione di 500 euro per chi non paga il canone, Giacomelli ha ammesso che il MEF ha considerato questa soluzione ma che sarà il Parlamento a decidere: la sanzione per il mancato pagamento del canone “c’è già ed è da due a sei volte” la somma dovuta. “C’era un’idea del Mef di togliere questa forbice e stabilire che la sanzione era di 5 volte la somma dovuta. Non c’è una soluzione già stabilita, sarà il Parlamento a decidere con la Legge di Stabilità“.

Ma perché in Italia l’evasione è così alta?

Il Segretario nazionale di Usigrai, Vittorio Di Trapani, parlando con Key4biz ha ricordato che “la Rai è il servizio pubblico che in Europa ha lo share più alto”. Sicuramente, ha precisato, “il prodotto deve essere assolutamente migliorato per rispondere alle richieste e alle esigenze dei cittadini che hanno diritto ad avere la massima qualità. Noi siamo impegnati in prima linea in questa battaglia, ma non possiamo collegarla in qualche modo all’evasione altrimenti si rischia di farla diventare quasi un’autorizzazione” a non pagare.

Riguardo al nuovo sistema, Di Trapani ha detto: “E’ necessario trovare una soluzione all’evasione che è oggi di oltre il 27%. Leggeremo con attenzione il testo e valuteremo se garantisce quelle risorse certe e di lunga durata che chiediamo da tempo”.

La Riforma Rai passa alla Camera

Prosegue intanto l’iter della Riforma Rai, approvata ieri alla Camera con 259 voti favorevoli (143 contrari e 4 astenuti) che adesso torna in seconda lettura al Senato dove era passata lo scorso luglio per avere il via libera definitivo, così come spera il governo, per fine novembre.

La protesta in Aula è stata forte soprattutto dai banchi del M5S, Lega Norda e Sel. Ma si è riusciti ugualmente in soli due giorni a far passare il testo.

Ha votato compatta la maggioranza, che difende il nuovo assetto della governance della tv pubblica: dall’introduzione della figura dell’amministratore delegato, al Cda più snello, composto da sette membri e non nove.

Non sono mancate le critiche.

 

Piovono critiche sulle nuove funzioni di Campo Dall’Orto

“Con questa riforma la Rai diventa una Spa normale con un vero capo azienda e finisce una impropria commistione tra politica e gestione quotidiana dell’azienda”, ha commentato Giacomelli.

Ma su questo punto non è d’accordo Usigrai. Di Trapani ha dichiarato a Key4biz: “Questo Ddl non risponde agli obiettivi fissati prima che da noi dal Presidente del Consiglio quando disse ‘libereremo la Rai dai partiti e dai governi’. Questo Ddl non c’entra questo obiettivo, non restituisce la Rai ai cittadini e non risolve i problemi che da anni denunciamo, quelli del controllo della politica sul servizio pubblico”.

La nuova figura dell’amministratore delegato, nominato dal cda su proposta del Tesoro, ha scatenato le proteste dell’opposizione.

Il dg Antonio Campo Dall’Orto, grazie alle disposizioni transitorie, acquisirà i poteri previsti per l’amministratore delegato nella riforma e una maggiore autonomia nella gestione aziendale.

Roberto Fico, il pentastellato presidente della Commissione di Vigilanza Rai, ieri ha rilanciato: “Siamo preoccupati, questo direttore nominato in tutta fretta diventa un superuomo al comando della tv pubblica”.

Fico ha ricordato la vicinanza dell’attuale Dg al premier: “Era uno degli animatori della Leopolda insieme a Renzi”.

Il vero motivo di questa accelerazione sul Ddl Rai?

Per Fico, la ragione è che “il governo vuole occupare postazioni per gestire al meglio la campagna elettorale”.

 

Ok alla trasparenza sui compensi

Ha votato contro il provvedimento pure Forza Italia, nonostante abbia ottenuto, grazie a propri emendamenti approvati al Senato, la figura del presidente di garanzia, che deve avere il parere favorevole dei due terzi della Commissione di Vigilanza, e un maggior peso del cda nelle nomine editoriali. Il capogruppo Renato Brunetta ha spinto in particolare per la trasparenza dei compensi dei dirigenti, ottenendo il sì della maggioranza alla pubblicazione degli stipendi superiori ai 200 mila euro, compresi quelli dei giornalisti, ma esclusi quelli delle star della tv.

La riforma avvia anche il percorso in vista della scadenza della concessione di servizio pubblico nel maggio del prossimo anno. Con un emendamento approvato in Aula, è stata prevista una consultazione pubblica prima del rinnovo. Subito dopo scatterà la procedura per il nuovo contratto di servizio.

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