Si torna oggi a parlare di canone Rai legato alla bolletta elettrica, annunciato nei giorni scorsi dal Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ma sul quale il governo ha poi fatto dietrofront, perché non ci sono i ‘tempi tecnici’ per una simile operazione.
Resta comunque una delle ipotesi al vaglio, sul quale oggi si è tenuto a Roma un convegno di Aiget, Anigas, Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility che hanno espresso la loro ‘assoluta contrarietà’ a questa soluzione.
“Legare il pagamento del canone Rai alla bolletta della luce è un’idea vecchia, che invece di essere rottamata una volta per tutte, di tanto in tanto – come in questi giorni – torna in auge, anche se si è sempre mostrata impraticabile”, spiegano le associazioni che si dicono contrarie per diversi motivi.
Ecco le ragioni:
- Il mercato elettrico è completamente liberalizzato dal 2007: oggi l’elettricità è venduta ai clienti finali da centinaia di operatori privati. La gestione del canone Rai da parte di questi soggetti privati risulterebbe estremamente complessa ed onerosa, a nostro avviso sostanzialmente impraticabile, tenendo conto anche del fatto che i clienti finali oggi possono cambiare fornitore – e anche più volte – nel corso dell’anno. Tale ultimo aspetto aprirebbe poi ad una serie di problematiche gestionali legate alla corretta applicazione del canone Rai proprio nei casi di switching o anche nei semplici casi di voltura, ovvero di movimentazione degli intestatari della fornitura.
- Dalle notizie apprese dalla stampa sembrerebbe che il canone richiesto agli utenti dovrà essere differenziato e per alcuni consumatori azzerato in funzione dello stato patrimoniale e reddituale del singolo utente: ne consegue che “qualcuno” dovrà informare ciascuna utility relativamente all’importo da fatturare a ciascun cliente, in quanto le utilities non dispongono dei dati patrimoniali e reddituali dei propri clienti, informazioni personali che non sono raccolte dalle utilities in quanto non pertinenti all’attività commerciale di vendita di elettricità e che presenterebbero elevate criticità gestionali in termini di tutela della privacy.
- La proposta contrasta con il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione perché tratta in modo identico situazioni oggettivamente diverse, equiparando di fatto le utenze elettriche con i soggetti che devono pagare il canone. Mentre gli intestatari di bollette elettriche non in possesso di apparecchi radiotelevisivi/di comunicazione sarebbero comunque sottoposti al pagamento del canone, i possessori di apparecchi radiotelevisivi/di comunicazione che non sono anche intestatari delle bollette elettriche ne risulterebbero esentati. Il pressoché certo contenzioso costituzionale che ne scaturirebbe – oltre a rendere incerto l’approvvigionamento delle risorse per il funzionamento della RAI – potrebbe portare, in caso di dichiarazione di incostituzionalità, all’apertura di moltissimi giudizi civilistici/tributari per la restituzione delle somme indebitamente percepite, con inutile aggravio per il sistema giudiziario.
- Se poi mai il Governo intendesse trattare il canone come tutti gli altri “oneri passanti” in bolletta che i venditori incassano per conto di terzi (Terna, distributori, GSE, ecc.) accollando interamente sulla società di vendita il rischio credito, l’aggiunta del canone esporrà le aziende ad un elevatissimo rischio morosità.
Se un utente non paga il canone cosa succederebbe?
Si potrebbero generare dei mancati abbinamenti tra fatture e pagamenti, con conseguente avvio di azioni di sollecito e distacco delle forniture per mancato pagamento di importi che nulla hanno a che vedere con la fornitura elettrica, con il rischio di incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio (331 c.p.) Ne deriva che le società di vendita non potrebbero interrompere il servizio di fornitura di energia elettrica, né avrebbero titolo per perseguire tale cliente, vista la natura di imposta del canone Rai. Pertanto, anche come misura anti-evasione denota molte criticità legali e applicative e nulla cambierebbe rispetto al passato, se non l’introduzione di ulteriori costi e rischi aggiuntivi per i venditori di elettricità, che inevitabilmente non potranno non riflettersi nelle bollette.
- Due ultime questioni:
- a) l’implementazione della riforma necessiterebbe in ogni caso di una completa ristrutturazione dei sistemi di fatturazione delle società elettriche, con conseguenti investimenti significativi oltre che di nuove strutture organizzative per la gestione di informazioni, reclami e possibili contenziosi con i clienti;
- b) come risultato immediato avremmo una bolletta più cara che andrebbe ad aumentare ulteriormente il gap con gli altri Paesi europei, oltre che distorcere i segnali di prezzo inerenti i diversi livelli di consumi energetici.
“In un mercato libero – concludono Aiget, Anigas, Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility – le bollette o meglio, per usare termini appropriati, le fatture delle forniture energetiche, si tratti di energia elettrica o di gas, devono corrispondere a prestazioni effettivamente erogate e non possono quindi essere veicolo di imposizioni fiscali completamente estranee per materia e finalità”.