Il decreto attuativo che definirà i dettagli del canone Rai in bolletta è in dirittura d’arrivo. Così fanno sapere del Ministero dello Sviluppo economico e dell’Economia. Ma basterà a risolvere le numerose questioni sollevate negli ultimi giorni dalle associazioni dell’energia e dei consumatori?
Le perplessità restano ancora tante.
E mentre l’avvocato Luigi Piccarozzi sta lavorando a una class action perché, come ha indicato intervenendo al programma diMartedì su La7, bisogna far togliere l’addebito sulla fattura elettrica in quanto “non si può piegare il diritto a esigenze di cassa”, dai banchi del Parlamento monta la protesta del Movimento Cinque Stelle che accusa il governo di usare i soldi del canone per continuare a finanziare gli editori (Video).
I nodi da sciogliere sono diversi a partire dai grossi investimenti che dovranno fare le società dell’energia per far fronte alle novità introdotte dalla Legge di Stabilità che ha collegato il canone Rai alla bolletta.
Il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, è stato molto chiaro: Il canone in bolletta “costerà decine di milioni di euro” alle utilities.
Anche l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, non ha nascosto le difficoltà, ricordando che “il ciclo di tariffazione è di 60 giorni” e per essere pronti per la scadenza di luglio “i dettagli dovranno essere forniti entro maggio”.
In tutto questo ad aggravare ulteriormente la situazione arriva anche la dichiarazione del direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, che in un’audizione alla Commissione Anagrafe tributaria, ha indicato che per il pagamento del canone Rai in bolletta “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica”.
Il problema è però che allo stato attuale, indica sempre Savini, “in attesa della costituzione della nuova Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, l’individuazione della famiglia anagrafica risulta particolarmente complessa”.
Il problema è che l’Anagrafe Unica è ancora in alto mare e in base al cronoprogramma dell’Agid, se tutto va bene, gli 8 mila comuni italiani confluiranno nell’Anpr a fine 2016.
Questione che preoccupa non poco le associazioni dei consumatori, UNC in primis.
Savini ha anche sottolineato che per far funzionare il sistema occorre conoscere, tra l’altro, “i pagamenti eseguiti con altre modalità da soggetti che, pur essendo tenuti al pagamento del canone, non dispongono di contratti elettrici uso domestico”. Inoltre, mentre sono disponibili i dati sulle forniture domestiche nello stesso luogo di residenza sotto i 3 Kw, per le forniture sopra i 3 Kw non è rilevato il luogo di residenza.
Dal Ministero dello Sviluppo economico spiegano che non ci sarà un vero rischio di duplicazione del canone, derivante dal fatto che il vecchio bollettino fosse intestato a un membro della famiglia diverso da quello che ha sottoscritto il contratto di fornitura elettrica. “Questo perché – precisano al MiSE – i vecchi abbonamenti non vengono presi neppure in considerazione, si riparte da chi è intestatario della bolletta elettrica”.
E anche le duplicazioni legate al possesso di seconde case dovrebbero essere risolte perché, continuano al MiSE “ai fornitori di energia risulta sempre quando la bolletta è collegata al luogo di residenza effettiva”.
Anche il cambio di fornitore non dovrebbe creare problemi.
“Il nuovo fornitore – indicano al MiSE – non è tenuto a conoscere il vissuto del nuovo cliente, quindi gli addebiterà le rate corrispondenti al periodo dal momento in cui ha stipulato il nuovo contratto”.
La risoluzione dei contenziosi spetterà all’Agenzia delle Entrate così come la rivalsa sugli arretrati.
Ma prima è necessario l’allineamento anagrafico tra sistemi informativi delle imprese elettriche e Anagrafe Tributaria e la gestione delle variazioni. Solo dopo le Agenzie delle Entrate forniranno all’Acquirente Unico l’elenco che verrà trasmesso alle imprese elettriche perché lo inseriscano nelle bollette.
Non rischia invece il distacco della corrente chi dovesse pagare solo per la fornitura dell’elettricità e non per la parte relativa al canone.
E chi non ha il televisore?
Dovrà aspettare che l’Agenzia delle Entrate predisponga il modello di autocertificazione che tarda ad arrivare perché si attende il decreto attuativo al quale MiSE ed Economia stanno ancora lavorando.
Chi si vede addebitare in bolletta il canone ma non deve pagarlo, perché non ha la tv, dovrà presentare richiesta di rimborso al suo fornitore di energia elettrica entro il 30 giugno dell’anno successivo. E riceverà i soldi indietro “entro sei mesi”. Così, secondo indiscrezioni, è scritto nella bozza del decreto che comunque, dopo la pubblicazione dovrà fare un passaggio al Consiglio di Stato e al Garante Privacy col rischio che non si riesca a rispettare la scadenza di luglio quando in bolletta dovrebbe apparire per la prima volta il canone Rai.
Nella prima fattura, quella di luglio appunto, saranno comprese tutte le rate scadute fino a quel momento, per cui la cifra, considerato che il totale è stato ridotto da 113 a 100 euro, sarà intorno ai 70 euro.
Dal 2017 invece i 100 euro saranno spalmati in dieci rate che si pagheranno da gennaio a ottobre.
Per quanto riguarda gli abitanti delle isole minori, che sono una ventina, non dovranno pagare il canone in bolletta perché le loro reti elettriche non sono connesse a quelle nazionali. Per loro sarà l’Agenzia delle Entrate, con un provvedimento ad hoc, a stabilire come dovranno farlo.