Lavori ancora in corso sull’articolo 10 della Legge di Stabilità sul canone Rai. Dopo la valanga di emendamenti presentati (3.563) ci si avvia alla discussione in Aula prevista per domani mercoledì 18 novembre.
Mentre resta ancora irrisolto il nodo che riguarda la destinazione delle maggiori entrate al Fondo per la riduzione della pressione fiscale – tante le proposte in questo senso a partire da quelle che chiedono di destinarle alle tv locali o alle regioni – la discussione si concentra adesso sul pagamento del canone.
La norma della Stabilità prevede un’unica rata da versare con la prima bolletta elettrica del 2016, ma le cose potrebbero cambiare.
La novità
Un emendamento delle relatrici Magda Zanoni (Pd) e Federica Chiavaroli (Ap) alla Legge di Stabilità presentato in commissione Bilancio al Senato, su cui è ancora in corso un approfondimento, chiede che venga pagato “in 10 rate mensili, addebitate sulle fatture emesse dall’impresa elettrica aventi scadenza del pagamento immediatamente successiva alla scadenza delle rate”.
Per via dei tempi tecnici di adeguamento dei sistemi di fatturazione per il nuovo anno, il primo versamento delle rate scadute avverrà “cumulativamente” nella prima fattura successiva al primo luglio 2016.
Come era stato, infatti, anticipato alcuni emendamenti sul canone Rai erano stati accantonati per essere meglio approfonditi.
Tra questi quelli che prevedrebbero appunto la diluizione del canone Rai in più rate; la riduzione dagli attuali 100 euro previsti a 75 o anche 80 euro.
Alcuni emendamenti chiedono anche di introdurre nuove esenzioni in particolare per i pensionati che non superano il reddito familiare annuo complessivo di 8 mila euro, ovviamente introducendo le dovute condizioni.
Dibattito aperto
In attesa che domani parta la discussione in Aula a Palazzo Madama continua a restare alto il dibattito, guidato dai sindacati, sulla la questione se un’imposta di scopo, qual è appunto il canone Rai, possa essere destinata ad abbassare le tasse.
Diversi emendamenti prevedono l’istituzione presso il Ministero dello Sviluppo economico di un Fondo di sostegno economico dell’emittenza radiotv locale per il servizio svolto in ambito territoriale a cui andrebbe il 10% delle risorse derivanti dal pagamento del canone di abbonamento televisivo. Il 30% andrebbe alle emittenti radiofoniche locali i cui ricavi da pubblicità non superano 500 mila euro.
Ma c’è anche chi vorrebbe che i proventi del canone di abbonamento alla televisione per uso privato fossero versati per il 90% alle regioni e ripartiti poi tra le emittenti locali su base di un regolamento MiSE.
Ma non solo. A far discutere è anche l’introduzione della presunzione di possesso dell’apparecchio televisivo.
Alcuni emendamenti chiedono l’abolizione di tutti i presupposti di sussistenza dei requisiti di possesso. L’Agenzia delle entrate dovrebbe stabilire criteri non presuntivi. In nessun caso quindi l’onere della prova dovrebbe essere a carico dell’utente.
Tra gli emendamenti c’è anche chi domanda che il canone Rai venga pagato pure da chi possiede dispositivi mobili atti a recepire il segnale televisivo, al momento invece esclusi dall’articolo 10.