I problemi ci sono e non sono di semplice soluzione. Allegare il canone Rai alla bolletta elettrica non sarà così facile come qualcuno aveva potuto pensare.
E forse proprio per questo che il Ministero dello Sviluppo economico continua a confrontarsi con l’Autorità dell’energia, l’Agenzia dell’Entrate e le associazioni di settore, e tarda ancora ad arrivare il decreto attuativo atteso dal mese scorso.
Ieri il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, è stato molto chiaro: Il canone in bolletta “costerà decine di milioni di euro” alle utilities.
Bisognerà fare degli investimenti importanti, dedicare apposito personale a questo nuovo servizio, gestire i reclami, condividere le banche dati per stanare gli evasori, individuare correttamente chi ha diritto all’esenzione e chi no, evitare la doppia fatturazione.
Il decreto dovrebbe anche i problemi relativi a chi dovrà gestire i solleciti, i rimborsi nel caso, per esempio, di addebito della bolletta direttamente sul conto corrente bancario anche per chi non dovrà pagare il canone, di chi attiva un’utenza elettrica dopo luglio.
E ancora, di chi vive sulle piccole isole non raggiunte dalla rete elettrica.
I nodi da sciogliere sono tanti e anche se l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, si è dimostrato ottimista sul rispetto della scadenza di luglio, quando per la prima volta nella bolletta elettrica dovrebbe apparire il canone Rai, il condizionale resta d’obbligo.
Adesso a porre un altro problema è il direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, che in un’audizione alla Commissione Anagrafe tributaria, ha indicato che per il pagamento del canone Rai in bolletta “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica che, in modo del tutto peculiare rispetto alle diverse imposte del nostro sistema tributario, costituisce di fatto il soggetto passivo del tributo. Allo stato attuale, in attesa della costituzione della nuova Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, l’individuazione della famiglia anagrafica risulta particolarmente complessa“.
Per superare “tale criticità“, precisa Savini, fino al completo avvio dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il decreto attuativo in corso di emanazione da parte del MiSE “dovrà prevedere che i Comuni siano tenuti a trasmettere all’Agenzia delle entrate, su richiesta della stessa Agenzia delle entrate, i dati relativi alle famiglie anagrafiche”.
Massimiliano Dona (UNC): ‘5 milioni di famiglie rischiano di ricevere richieste indebite di pagamento’
Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, ha parlato di “Grave ammissione. Il fatto che l’Agenzia delle Entrate, dopo 2 mesi dall’entrata in vigore della Legge di stabilità, ammetta che l’individuazione della famiglia anagrafica non solo non sia stata al momento risolta e sia particolarmente complessa, ma richieda ancora l’invio dei dati da parte dei Comuni, dimostra che a luglio verrà fatta pagare al consumatore il costo di questa operazione!”.
“Per questo – continua Dona – se è vera l’ipotesi di bozza di decreto apparsa oggi su Repubblica, è ancor più inaccettabile che le società elettriche abbiano 6 mesi di tempo per restituire il maltolto al consumatore per i pagamenti non dovuti del canone. Chiediamo che i rimborsi avvengano nella prima bolletta utile dopo l’invio della richiesta da parte del cliente e della dovuta autocertificazione”.
“Inoltre l’avviso di richiesta di pagamento del canone non può avvenire a luglio – ha concluso Dona – ma nella bolletta precedente, in modo che al consumatore sia dato il giusto tempo per far valere l’autocertificazione ed impedire il prelievo in automatico sul conto corrente”.
L’Unione Nazionale Consumatori ricorda che tra la data di emissione della bolletta della luce, non quindi quella di ricevimento a casa dell’utente, e la scadenza della fattura passano solo 20 giorni, e che a luglio, periodo di invio della prima maxi rata del canone Rai, molti italiani sono in vacanza, ivi compresi i portalettere.
Il rischio, quindi, di ritrovarsi ad aver pagato un canone non dovuto è alto. Ancor più alto se consideriamo che a fare l’autocertificazione non saranno solo le poche migliaia di famiglie che non possiedono la tv, 944 mila secondo l’Istat, ma tutti quelli che riceveranno richieste indebite di pagamento. Considerato che il numero complessivo di clienti domestici di elettricità elettrica è di oltre 29 mln e 282 mila, dubitiamo che l’Agenzia delle entrate sia in grado di incrociare i dati senza errori per giungere a quei 24 mln e 199 mila di famiglie, 5 mln in meno, che secondo l’Istat hanno la tv e che dovrebbero pagare il canone. Insomma, c’è un potenziale di 5 milioni di famiglie che rischiano di ricevere richieste indebite di pagamento se i Comuni non forniranno in tempo i dati corretti delle famiglie anagrafiche.
Il M5S non ci sta
Intanto ieri alla Camera, dove era in discussione il Ddl sul nuovo fondo per l’editoria (100 milioni arriveranno proprio dall’extra-gettito del canone in bolletta, ndr), approvato oggi e ora passato al Senato, si è registrata la dura opposizione del M5S.
Il deputato pentastellato Alessandro Di Battista ha posto ancora una volta il problema dell’assenza di pluralismo nella tv di Stato: “Perché noi dobbiamo pagare voi per mentirci? – ha detto – Io non ho il televisore e non pagherò il canone, dirò anche ai cittadini come fare per non pagarlo”.
Pronta la replica dell’onorevole Sergio Boccadutri del Pd (membro della Commissione di Vigilanza Rai) secondo il quale “l’appello di Di Battista è doppiamente ridicolo. Primo perché è indecente chiedere di non pagare il canone Rai dalle Aule parlamentari, secondo perché l’accusa di lottizzazione viene da chi, proprio Di Battista, stasera (ieri per chi legge, ndr) sarà ospite di Giannini a Ballarò, come al solito senza contraddittorio, ma con un sacco di contraddizioni”.
Sulla questione sono intervenute anche le deputate del M5s in Vigilanza Mirella Liuzzi e Dalila Nesci, per dire che “se da un lato il Pd fa polemica sul canone Rai dall’altro lo usa per impoverire il servizio pubblico e dare provvigioni all’editoria. Siamo davanti a un doppiopesismo imbarazzante. La posizione del M5S è chiara: il soldi per la Rai devono restare della Rai e non diventare mance per l’editoria che il governo gestisce a proprio piacimento, come prevedrebbe l’attuale legge per l’editoria adesso in discussione“.
“E’ previsto anche dall’attuale normativa – aggiungono Liuzzi e Nesci – che chi non ha un televisore non debba pagare il canone. Quello che invece non spiega la normativa è come funzionerà esattamente il canone in bolletta, tanto che proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) Assoelettrica afferma come gestire il canone in bolletta sia ‘un tema ancora aperto’, insomma il pasticcio Renzi-Giacomelli resta da risolvere“.
L’Appello di Confedilizia
Si registra inoltre l’appello di Confedilizia all’Agenzia delle Entrate e ai Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia.
Gli organi competenti, si legge nella nota, emanino urgentemente i provvedimenti previsti dalla legge circa gli adempimenti connessi al canone Rai in bolletta: il rischio è, infatti, che proprietari e inquilini (ma anche comodatari) intestatari di un’utenza elettrica non sappiano come comportarsi in vista del primo versamento previsto per luglio. E ciò, senza considerare gli effetti che l’attuale assenza di questi provvedimenti potrebbe recare in termini di errori e disguidi nelle richieste di pagamento.
La conclusione, osserva Confedilizia, è che ogni ulteriore ritardo riduce sempre più il tempo a disposizione degli interessati per comprendere le novità.